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Il nucleare e la comunicazione

La comunicazione bipartisan dei nuclearisti

13 dicembre 2005
NOSCORIE TRISAIA

La nuova strategia mediatica dei nuclearisti punta oggi a presentare un nucleare sicuro, illustrando prospettive tecnologiche “pulite”che non trovano riscontro nella realtà, come ad esempio il cosiddetto nucleare pulito utilizzato come “cavallo di Troia” per la ricerca di un consenso nel fronte antinucleare italiano. Scopo preminente di questa campagna pubblicitaria sarebbe dunque quello di dividere il fronte antinucleare italiano attraverso una “propaganda” che coinvolga anche gli enti che dovrebbero tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini, come l’APAT (Agenzia Protezione Ambiente ). Il caso dello studio della centrale nucleare in Val Basento, proposta da Panarella, ha evidenziato come questa strategia mediatica dei nuclearisti si è rilevata un gran bluff, mostrando invece il vero volto della lobby affaristica che intende rilanciare in Italia il nucleare.

I fautori dell’atomo fanno finta di non capire che alle popolazioni non interessa questa forma d’energia, pericolosa e soprattutto costosa (quello che gli esperti non dicono sul ciclo completo del nucleare). La tanto decantata Francia nucleare non ne può più dell'atomo. I cittadini di Bure non vogliono che si costruisca nel proprio comune il deposito nazionale di scorie. Essi stanno creando una nuova “ Scanzano francese”. Sono, infatti, 865 le associazioni raccolte nella sigla “sortir du nucleare” che dicono basta a questa forma d’energia: chiedono che la stessa Francia esca dal nucleare.

L’annosa ricerca del sito unico nazionale di scorie nucleari ha poco di scientifico, in particolar modo quello di Scanzano. Come non ha nulla di scientifico l’impresa proposta in Basilicata dal Prof Panarella e dai suoi soci sul cosiddetto “nucleare pulito”. Nel 2003 si stava realizzando una “grande opera” che oltre ad essere insostenibile economicamente era anche pericolosissima ed altamente rischiosa. Ai cittadini di Scanzano va il merito di aver scongiurato una tra le più grandi catastrofi ecologiche del secolo (tra area sismica, gas, nuove faglie geologiche ed erosione della costa il mare avrebbe inghiottito il deposito nell’arco di cinquant’anni con tutto il suo contenuto ) oltre ad aver dato una testimonianza (se qualcuno vuole utilizzi pure il temine “lezione”) di civiltà e democrazia all’umanità.

Solo la “lobby bipartisan nucleare”, che ha grossi interessi nell’operazione per la costruzione e gestione del “decommisioning” e dei siti di smaltimento, è interessata seriamente al business, in quanto attingerebbe immense risorse pubbliche per le opere e i servizi direttamente prelevate dalle bollette dell’energia degli italiani. Risorse che saranno però sottratte allo sviluppo delle energie alternative e rinnovabili, che possono sostituire abbondantemente il nucleare e il fabbisogno energetico italiano.

Il nucleare inoltre ha vita breve, max 45 anni . Trascorso questo termine le riserve d’uranio finiranno. La Sogin fa male oggi a riprocessare il combustibile nucleare italiano. Questa operazione è finalizzata solo a realizzare utili commerciali creando il problema ben più gravoso per i rifiuti derivanti dal riprocessamento che dovranno tornare in Italia in quantità e qualità maggiori e più pericolose dello stesso combustibile inviato all’estero. S’intende anche in questo caso realizzare utili dalla possibile vendita del combustibile riprocessato all’estero, facendo pagare agli italiani non solo lo stesso riprocessamento, ma anche lo smaltimento delle scorie che da tale operazione deriva.

Noscorie Trisaia, in assenza di trasparenza da parte della Sogin, aveva tempo addietro inviato una lettera ai cittadini di Caorso in cui si evidenziava il pericolo dell’operazione “riprocessamento del combustibile” delle ex centrali nucleari italiane. Il tempo dirà se i nostri timori erano fondati. La Sogin farebbe meglio a sistemare i rifiuti nucleari in massima sicurezza lì dove sono, senza crearne altri dal riprocessamento( evitando di allungare tempi e modalità ). Il nucleare lucano, diversamente da quello che accade nel resto d’Italia, aspetta ancora la sistemazione in sicurezza del centro Sogin della Trisaia (se ne parla da due anni), con la successiva restituzione dell’unico materiale nucleare non italiano (le 64 barre d’U-Th di Elk River) ai legittimi proprietari Americani (soluzione eticamente accettabile).

Poco e nulla in proposito è stato fatto nel Centro Enea-Sogin della Trisaia di Rotondella (Basilicata). Più tempo passa e più Sogin realizza utili dal decommissioning ,mentre resta a rischio la tutela della salute delle popolazioni che continuano a pagano la bolletta elettrica da cui Sogin attinge. Investire sul nucleare o su “ grandi opere” inutili, come stanno dimostrando i cittadini della Val di Susa con la Tav, significa sperperare denaro pubblico anche con azioni di propaganda pagate dai contribuenti, attentando alla democrazia nel nostro Paese con scelte imposte dall’alto che nessun cittadino vuole.

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