<b>«Gli uomini che mangiano animali temono la morte»</b>

La carne non contribuisce alla buona salute, ma è piuttosto di ostacolo ad essa. Infatti la salute si conserva con quei mezzi dai quali essa riceve forza: e riceve forza da una dieta leggerissima e senza carne, sicché anche da questa potrebbe essere salvaguardata. Nulla di strano che la maggioranza degli uomini creda che il mangiar carne contribuisce alla buona salute: perché è degli stessi credere che conservano la salute i godimenti e i piaceri erotici, i quali non hanno mai giovato a nessuno, e bisogna contentarsi se non l'hanno danneggiato. E se molti non sono tali, la cosa non ci riguarda perché dell'amicizia e della benevolenza niente è certo e stabile tra la maggioranza degli uomini; questi non sono capaci di ricevere queste nozioni né la saggezza né briciole di saggezza aventi qualche importanza, né l'uomo comune è capace d'intendere l'utile, sia il suo sia quello generale, né è in grado di fare una distinzione tra consuetudini cattive e buone. Inoltre vi è nella maggioranza degli uomini, insolenza grande e piena d'intemperanza. Perciò non si deve temere che un giorno non ci siano coloro che mangeranno gli animali. Giustamente Epicuro era solito dire in generale che è necessario guardarsi da quei cibi di cui desideriamo godere e che ricerchiamo, ma che una volta consumati annoveriamo tra le cose spiacevoli. Tali sono tutti i cibi abbondanti e grassi. E questa sorte subiscono coloro che sono attratti da essi, incorrendo o in grandi spese o in malattie o in sazietà o in inattività. Perciò perfino per i cibi leggeri occorre guardarsi dalla sazietà e bisogna sempre considerare che cosa derivi dal loro godimento o possesso e quale sia la grandezza del piacere e da quale fastidio della carne o dell'anima liberi, perché a causa di una vana gioia non ne risulti una violenta tensione verso l'uno o l'altro cibo, come ne produce in genere la vita della maggioranza degli uomini. 2. Infatti non bisogna in nessun caso andare al di là dei limiti, ma in tali cose attenersi a confine certo e a misura e pensare che chi ha timore dell'astinenza dagli esseri animati, se si mette a mangiare carne per il piacere, teme la morte. Perché subito egli collega alla privazione degli alimenti la presenza di un fenomeno terribile e illimitato da cui deriva la morte. 3. Per queste e analoghe ragioni nasce anche l'insaziabile desiderio di vivere, di ricchezze, di beni, di fama, perché si crede di poter aumentare insieme con essi la propria felicità nel corso del tempo e perché si teme la morte come un male terribile senza fine. 4. Ma il piacere procurato dal lusso non arriva neppure vicino al piacere che viene dall'autosufficienza a chi di essa ha fatto esperienza: grande è infatti il piacere di riflettere di quanto poche cose si ha bisogno. Perché, tolto di mezzo il lusso, tolta di mezzo la passione erotica, l'ambizione per gli onori esteriori qual bisogno ci rimane di una ricchezza inutile, che non ci giova a niente e destinata soltanto ad opprimerci? Perché ne risulta una completa sazietà e puro è il piacere che deriva da questa sazietà. Ma bisogna anche, per quanto è possibile, disabituare il corpo dal piacere che deriva dalla sazietà, non di quella sazietà però che viene dall'eliminazione della fame,e bisogna mangiare per poter «in buone condizioni di salute» passare attraverso tutte le difficoltà e porsi come limite il necessario piuttosto che l'indefinito.