Basta con lo "shopping"

Presidio contro le "morti bianche"

È Natale e a Natale si può dare di meno, dai retta a me bellezza!
Giacomo Alessandroni28 dicembre 2007


Riceviamo e - volentieri - pubblichiamo questo comunicato stampa del Centro Sociale Occupato Autogestito "Mezza Canaja" [per contatti mezzacanaja@yahoo.it] che, in uno dei massimi momenti di festa, vuole riportare l'attenzione sui veri problemi del Paese: le "morti bianche".

Al centro dello shopping natalizio, nel giorno della vigilia di natale, abbiamo deciso di mantenere alta l'attenzione su una tragedia italiana che miete vittime più della guerra: il lavoro. Quello che segue è il comunicato distribuito durante il presidio in Senigallia [AN] presso piazza Roma.

Di lavoro si muore... perché di precarietà si vive!

C’è voluta una vera e propria strage per ricordarci che nel nostro paese di lavoro si muore. Questi morti e questi feriti[1] sono operai, e non erano in guerra: stavano semplicemente svolgendo il loro lavoro per procurarsi da vivere per sé e le proprie famiglie.

Guardando i dati scopriamo che, dall'aprile 2003 all'aprile 2007, i militari della coalizione deceduti in Iraq sono stati 3.520, mentre - in Italia - i morti sul lavoro sono stati 5.252. Un incidente ogni 15 lavoratori, un morto ogni 8.100, una media di 4 morti al giorno, cifre da guerra civile![2].

Sì, c’è voluta una strage per dare alle morti bianche quella “prima pagina” che generalmente è occupata dalla morbosità della cronaca nera o rosa. La vita dei lavoratori vale meno del loro prodotto e del costo di un’assunzione regolare e di un corso di formazione professionale.

Le imprese negli ultimi quindici anni hanno aumentato del 90% le loro entrate, i salari non sono aumentati più del 10%. Eppure, sentiamo costantemente parlare della centralità della famiglia anche se i lavoratori, sopratutto i più giovani ma non solo, stritolati dalla precarietà e dai bassi salari, sono impossibilitati a programmare la loro vita, trovare casa, vivere. Si parla della necessità di tutelare e di difendere la vita, salvo poi scordarsene quando il problema riguarda il profitto, la produzione, o il concepito. Si denuncia ovunque l’emergenza sicurezza, ma di che sicurezza si parla quando, per guadagnarsi da vivere, si rischia la vita?

Ora, politici ed industriali fanno a gara a chi è più dispiaciuto – la Thyssenkrupp nonostante abbia le mani sporche di sangue, ha anche la faccia tosta di portare corone di fiori ai funerali degli operai – ma sono loro i primi responsabili di questo stillicidio quotidiano. Loro, con il “pacchetto Treu” e la “legge 30”. Loro, che invocano ed ottengo quotidianamente più produttività, più competitività, più profitti (da tenersi ben stretti). Loro, che impongono sempre più flessibilità, precarietà, ritmi e orari lavorativi insostenibili; che affossano ogni tipo di contrattazione collettiva con lo scopo di isolare ed indebolire i lavoratori, rendendoli ricattabili sia sul salario, sia sulla stabilità del posto di lavoro.

Anche i vertici sindacali non sono esenti da responsabilità, perché accettando le logiche concertative si sono trasformati in soggetti di mediazione, utili al padronato per soffocare ogni forma di autonomia e di conflittualità operaia. Ed anche quando i metalmeccanici manifestano per il rinnovo del contratto, come è avvenuto questo martedì a Milano, la risposta sono i nasi rotti dalle manganellate della polizia.

Degli operai ce se ne accorge solo quando ne muore qualcuno, allora è scandalo, il giorno dopo ne parlano tutti poi ricade il silenzio.

Per questo, lunedì 24 dicembre 2007, abbiamo deciso di rispondere al grido lanciato dagli operai di Torino con un semplice sit-in, silenzioso, rispettoso del dolore, per dare il nostro contributo a far sì che quello che è successo, invece di essere dimenticato, possa risvegliare le coscienze.

Esprimiamo la nostra più sentita solidarietà a tutte le famiglie di quei lavoratori che ogni giorno muoiono per guadagnarsi di che vivere.

Di lavoro si muore... perché di precarietà si vive. Un'immagine della manifestazione

Note: [1] L'unico sopravvissuto dell'incendio alla Thyssenkrupp di Torino, Giuseppe Demasi, ha superato il Natale più difficile della sua vita di ventiseienne nel centro grandi ustionati del CTO di Torino. Le sue condizioni continuano a rimanere gravi, ma sono stazionarie, fanno sapere i medici. I lavoratori dello stabilimento torinese della multinazionale tedesca anche nel giorno di Natale si sono alternati in brevi visite sia all'ospedale dove il collega è ricoverato. Per lo stesso incidente del sei dicembre sono morti altri sei lavoratori.
[1] Fonte: "Il sole 24 ore".

Allegati

  • Rapporto Eurispes sulle "morti bianche"

    Eurispes
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    Rapporto Eurispes sulle "morti bianche", redatto su base dati Inail.

    Licenza: CC Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0

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