Crisi finanziaria, i danni che non ci dicono

Se il capitalismo è fallito o no non si può ancora dire, anche se l’economia più florida adesso è quella cinese che si basa sulle dottrine socialiste. Quello che si può affermare è che la corsa alla privatizzazione ha incontrato un ostacolo insormontabile e che si dovrebbe riflettere un po’ sulle conseguenze del libero mercato
17 ottobre 2008
Fonte: Extra Magazine

Il presidente iraniano Ahmadinejad ha annunciato ieri che con questa crisi si sancisce la fine del capitalismo, che è un sistema corrotto che non segue i principi del Corano. Parole che fanno eco a quelle di Ratzinger che definivano i soldi come poco importanti rispetto alla Parola di Dio. Se il capitalismo è fallito o no non si può ancora dire, anche se l’economia più florida adesso è quella cinese che si basa sulle dottrine socialiste. Quello che si può affermare è che la corsa alla privatizzazione ha incontrato un ostacolo insormontabile e che si dovrebbe riflettere un po’ sulle conseguenze del libero mercato. Andiamo con ordine.

Tutto inizia, secondo le cronache, quando alcune banche americane iniziano a concedere prestiti a chiunque per acquistare case. Sembrava un affare promettente: invece di pagare un affitto, l’inquilino poteva pagare un mutuo. Le garanzie richieste erano in pratica zero, soprattutto in confronto alle regole bancarie nostrane che fanno in modo che i prestiti vadano a chi i soldi già ce l’ha. I mutui concessi dalle banche americane erano tantissimi: chiunque, anche senza un lavoro fisso, poteva permettersi una casa. A causa dell’inflazione e dell’aumento del costo della vita, molti di coloro che erano in debito nei confronti delle banche non hanno più potuto pagare le rate del mutuo, e sono stati costretti a lasciare la propria casa. Le banche ora si trovavano nella condizione di possedere migliaia di case e appartamenti sfitti il cui prezzo era svalutato e che nessuno poteva comunque permettersi di acquistare.

A questo si è aggiunto l’intervento delle diverse banche di affari che, convinte che l’affare fosse lucroso, avevano acquistato le cartelle dei crediti dalle banche che avevano concesso i mutui, sperando di poterci guadagnare qualcosa. La bolla dei subprime, quando è scoppiata, ha portato con se tutto il sistema bancario americano, e conseguentemente tutta l’economia del paese. In Italia ci dicono che questo non può accadere, che il nostro sistema è diverso. Infatti ci sono regole molto più severe nei confronti della finanza. Il fatto è che le banche di affari americane (le banche delle banche) avevano investito anche nel nostro paese, comprando azioni dell’Unicredit ad esempio, ma i dati certi non ce ne sono, perchè il nostro governo li tiene gelosamente nascosti.

Quello che nessuno dice però, è che il sistema americano è tutto privatizzato, dalla scuola alla sanità alla previdenza sociale. Lo tsunami che ora si è scatenato ha devastato ogni aspetto della vita degli statunitensi, perché tutto passava dalle banche e dalle assicurazioni. Tantissimi americani hanno perso la pensione, definitivamente, perché l’avevano investita in fondi che poi sono falliti. In Italia questa operazione era stata messa in piedi due anni fa, con la storia del TFR, e molti lavoratori si sono lasciati convincere dal miraggio di poter guadagnare dieci euro in più al mese, affidando la propria liquidazione o la propria pensione agli interessi delle banche. Il sistema liberista, quello che trasforma in merce da vendere o acquistare qualsiasi cosa, ha contagiato anche le istituzioni di protezione sociale che il nostro paese aveva da decenni. Conseguentemente, in base ai fatti che stanno succedendo, non possiamo più essere certi che alla fine del nostro lavoro ci aspetterà la liquidazione o la pensione.

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