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Botswana

Stregoni preferiti ai medici

Equivoci e preconcetti associati all'AIDS ostacolano gli sforzi del governo mirati al contenimento di questa epidemia che colpisce il 39% della popolazione del Botswana. Inoltre i giovani preferiscono i guaritori tradizionali perché negli ospedali i sieropositivi vengono trattati male.
Rodrick Mukumbira

Coloro che in Botswana sono impegnati nella lotta contro l'AIDS hanno anche il difficilissimo compito di liberare la mente dei giovani dai pregiudizi che circondano la malattia e la diffusione dell'epidemia. Un preoccupante studio dell'anno scorso, commissionato dal governo del Botswana in collaborazione con UNICEF, UNAIDS e PSI (Population Services International), dimostra che il paese soffre della più alta incidenza del mondo, col 39% del suo milione e mezzo di abitanti sieropositivo.

Lo studio scopre, inoltre, che questa percentuale di popolazione è concentrata nella fascia che va dai 15 ai 49 anni, aggiungendo che ciò si verifica nonostante i grossi programmi nazionali sviluppati sin da quando è stato riportato nel 1985, il primo caso di AIDS nel paese. Sembra essere dimostrato, in tal modo, che i giovani ancora non sono consapevoli e a conoscenza di molti aspetti importanti riguardanti la trasmissione della malattia.

Lo studio, intitolato " Comportamento Sessuale dei Giovani in Botswana" afferma che: " Molti giovani credono che l'AIDS sia sempre e comunque trasmesso di madre in figlio e pochi di loro conoscono come avviene il passaggio dalla sieropositività alla malattia conclamata. Ciò significa che comprendono ben poco come il virus è correlato alle malattie cui l'AIDS si accompagna." Lo studio, inoltre, arriva alla conclusione che, tuttora, la malattia non è percepita come qualcosa di "reale" dalla maggioranza dei giovani nel paese.

I cosiddetti "educatori coetanei", che operano con i giovani in tutti gli angoli del paese, guardano con preoccupazione alla montagna di pregiudizi che circondano l'identità della malattia e le caratteristiche della sua trasmissione. Il Botswana è un paese in cui la maggioranza attribuisce ancora un altissimo valore alle tradizioni e consulta sempre contemporaneamente lo stregone ed il medico moderno. Si consideri, inoltre, che la cultura locale non ostacola in alcun modo la convivenza prematrimoniale fra i giovani, con le conseguenze che si possono immaginare.

Parlando dell'esistenza dell'AIDS, Thabang Masilo, membro dell'Associazione Dingaka Tsa Setso, che rappresenta gli oltre 10.000 guaritori tradizionali del paese, afferma che chiunque abbia perso il partner, anche per un incidente, deve essere "ripulito" prima di rimettersi con qualcun altro. A suo avviso: " Se si ha un rapporto sessuale con qualcuno il cui partner è deceduto si sviluppano gli stessi sintomi dei malati di AIDS."

Masilo spiega che i sintomi della malattia includono, perdita di peso, sudorazione notturna, diradamento dei capelli, diarrea e riduzione delle difese immunitarie contro le infezioni opportunistiche. In un paese in cui il fenomeno dell'aborto fra le giovani donne è in crescita, Masilo aggiunge che avere un rapporto sessuale con una donna che ha abortito produce lo sviluppo di una sintomatologia simile all'AIDS. Anche in questo caso, secondo lo stregone, si richiede una "pulizia" ricorrendo alla medicina tradizionale. Il guaritore conclude le sue osservazioni dicendo che non si muore tanto solo per l'AIDS, ma, piuttosto, perché la gente ha abbandonato la cultura tradizionale degli antenati. Mpho Moruakgomo, un giovane educatore di Africa Youth Alliance (AYA) che si occupa di Diritti Riproduttivi degli Adolescenti, afferma che i giovani vengono bombardati con informazioni contraddittorie che non fanno altro che aggravare l'espandersi dell'epidemia.

L'AYA è un gruppo composto da giovani educatori che opera in quattro paesi, Botswana, Ghana, Tanzania ed Uganda; viene finanziato dalla Fondazione Bill e Melinda Gates e la sua missione è di diffondere fra i giovani la conoscenza e la consapevolezza dei problemi dell'AIDS e dei diritti sessuali e riproduttivi in generale. La filiale del Botswana ha iniziato l'attività nel 2000 e, come spiega Moruakgomo: "E' necessaria una tribuna unica dalla quale fornire ai giovani informazioni omogenee e standard riguardo la realtà dell'AIDS, che non ha niente a che vedere con il folklore tradizionale." Ma, riuscire a costituire una piattaforma comune del genere, non è altro che un sogno per il momento.

Il giovane educatore spiega che gli studi compiuti dalla sua organizzazione, fin da quando è stata costituita, hanno rivelato che gran parte dei ragazzi crede nella medicina tradizionale, sia a causa dell'azione inefficace degli operatori sanitari governativi, sia anche per il comportamento degli adulti o di coloro che hanno già contratto la malattia. Una conferma del fatto che anche i giovani si rivolgono alla medicina tradizionale, viene dagli stregoni che asseriscono come la maggior parte dei clienti che si rivolge loro per problemi legati alle malattie sessuali, ha un'età dai 15 ai 24 anni.

Sithembile Moyo, una guaritrice zimbabweana che lavora nella capitale botswana Gaborone, afferma che il numero di giovani che vede ogni giorno continua ad aumentare, a dimostrazione del fatto che non si fidano degli ospedali. La maggior parte di loro soffre di malattie a trasmissione sessuale e si rivolge ai guaritori, secondo la donna, perché hanno dimostrato di essere in grado di combattere questo genere di malattie.

In Botswana siamo di fronte a uno stato di cose che ha prodotto un boom dell'attività degli stregoni che hanno a loro volta aperto una miriade di piccoli centri di medicina tradizionale. Da parte sua, l'organizzazione che li raggruppa, è riuscita a lavorarsi molto bene il governo anche per far ottenere permessi di lavoro ai suoi associati stranieri.

Sebbene gli ospedali del Botswana siano ben attrezzati, sono sempre meno scelti dai giovani che accusano gli infermieri di trattare male coloro che soffrono di malattie trasmesse sessualmente. Tshepho Molosiwa di 21 anni rivela di essersi recato lo scorso giugno in un ospedale locale per curare un'infezione di questo tipo e di essersene andato, dopo che gli infermieri lo avevano accusato di diffondere l'AIDS. Riferisce di essere stato preso in giro per la sua situazione e di essere stato sottoposto al ludibrio di tutto il personale, informato del fatto che era ammalato di AIDS. Il ragazzo aggiunge di essere stato accusato di promiscuità e che quella era la causa dominante della sua malattia. Molosiwa riconosce di aver allora cambiato idea sulla bontà dell'ospedale moderno e di essersi deciso d'affidarsi ai guaritori tradizionali che non fanno troppo domande.

La diciannovenne Otsweletse Manadini riferisce a sua volta di recarsi all'ospedale per qualsiasi problema purché non legato alla sfera sessuale. Il Ministro della Sanità Joy Phumaphi ammette che le strutture sanitarie non sono tenere con coloro che soffrono di malattie trasmesse sessualmente o di AIDS ed attribuisce ciò al fatto che gli ospedali sono sottoposti ad un'estrema pressione su questo fronte e da ciò ne deriva il deterioramento dei loro rapporti coi pazienti.

Il Ministro afferma infine che l'intera struttura sanitaria è sotto fortissimo e costante stress a causa dell'epidemia di AIDS, ma che ciò non giustifica la maleducazione o il comportamento sconveniente del personale infermieristico nei confronti dei pazienti; la situazione negli ospedali, dice il Ministro, va seguita da vicino e le disfunzioni vanno corrette.