Diritti Animali

Più animali che bambini nelle case degli italiani

Il numero di animali domestici, cani e gatti per la maggioranza, ha superato nelle case italiane il numero di bambini al di sotto dei 15 anni.
29 dicembre 2004
Alessandra Graziottin
Fonte: www.ilgazzettino.it
23.12.04

gatto

Voglia di tenerezza così grande e diffusa da portare ad uno storico sorpasso: il numero di animali domestici, cani e gatti per la maggioranza, ha superato nelle case italiane il numero di bambini al di sotto dei 15 anni. Una antica passione si accende di nuovi colori: e sotto l'albero c'è anche il regalo per lui, o lei, il gattino o il cane e perfino la tartaruga, a pieno titolo parte della famiglia. Perché capaci di dare devozione e tenerezza, molto più degli uomini.

Animali trovatelli, diventati per i misteriosi incontri del destino i principini di casa, capaci di catalizzare con gioia tutte le risorse accuditive dei loro nuovi amici umani. Animali acquistati, a volte per avere uno status in più: e allora di gran razza, e con luminoso pedigree, per essere esibiti, oltre che amati. Animali donati, e per loro la sorte può essere infelice: perché passata l'euforia del momento, se non c'è una vocazione personale a prendersi cura del nuovo esserino, si va dalla tolleranza all'incuria fino ad un abbandono doloroso (per l'animale, si capisce). Come il cane lupo abbandonato sull'autostrada, sulla circonvallazione di Milano. Si allontanava solo per cercare qualcosa da mangiare e poi tornava lì, dove era stato abbandonato, al bordo della strada. Aspettando, per giorni e giorni.

Aspettando, per giorni e giorni. Lo vedevano i pendolari, mattina e sera. Ed è rimasto lì, travolto da un'auto. Forse ha sbandato l'autista. O è il lupo, che non si è più scansato, quando anche la sua speranza è finita. Chissà se esiste anche il suicidio attivo, negli animali, oltre al lasciarsi morire, quando l'abbandono è più doloroso della morte. Come quel cavallo meraviglioso, che adorava la sua padroncina, amazzone d'oro. Amici di corse e di gare, per anni. Bloccata a letto da una gravidanza difficilissima, lei per mesi non era più andata al maneggio. Le notizie erano neutre: "Sì, il cavallo sta bene. Sì, come al solito". (Dicevano così per non preoccuparla, si scuseranno poi). Qualcuno, sapendo di quel legame speciale, una sera prende il coraggio a quattro mani, e telefona: "Signora, mi dispiace darle questa notizia, ma il suo cavallo sta proprio male non mangia più. Nessuna malattia, dice il veterinario. Proprio non mangia". Salta giù dal letto la giovane donna, e corre al maneggio. Troppo tardi. Il suo cavallo adorato la guarda e nitrisce appena, ma è così mal ridotto da aver superato il punto di non ritorno. Piangeva la signora, vent'anni dopo, quando me l'ha raccontato. Del dolore d'abbandono che aveva provato il suo cavallo, di cui peraltro non aveva colpa, non si era ancora perdonata. Né data pace. Lo shock era stato tale che non era riuscita ad avere nemmeno più altri bambini.

A torto trattiamo gli animali come qualcosa di più di un giocattolo vivente, per placare le nostre solitudini. Eppure hanno complessità di sentimenti, di emozioni e di ricordi, come noi. Amano e hanno paura, come noi. Hanno nostalgia e sentono l'abbandono. In modo più semplice, ma non per questo meno intenso. Una pecorella, che a torto consideriamo la quintessenza della mansuetudine ignara di tutto, può riconoscere (su una fotografia!) il volto di chi le ha fatto del male, o l'ha nutrita con cura, fino a due anni dopo l'incontro: come a dire decenni, per noi. Aumentano nel suo sangue gli ormoni dello stress, se vede in foto chi l'ha battuta o maltrattata. E aumentano i mediatori del benessere, come le endorfine, se riconosce chi le ha dato del cibo o l'ha accarezzata. Ci fa comodo pensare che i nostri animali abbiano solo riflessi elementari. Non è così.

Una maggiore sensibilità anche per le loro emozioni e il loro sentimenti ci porterebbe ad abusarli di meno, anche negli abbandoni definitivi o temporanei, e a rispettarli di più. E' ridicola la cuccia firmata, che soddisfa solo la vanità dei padroni. E' essenziale l'attenzione ai loro bisogni veri, anche quando si viaggia, o li si lascia soli "perché tanto dopo torniamo". E' stupendo far crescere insieme due cuccioli, il cucciolo d'uomo e d'animale: perché possono apprendere l'uno dall'altro la grande arte del vivere insieme, ascoltandosi, rispettandosi, coccolandosi, amandosi. Avendo cura l'uno dell'altro, anche nel piccolo accudimento quotidiano. Un bambino empatico verso i sentimenti del suo amico animale, è tenero ed empatico anche verso gli altri bambini. Di più: educarlo all'amore di un animale, significa educarlo all'amore della vita e della natura. Un sentimento prezioso e raro, di cui c'è sempre più bisogno, non solo a Natale.

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