La ricerca sull'AIDS colpita dalla scarsita' di animali da laboratorio.

Secondo la prima indagine mondiale sugli esperimenti su scimmie e primati, una carenza GLOBALE di primati allevati per la ricerca medica sta ostacolando gli sforzi internazionali per cercare una cura per l'Aids e altre malattie.

La domanda di primati non umani per gli studi piu' critici supera di gran lunga l'offerta, secondo il rapporto di un gruppo di scienziati svedesi.

La ricerca sull'HIV e l'Aids ne risente particolarmente, perche' la specie di primati che fornisce il miglior modello animale per la malattia e' diventata "virtualemnte introvabile", riporta oggi la rivista New Scientist. Le scimmie rhesus indiane sono cruciali per questi studi, in quanto possono sviluppare l'Aids dalla SIV, l'equivalente dell'HIV per le scimmie.

Oltre ad arrestare la ricerca di cure salvavita, la carenza di primati e' anche negativa per lo stesso benessere degli animali, afferma Hans-Erik Carlsson dell'Universita' di Uppsala, che dirige la ricerca.

Alcuni scienziati stanno riusando gli stessi primati in vari studi - procedimento di solito illegale in Gran Bretagna, che dispone della legge piu' severa al mondo riguardante i test su animali. "Ho visto alcuni protocolli in cui la stessa scimmia e' stata usate sei o sette volte" afferma il dott. Carlsson.

L'indagine, pubblicata sull'American Journal of Primatology, ha esaminato gli articoli scientifici pubblicati nel 2001 per scoprire quanti primati non umani sono stati usati per la ricerca, nel mondo.


Hanno trovato quasi 3.000 articoli rilevanti, dai quali si evince che stati compiuti 4.411 studi che hanno coinvolto 41.000 animali. Tuttavia, questa e' probabilmente una stima per difetto, perche' molti studi non dicono quanti animali usano, e non
tuti gli esperimenti su animali vengono poi pubblicati.

La maggior parte dei primati usati, il 65%, erano scimmie del vecchio mondo, come i macachi rhesus. Le scimmie del nuovo mondo, come le marmoset, sono solo un 15%, e
le grandi scimmie poco meno del 9%. I primati inferiori e altri specie non identificate ammontano all'11% del totale. La specie più usata è la "vervet monkey", al 19%, seguita dal macaco rhesus, al 18%.

Colin Blakemore, chief executive del Medical Research Council, ha dichiarato che ci sono varie aree della medicina, come le neuroscienze e la ricerca su Aids e HIV, in cui i primati non umani sono gli unici modelli utili.

Mark Matfield, direttore della Research Defence Society, ha dichiarato che è preferibile, da un punto di vista etico, usare la stessa scimmie per due procedure, piuttosto che raddoppire il numero di animali necessari per gli esperimenti.

Mark Henderson
Traduzione a cura di Marina Berati.
Fonte: http://www.timesonline.co.uk/article/0,,9911-1223426,00.html
19.08.04
Tratto da:www.agireora.org