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Sentenza storica

L'uranio impoverito è colpevole

anche verso i familiari dei soldati che per causa sua non ci sono più
10 dicembre 2009

E' di portata storica la sentenza emessa dal Tribunale di Roma, depositata il 1 dicembre scorso, contro il Ministero della Difesa. In capo a questo si configura la responsabilità di non aver tutelato abbastanza i suoi dipendenti. (art. 2043 CC -fatto illecito-) e non conta che il giovane scomparso nel 2005 fosse un volontario. Nello specifico, il giudice di primo grado ha riscontrato l'evidenza del nesso eziologico fra l'inquinamento prodotto dalle armi all'uranio impoverito e la patologia contratta dal militare, reduce dal Kossovo e deceduto dopo mesi di sofferenza. Da qui, il risarcimento necessario a rifondere i familiari, riconoscendo loro il danno non patrimoniale, bensì biologico e morale "iure haereditario". L'avv. Angelo Fiore Tartaglia, legale delle parti lese e autorevole conoscitore del diritto militare, definisce la sentenza una vittoria importante per i soldati che sono morti e per i loro familiari, ma rilevante anche per il diritto militare. Il Tribunale ha infatti accolto la tesi del danno derivante da uranio impoverito (DU), riconoscendo agli eredi il risarcimento non patrimoniale. E' la prima causa in tal senso che è andata a sentenza, ma -aggiunge Tartaglia- ce ne sono altre che assicura saranno portate avanti con medesimo impegno, in identico modo. E' certo che verrà fatta giustizia anche negli altri casi.
Ascoltiamo i commenti del dott. Leggiero, responsabile dell'Osservatorio Militare che da anni, fin dalle prime terribili avvisaglie, segue buona parte dei casi, raccogliendo materiale probatorio e assistendo gli ammalati e i familiari dei soldati deceduti.  Uranio impoverito

-Siamo in procinto d’inviare in Afghanistan ancora soldati. Da qui si può ragionevolmente dedurre che le nostre forze impiegate raggiungeranno circa 4mila unità. L’on. Frattini parla di un doppio obiettivo: garantire un maggior controllo sul territorio e intensificare l’addestramento delle forze di sicurezza locali che entro il 2013 dovranno essere in grado di “fare da sé”. Ma chi ci assicura il maggior controllo, la protezione dei soldati dalle nano polveri?- Leggiero «In Afghanistan non vi è stato utilizzo di uranio impoverito, se si fa riferimento a Tora Bora è un sito fuori dal teatro operativo previsto che, al momento, resta scevro da ogni utilizzo di DU.»

-E’ per il coraggio dei soldati e dei loro familiari, supportati dalla vostra determinazione, che si è potuto fare molto per squarciare il muro di silenzio che circondava la velenosa storia dell’uranio impoverito. Può aggiornarci sull’iter processuale, toccando i punti per lei più importanti che hanno portato i maggiori vertici a riconoscere che il pericolo esisteva? Secondo lei come reagirà la Difesa?- Leggiero «Il lavoro è stato lungo e difficile, i nostri primi ostacoli sono stati i “generali” in Parlamento ed alcune lobbie d’appoggio esterno. La sentenza è storica non tanto per il valore economico, ma per le risposte affermative ai dubbi sollevati in sede di giudizio: la conoscenza dei pericoli prima dell'impiego, la pericolosità dell'uranio, i mancati mezzi di protezione ecc. Fino ad ora, le due sentenze precedenti si concentravano una, più sul livello "politico", con la condanna del Ministero della Difesa perché ha inviato uomini in territori dove era stato utilizzato uranio impoverito; l'altra da "insieme di fattori" scatenanti la malattia (diluenti, solventi e benzene, alimentazione e stress da zone contaminate, ove il militare aveva prestato servizio). A dimostrazione di quanto dico vi è il relativo basso importo riconosciuto del danno (meno di 500.000 euro). Devo con onestà ammettere che, da circa un anno, il Ministero ha aperto un fronte di collaborazione, il nucleo operativo di studio, il decreto di marzo 2009, sono elementi che danno prova tangibile di un cambiamento d'atteggiamento che ha virato ormai verso la ricerca e la prevenzione per i nuovi scenari che potrebbero riaprirsi. Non credo ci sia volontà d'appello da parte della Difesa, ma questo è una cosa che non compete a me stabilire, per quanto mi riguarda continueremo nel clima di collaborazione e studio che si è creato.»

-La vostra causa prosegue a occuparsi di casi verificatisi post conflitti risalenti a quasi 10 anni fa. Ci sono voci che dichiarano che anche l’ultimo conflitto iracheno ha procurato casi di malattie, anche tra donne soldato. Si ha la sensazione che si voglia un po’ chiudere, “saldare” il conto col passato e blindare il presente?- Leggiero «Non credo sia così. Il fatto che il numero di militari impiegati nei vari teatri è ormai altissimo ed ha coinvolto la quasi totalità dei militari italiani. Per questo motivo non possiamo più distinguere chi si ammala per essere stato impiegato in Bosnia o Iraq (in Afghanistan non vi è stato utilizzo di DU). Credo che lo studio che si sta conducendo possa un domani, non troppo lontano, stabilire anche le peculiarità che ci possono consentire di identificare il focolaio colpevole dell'esplosione della patologia. Nel frattempo vi è stato un cambio generazionale tra i vertici militari e politici che ha aperto un grande squarcio, come ho sempre detto il problema uranio è un problema di coscienza e non politico, abbiamo avuto amici e nemici in tutti gli schieramenti politici, ora condividiamo la vittoria con gli amici (da destra a sinistra) .» uranio impoverito

- Quanto può incidere, anche solo sotto il profilo psicologico, il fatto che il soldato non sia più di leva, ma volontario?- Leggiero « Il dovere di dare tutte le informazioni previste per la tutela resta un obbligo costante della Difesa oggi come lo era prima, non vi è un cambiamento d'atteggiamento da parte del "datore di lavoro" ma è l'atteggiamento del "lavoratore" che è variato. Gli ordini sono ordini dal volontario, al soldato di leva al colonnello al Generale, la piramide gerarchica, con le sue regole, non può essere messa in discussione dal differente stato giuridico del militare così come gli obblighi dell'apparato verticistico del Ministero nei confronti dei militari e della propria sicurezza.»

-Lei che è stato sottufficiale dell’esercito in più missioni, oltre al DU, potremmo ragionevolmente sostenere che oggi potremmo trovarci a dover combattere contro armi ancor più contaminanti e perciò, non solo circoscritte ai teatri di guerra?- Leggiero «La guerra è il fallimento della ragione e della pace. Il conflitto è per definizione violento e la violenza produce violenza e degenerazione. Non esiste una guerra pulita o un conflitto più o meno inquinante. Esistono dei militari che, per costituzione, non aggrediscono, per scelta politica si mettono al servizio del mantenimento della pace, se non ci fossero guerre, non ci sarebbe neanche il rischio di esporre i nostri militari (garanti della pace) ai rischi diretti ed indiretti di un conflitto»

-Quali sono ora gli obiettivi e le speranze dell’Osservatorio?-
Leggiero « dare giustizia a chi si è rivolto a noi con la speranza di riuscirci per tutti. »

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