Esperienze in comune, a portata di città

Cinquanta esperienze esemplari dell'intreccio tra richieste dei movimenti, pratiche sociali e politiche realizzate da comuni e province. altri modi«Comunità partecipate. Guida alle buone pratiche locali», un libro curato da Erika Lombardi e Grazia Naletto per manifestolibri
31 agosto 2006
Mario Pianta
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Un altro mondo è sicuramente possibile, ma non così vicino. Ci sono però altri modi, concreti, a portata di città e di province. Il catalogo è raccolto nel libro Comunità partecipate. Guida alle buone pratiche locali, a cura di Erika Lombardi e Grazia Naletto (manifestolibri, pp. 191, euro 18), che presenta cinquanta esperienze esemplari, risultato di una ricerca dell'associazione Lunaria, in collaborazione con la presidenza del consiglio provinciale di Roma. Cinque sono i campi di attività documentati: democrazia e diritti, welfare e servizi, altraeconomia, ambiente, pace e solidarietà. In tutti c'è un'intreccio importante tra richieste dei movimenti, pratiche della società civile e politiche realizzate dagli enti locali, a partire da valori condivisi e dalla ricerca comune di soluzioni concrete. La democrazia e la partecipazione sono i fondamenti su cui è stato possibile far crescere questi percorsi, i meccanismi che li sostengono, i linguaggi che li animano.
La ricerca di una democrazia più democratica, di una partecipazione più diretta, ad esempio, viene esaminata nel caso del bilancio partecipativo, una delle bandiere diffuse ovunque dal Forum sociale mondiale, che vede assemblee di cittadini dire la loro sulle priorità delle politiche e delle spese degli enti locali. Poi c'è l'elaborazione di programmi partecipati, in cui la società civile vincola le amministrazioni locali, ci sono le primarieper la selezione dei candidati alle elezioni locali e nazionali, ci sono le iniziative per riconoscere il diritto di voto e cittadinanza agli immigrati. In ciascuno di questi casi è spiegata l'importanza dei princìpi in gioco, si descrivono i meccanismi istituzionali, si citano gli enti locali all'avanguardia nelle realizzazioni. I comuni di Grottammare (in provincia di Ascoli Piceno) e Pieve Emanuele (in provincia di Milano) sono tra quelli che hanno sperimentato più a fondo la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte di bilancio; la Regione Toscana ha regolato con una legge del 2004 le procedure per la realizzazione di primarie per le elezioni regionali, per la scelta delle candidature, a presidente e a consigliere regionale. Diversi comuni, come Genova, Ancona e Torino, si sono mossi per il diritto di voto agli immigrati per il consiglio comunale o di quartiere.
Politica locale, tradizionalmente, vuol dire soprattutto spesa pubblica per servizi, in cui la burocrazia spesso prevale sull'emergere di nuovi bisogni, di nuove marginalità, di modelli più efficaci di intervento sociale. Strade diverse si sono aperte in alcune regioni con una realizzazione innovativa ed equilibrata della legge sull'assistenza e i servizi sociali (328 del 2000), che dà spazio alla partecipazione del terzo settore nella definizione degli interventi, un passo verso un welfare municipaleche resta però irrealizzato nella maggior parte delle regioni (e in tutto il sud). Una nuova attenzione agli effetti di genere delle politiche locali e alle disuguaglianze tra uomini e donne ( gender auditing) ha portato il Comune di Modena a quantificare benefici e costi per le donne che derivano dalle scelte di spesa della città. Per le politiche per la casa rivolte ai più esclusi dal mercato, gli immigrati, bisogna guardare ad Arezzo, dove i fondi regionali sono stati usati per creare un'associazione ( La casa) che coinvolge organizzazioni di immigrati, sociali e sindacali e offre informazioni, intermediazione e garanzia per gli immigrati senza casa.
Sull'altraeconomia le esperienze sono più note, dal commercio equo alla finanza alternativa, dalle nuove assicurazioni etiche ai distretti solidali. Il ruolo delle città qui è quello di recepire le spinte che hanno portato alla crescita di queste esperienze e farle uscire dalle loro piccole nicchie. Ad esempio acquistando i prodotti del commercio equo e dell'agricoltura biologica per le mense scolastiche, orientando i consumi dei cittadini, favorendo l'incontro sul proprio territorio di un'offerta innovativa e una domanda consapevole. Ma le novità maggiori qui sono il grande successo delle feste e fiere dell'altraeconomia, l'attenzione alla scelta di sponsor etici per le iniziative degli enti locali, i gruppi di acquisto solidali, le politiche per le periferie descritte nell'articolo qui accanto di Alessandro Messina.
Molto vicine a queste sono le politiche per la sostenibilità ambientale, con esperienze di acquisti verdi, risparmio energetico (anche con la certificazione energetica degli edifici), il riciclaggio su vasta scala, la mobilità alternativa e car sharing, i prodotti a denominazione comunale di origine. Se nel welfare, nell'altraeconomia e nella sostenibilità ambientale le esperienze documentate in Comunità partecipatepuntano a rinnovare alcune delle funzione centrali degli enti locali, come la destinazione dei bilanci e il governo del territorio, altre esperienze hanno alzato lo sguardo oltre i confini delle città.
Il Coordinamento degli enti locali per la pace, che festeggia il prossimo ottobre i 20 anni di attività, con una grande conferenza in Umbria, coinvolge oggi 600 realtà ed è al centro del successo delle marce Perugia-Assisi e della diffusione dell'educazione alla pace e ai diritti umani. Questa si pratica poi anche con scambi giovanili e campi di lavoro, con il riconoscimento dei diritti più scomodi, da quelli di chi lotta contro le mafie in Italia, a quelli di chi arriva in Italia da luoghi di conflitto a chiedere asilo. Ben noto è l'impegno delle città nella cooperazione decentrata, collaborando con le città dei paesi meno sviluppati, un flusso di risorse stimate in 400 milioni di euro in questi anni, più concreto e meno corrotto dei finanziamenti dei governi. Inevitable il capitolo sull'acqua come bene comune, le campagne contro la privatizzazione, la ricerca di modelli di gestione alternativi.
Comunità partecipatedisegna un orizzonte larghissimo, con potenzialità di crescita enormi, ma solleva al tempo stesso seri interrogativi. Come vanno pensati i rapporti tra società civile e politiche locali? Anche quando le distanze tra i due mondi si avvicinano, come in tutti questi casi, i rischi sono noti, e li ricorda Giulio Marcon nell'introduzione al volume. Quando i poteri locali sembrano ascoltare le voci di movimento, ci può essere in agguato una tattica di rinvio, la cooptazione istituzionale, uno scambio politico strumentale. E, sul versante della società civile, si può scivolare in critiche povere di alternative, in pratiche di pura testimonianza o, viceversa, in uno strisciante collateralismo verso i poteri locali.
Quali sono allora i punti fermi per non confondere i ruoli? L'autonomia della società civile, con la sua continua capacità di critica e di proposta, anche con le amministrazioni più disponibili, il mantenimento di profonde radici nei movimenti sociali, una competenza che si sottragga al fascino del potere. E che fare quando nascono opportunità consistenti di sviluppo a partire da queste esperienze? Il dilemma qui è tra l'affermazione di identità sociali alternative (con il rischio della pura testimonianza) e la trasformazione in protagonisti delle iniziative economiche (con il rischio di «cambiare pelle»). Un caso di questo tipo lo troviamo alla Città dell'altraeconomia a Roma, in costruzione in una parte dell'antico Mattatoio a Testaccio. Dopo molti anni in cui le realtà dell'altraeconomia romana premevano sul Comune, dal 2003 si progetta uno spazio che possa ospitarle e dare loro visibilità. Nel 2005 il Comune stanzia 5 milioni di euro per la ristrutturazione dell'ex Mattatoio e i servizi di lancio della struttura, che dovrebbe essere gestita un consorzio tra le organizzazioni dell'altraeconomia. Ma qui iniziano i guai: le 35 organizzazioni coinvolte, troppo eterogenee, non si mettono d'accordo su statuto, finanziamenti e ruolo del consorzio. Dopo mesi di stallo, il Comune sceglie un'altra strada, più operativa, il modello dell'incubatore amministrato dal Comune che prende accordi con i singoli «inquilini» della Città dell'altraeconomia, lasciando aperta la porta a un consorzio possibile. Il distacco tra pratiche sociali e iniziative economiche resta una questione irrisolta all'interno stesso della società civile.

Note: Storie locali da manuale
Con le esperienze locali, fioriscono i libri su queste pratiche (e sulle teorie che le sostengono). Il quadro più generale delle politiche locali si trova nel nuovo manuale scritto da Donatella della Porta La politica locale. Potere, istituzioni e attori tra centro e periferia(Il Mulino, 17 euro). Sul fronte opposto, i meccanismi che muovono movimenti e società civile verso pratiche del cambiamento locale sono analizzati da Giulio Marcon in Come fare politica senza entrare in un partito(Feltrinelli, 2005, 10 euro). Sulla democrazia partecipativa un quadro dettagliato è fornito da Percorsi condivisi. Contributi per un atlante delle pratiche partecipative in Italia, a cura di Giovanni Allegretti e Maria Elena Frascaroli (Alinea editrice, 2006, 25 euro), il caso di una quartiere di Rome è presentato in M. Smeriglio, G. Peciola, L. Ummarino, Pillola rossa o pillola blu? pratiche di democrazia partecipativa nel Municipio Roma XI(ed. Carta, 2005). Uno studio dei problemi di democrazia e partecipazione è nel libro Comitati di cittadini e democrazia urbana, a cura di Donatella della Porta (Rubettino, 2004, 13,50 euro), che analizza le identità, le strutture organizzative, i nodi della rappresentanza, l'oscillazione tra conflitto e cooperazione. I rapporti possibili tra politiche locali e terzo settore sono esaminati in Lo sviluppo locale: una nuova frontiera per il non profit, a cura di Giancarlo Provasi (Franco Angeli, 2006, 20 euro). Le città sono il teatro principale dell'integrazione/emarginazione degli immigrati e sulla questione dell'immigrazione e della lotta al razzismo è illuminante In che razza di società vivremo? L'Europa, i razzismi, il futurodi Laura Balbo(Bruno Mondadori, 2006, 11 euro). Sulle buone pratiche ambientali una ricca mappa è offerta da Karl-Ludwig Schibel e Silvia Zamboni in Le città contro l'effetto serra. Cento buoni esempi da imitare(Edizioni Ambiente, 2005, 18 euro). E poi c'è addirittura l' Atlante di un'altra economia. Politiche e pratiche del cambiamento, a cura di Virginia Cobelli e Grazia Naletto (manifestolibri, 2005,18 euro), che raccoglie i contributi all'edizione di due anni fa del forum di «Sbilanciamoci!», con capitoli - tra gli altri - di Saskia Sassen, Francesco Gesualdi, Maria Cecilia Guerra, Francesco Garibaldo.

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