Conflitti

Nepal: Un popolo che sta scrivendo la propria storia

Questo è il senso della lettera scritta da un autorevole gruppo di detenuti politici alla comunità internazionale che aveva accolto positivamente il discorso del re.
24 aprile 2006
Monica Mottin

Un popolo che sta scrivendo la propria storia merita rispetto. E' questo il messaggio che emerge da una lettera scritta da un autorevole gruppo di detenuti politici alla comunità internazionale che aveva accolto positivamente il discorso del re. Intanto sulle strade di Kathmandu e del resto del paese continuano a marciare centinaia di migliaia di persone che chiedono democrazia vera.
Kathmandu, 23 aprile 2006. Non è mai troppo presto....


UN OCEANO DI GENTE

Centinaia di migliaia di persone si sono riversate sia sabato che domenica ininterrottamente per le strade di Kathmandu, ma mentre sabato le manifestazioni avevano raggiunto il centro della città, oggi sono state tenute ai margini della Ring Road. Neanche in centro, comunque, ha retto l'ennesimo coprifuoco di 11 ore (9 am - 8 pm), visto che la gente circolava liberamente riuscendo a negoziare spazi sempre più ampi con i soldati.Al diciottesimo giorno di protesta e dopo il discorso del re, è aumentato il numero di nepalesi che ha scelto di scendere in strada cosi come è diventata più brutale la repressione da parte delle forze di sicurezza. A causa delle cariche e spari della polizia più di 200 dimostranti sono finiti sabato all'ospedale. Da sabato pomeriggio i telefoni cellulari sono stati tagliati, prassi ormai abituale da parte del governo che tenta così di stroncare le dimostrazioni rendendo più difficile la comunicazione.

Cortei sono partiti invece oggi da Samakhusi, Gongabu e Chabahil: la polizia e l'esercito non sono intervenuti per bloccare la folla. Se però spesso vengono riportate immagini di violenza, bisogna comunque ricordare che i sentimenti che prevalgono tra la folla sono quelli di gioia e di forza. La gente sente di avere il futuro, forse per la prima volta dopo centinaia d'anni, nelle proprie mani. Giubilanti e sorridenti molti dimostranti hanno ideato forme creative di protesta: circolano pupazzi con sembianze reali che vengono a volte bruciati, si sventolano ramoscelli verdi che nella cultura induista vengono portati solitamente duranti i funerali, così come si suonano conchiglie. In Butwal i dimostranti hanno bruciato la statua di re Tribhuvan, e quella di re Mahendra ha avuto poco lontano la stessa sorte. A Nepalgunj i guidatori di rickshaw hanno marciato con i loro mezzi e i trasportatori con i loro cavalli. A Dharan, centinaia di attivisti appartenenti a organizzazioni di donne hanno partecipato ad una grande marcia, tra le mani attrezzi da cucina e scope, chiedendo ai sette partiti di continuare lo sciopero generale. A Dhankuta invece gli studendi hanno inscenato una protesta per ridicolizzare il discorso del re bendandosi gli occhi, mettendo tappi alle orecchie e portando in giro per la città una 'marcia di risate'. A Pokhara i medici hanno sfilato con camice e stetoscopio in una sfilata che al contrario, camminando all'indietro. E poi teatro di strada, musica, canzoni e finti funerali alla monarchia. A Dolakha, gli abitanti hanno cantato slogans a favore della democrazia durante Machchhindranath Yatra, un festival religioso in cui solitamente il nome del re veniva cantato e onorato. Le forme creative di dissenso e di resistenza aumentano giorno dopo giorno nella vita quotidiana, e i simboli del re vengono manipolati, sfidati e sostituiti con quelli della democrazia.

LA COMUNITA' INTERNAZIONALE

Mentre la piazza ha reagito al proclama reale intensificando le dimostrazioni, i discorsi ufficiali dei rappresentati della comunità internazionale sono stati piuttosto 'imbarazzanti' e hanno suscitato un'ondata di critiche sia in Nepal che tra le comunità nepalesi immigrate all'estero (vedi lettera aperta inclusa qui sotto).

Dopo le prime felicitazioni entusiaste i portavoce del governo indiano hanno assunto posizioni più ambigue. Secondo Press Trust of India, il primo ministro Singh 'Più o meno i passi che il re ha fatto sono nella direzione giusta. Crediamo che la monarchia costituzionale e la democrazia multipartitica siano i due pilastri su cui si fonda la stabilità del Nepal'. Annan, UN, ha espresso la speranza che che le concessioni reali possano portare alla restaurazione dell'ordine democratico, alla fine del conflitto e ad una pace stabile attraverso un dialogo inclusivo. Accogliendo favorevolmente la resa del potere esecutivo ai partiti politici di opposizione, il Regno Unito ha chiesto al re di procedere velocemente verso la democrazia multipartitica così che i partiti possano organizzare rapidamente un governo totalmente democratico. Rappresentanti dell'Unione Europea e del Canada hanno accolto positivamente il discorso del re esprimendo la speranza che possa aprire la strada per il processo di pace.

Parole di circostanza o totale ignoranza della situazione politica del Paese? Bisogna indubbiamente essere abituati alla retorica del re per comprendere a pieno ciò che dice, la gente per le strade questo lo sa e non ha frainteso. Il re infatti in tutti i discorsi ufficiali dal 1° febbraio dello scorso anno ha sempre giustificato le sue scelte, fatte in nome della democrazia e del popolo. La realtà ha dimostrato invece il contrario. A Vancouver un'associazione di nepalesi ieri ha organizzato una marcia di protesta in sollidarietà con il movimento popolare e espresso forte dissenso nei confronti della reazione del proprio paese.

PROPAGANDA MEDIATICA

Propaganda, trucchi di palazzo, manipolazioni degli eventi.

Mancano ancora i corpi dei domostranti morti. Alcuni cittadini hanno denunciato che sabato a Tripureshwor soldati dell'esercito hanno ucciso almeno 4 persone - due donne, un bambino e un uomo - e hanno portato via i loro corpi negli autoveicoli dell'esercito. Anche in altre zone della città nella confusione creata dagli spari e dal fuggi fuggi della folla testimoni hanno visto dozzine di dimostranti cadere - feriti, massacrati? - sotto i colpi dei soldati ed essere poi caricati sui loro camion. Bisogna a questo proposito ricordare che secondo gli ultimi rapporti di Amnesty International il Nepal è il paese con il maggior numero di persone - spesso prigionieri - fatti sparire dai Maoisti o dall'esercito.Alcuni giorni fa inoltre, la moglie di un falegname ucciso durante le dimostrazioni è stata costretta a firmare un foglio in bianco, foglio compilato successivamente con una dichiarazione in cui si ammetteva che il deceduto era un terrorista. L'ammissione di colpevolezza è stata messa in onda sulla televisione di stato, Nepal TV.

'Potere al popolo' diceva in grande un sottotitolo passato dalla CNN venerdì pomeriggio. E il servizio passava poi ad elogiare le decisioni del re. Oltre a questa visione del proclama piuttosto comune, in questi giorni i servizi della CNN sono risultati piuttosto curiosi per un altro motivo. E' notorio il timore americano nei confronti dei Maoisti. Inclusi nella lista del dipartimento di stato americano, sono stati più volte considerati un 'pericolo' anche dall'ambasciatore US in Nepal che in varie occasioni ha dato l'allarme su una possibile avanzata del comunismo. Anche l'accordo tra Maoisti e partiti di opposizione è stato visto con sospetto da parte dell'amminstrazione americana. In questi giorni, quasi a riprodurre la visione del proprio governo la CNN ha enfatizzato come i dimostranti fossero diretti verso il palazzo reale, mostrando anche immagini di zone molto lontane dal palazzo stesso e suggerendo come i Maoisti stessero prendendo il controllo delle dimostrazioni potendo così prendere il controllo del palazzo reale e diventare un pericolo per la stabilità di tutta l'Asia del Sud. In realtà i Maoisti hanno dichiarato un cessate il fuoco unilaterale in tutta la valle per permettere le dimostrazioni e stanno supportando da lontano le manifestazioni. Da Pokhara si possono vedere delle marce con le torce di notte sulle colline e si dice che siano cortei maoisti solidali con il movimento. Parlando con i nepalesi per le strade però, si può capire chiaramente che non è un governo maoista che vogliono ma una democrazia reale. Nè con Gyanendra nè con Prachanda sembra essere una convinzione per la maggior parte dei nepalesi esasperati dalle violenze commesse in questi anni di guerra sia da una parte che dall'altra. Questa opinione sembra essere chiara anche ai Maoisti stessi, non avrebbero avuto alcun senso infatti le concessioni fatte nei mesi scorsi e gli accordi con i partiti se non fosse stato palese il fatto che non avrebbero mai potuto avere l'appoggio popolare per governare da soli. Secondo il Kantipur inoltre, oggi i Maoisti avrebbero organizzato un incontro di massa nel distretto di Bara per discutere ogni altra alternativa possibile all'Assemblea Costituente.

I PARTITI POLITICI
Kathmandu, 22 aprile 2006


Sabato l'alleanza dei partiti di opposizione (SPA), pressati anche dall'opinione pubblica hanno rifiutato la proposta del re e dichiarato che le proteste continueranno affermando che 'il movimento pacifico e non violento continuerà secondo l'agenda e gli obiettivi presentati dai partiti'. E' stata programmata una grande manifestazione martedì prossimo, 25 aprile. Secondo l'alleanza, Girija Prasad Koirala (NC) condurrà un corteo da Narayan Gopal Chowk, Madhav Kumar Nepal (CPN-UML) partirà da Kalanki, Sher Bahadur Deuba (NC-D) da Gongabu, Amik Sherchan (Janamorcha Nepal) da Satdobato, Narayan Man Bijikchhe (NWPP) da Koteshwor, Bharat Bimal Yadav (NSP-A) da Sita Paila and Bishnu Bahadur Manandhar (CPN- United) da Chabahil. I cortei partiranno a mezzogiono e tutti i cittadini sono stati invitati a partecipare.

LETTERA APERTA AGLI AMBASCIATORI DA UN GRUPPO DI DETENUTI A DUWAKOT

Agli Ambasciatori
degli stati membri dell'Unione Europea
Stati Uniti, India, Cina
e ai rappresentanti delle Nazioni Uniti

23 Aprile 2006
Duwakot, Bhaktapur

Eccellenze,
Noi detenuti della società civile, presso il campo della polizia armata di Duwakot, crediamo che la risposta positiva dei vostri governi all'appello di Re Gyanendra venerdì scorso sia basata su una percezione sbagliata della realtà politica nepalese e su un'errata lettura dell'appello stesso. Benchè sicuramente basata sulle migliori intenzioni, la vostra reazione ha inutilmente rallentato una transizione pacifica in uno stato che si trova in un momento critico, quando milioni di nepalesi sono in strada a dimostrare a favore del ritorno della democrazia. Questa dimostrazione di solidarietà popolare attraverso manifestazioni di massa pacifiche in tutta la nazione e nella Valle di Kathmandu merita più rispetto di quello accordato dalla comunità internazionale.

Benchè l'appello reale indichi un passo indietro da parte del re, e avrebbe anche potuto essere sufficiente un pò di tempo fa, al momento attuale è stato dolorosamente fuori luogo sia per tono che per contenuto. Per quanto riguarda il tono: il re ha giustificato il colpo di stato del 1° febbraio 2005; ha parlato in favore delle forze di sicurezza nonostante la documentazione dubbia a proposito; non ha riconosciuto il bisogno di impegnarsi in un dialogo con i ribelli; ha ignorato l'incredibile dimostrazione di potere popolare nelle strade la cui domanda è che la monarchia sia abolita o comunque resa priva di potere.

Per quanto riguarda il contenuto, il re ha parlato di ritornare il potere che a lui è stato dato 'in custodia', mentre i fatti mostrano che gli eventi del 4 ottobre 2002 e del 1 febbraio 2005 rappresentano una palese presa di potere. Inoltre, il re non è il custode della sovranità, che è naturalmente nelle mani del popolo in base alla costituzione del 1990 e non sta a lui ridarla al popolo.

Cosa più imporante, sembra che coloro che hanno accolto positivamente l'appello del re credano che il re abbia inequivocabilmente concesso sovranità al popolo nepalese. Questa non è la nostra lettura. Da nessuna parte 'sovranità' o 'sovrano' compare nell'originale del discorso in nepali, a differenza della traduzione, apparentemente fornita dal palazzo reale, dove si fa riferimento a 'fonte di autorità sovrana'. Nell'originale in nepali, il re parla di 'potere statale che rimane nel popolo' quando dà riferimenti per la formazione del governo. Questa frase è stato inclusa solo incidentalmente e non indica che il re concede la sovranità al popolo.

Secondo due giuristi, che hanno entrambi partecipato alla formulazione della costituzione del 1990 e appartengono al nostro gruppo di Duwakot, 'potere statale' non può essere tradotto in nessun modo con 'autorità sovrana'. Crediamo che qui ci sia un inganno perpetrato dal palazzo reale con l'intento di sviare le ambasciate. Complessivamente, concludiamo che il re non è pronto per trasferire il potere sovrano.

Allo stato attuale delle cose, ciò che re Gyanendra ha chiesto ai partiti politici di fare è di formare un governo con 'potere esecutivo' ma senza autorità legislativa. In sostanza e in forma, questo governo avrebbe la stessa autorità - sotto il pericoloso Articolo 127 della Costituzione - data ai governi costituiti per tre volte e per tre volti sciolti dal re tra l'ottobre 2002 e il febbraio 2005. Il governo diventerebbe un esecutivo al comando del re, destinato ad essere responsabile degli eccessi commessi sotto il governo diretto del re. Avrebbe solo il potere su aspetti di ordinaria amministraziones, senza l'autorità di annullare le ordinanze e le assegnazioni fatte dal re durante il suo periodo di governo diretto. Proprio perchè l'esecutivo dovrebbe agire senza il supporto del potere legislativo, alla fin fine il re manterrebbe l'autorità, continuando ad avere il potere di licenziare il primo ministro.

Visti i precedenti del palazzo reale, sappiamo che il governo che si verrebbe a formare sarebbe fermato ad ogni passo verso la realizzazione dell'annunciata via dei sette partiti verso la pace e la democrazia. Questo governo non avrebbe fin dall'inizio l'autorità di sfidare l'attuale ruolo assunto dall'esercito e l'attuale militarizzazione dello stato e della società portata avanti dal regime del re. Inoltre, l'appello del re cerca di mantenere un legame di lealtà tra il re e l'esercito. Questo è ben lontano da ciò che il paese ha bisogno: un governo che lavori al mandato del Movimento Popolare e non a quello del palazzo reale. L'avara concessione del re non affronta le grandi questioni che richiedono una soluzione.

Noi facciamo appello alle vostre eccellenze affinchè ricordiate le molte volte in cui il palazzo ha giocato con voi con l'inganno, e riflettiate attentamente se re Gyanendra, mantenendo tutti i poteri come capo di stato non responsabile ad una legislatura, potrà permettere ad ogni futuro governo di agire in modo indipendente. Il vostro atteggiamento sembra essere 'il re vi ha dato tanto, prendetelo e usatelo nel modo migliore'. Sfortunatamente, nè i partiti politici, nè noi qui a Duwakot, siamo fiduciosi che il palazzo non intervenga nei lavori dell'esecutivo che si dovrebbe formare. Questo comportamento concorderebbe con la storia de palazzo reale che mostra che ha sacrificato il popolo ogniqualvolta si è mosso verso una vera democrazia.

Noi vi chiediamo, nelle prossime ore e giorni, di essere più allerti alle macchinazioni reali e di supportare i partiti politici nella loro sfida al palazzo reale. Da parte nostra, speriamo che i partiti politici facciano un annuncio proattivo e sappiano cogliere il momento. Un'iniziativa simile è necessaria per prevenire l'anarchia e il pericoloso collasso delle strutture statali. Per questo, i partiti politici dovrebbero dichiarare unilateralmente la restaurazione del Terzo Parlamento e/o annunciareun governo parallelo. Successivamente, dovrebberoconsultarsi con i ribelli Maoisti che hanno indicato in maniera credibile le loro intenzioni di entrare in politica e annunciare le elezioni di un'assemblea costituente senza condizioni.speriamo che la comunità internazionale si faccia avanti con il riconoscimento immediato di questa dichiarazione unilaterale, necessaria per impedire che il Nepal affondi in una o nell'altra forma di estremismo. In questa prospettiva, non vediamo nessun ruolo per re Gyanendra se non quello di spettatore muto.

Notate, Eccellenze, che questo è l'unico percorso verso la stabilità in Nepal, che sia le masse nepalesi sia la comunità internazionale vogliono così intensamente. La comunità mondiale, che ha nutrito così tanta benevolenza verso la gente nepalese e che ha partecipato alla costruzione della nostra nazione e ai tentativi di sviluppo per più di cinque decenni, deve rispettare la maturità del discorso politico nepalese che sta velocizzando l'attuale Movimento Popolare. Notate anche, Eccellenze, che la monarchia non è indispensabile per il mantenimento dello stato nepalese, e che la sua permanenza dovrebbe quindi essere, nel caso, di competenza dei 26 milioni di cittadini nepalesi.

L'ultimo annuncio del ministro degli esteri indiano, sul rispetto della volontà del popolo nepalese, crediamo costituisca un correttivo all'errore evidente nella nota positiva inziale del governo indiano. Crediamo che la correzione indiana dovrebbe essere emulata dal resto della comunità internazionale che vuole il bene del Nepal.

Cordialmente,

Mr. Rupak Adhikari
Mr. Anubhav Ajeet
Mr. Bimal Aryal
Mr. Laxman Prasad Aryal
Mr. Ramesh Bhattarai
Mr. Kanak Mani Dixit
Dr. Saroj Dhital
Mr. Daman Nath Dhungana
Mr. Arjun Parajuli
Mr. Bhasker Gautam
Dr. Madhu Ghimire
Dr. Mahesh Maskey
Dr. Sarad Wanta
Dr. Bidur Osti
Dr. Bharat Pradhan
Mr. Charan Prasai
Mr. Padma Ratna Tuladhar
Mr. Malla K. Sunder


Monica Mottin, 23 aprile 2006

Note: Al seguente link è disponibile un video con immagini delle dimostrazioni di questi giorni. E' in nepali ma è facilmente comprensibile anche a chi non parla questa lingua. Si possono vedere dimostranti con ramoscelli in mano che discutono con i soldati che stanno bloccando la strada. I soldati dicono loro di provare a capire, che stanno facendo solo il loro dovere. Alla fine i dimostranti prevalgono e passano senza nessuna violenza da entrambe le parti.

http://www.mysansar.com/?p=321
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