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Amianto killer in India

L'ultimo viaggio della Clemenceau

13 gennaio 2006
Marina Forti
Fonte: www.ilmanifesto.it
12.01.06

La portaerei  francese Clemenceau La Clemenceau ha cominciato il suo ultimo viaggio per mare, la mattina del 31 dicembre scorso. La portaerei francese, disarmata nel 1997, percorrerà la stessa rotta fatta molte volte nei suoi quarant'anni di vita attiva: da Tolone, dove era custodita nei cantieri navali della marina militare, verso oriente fino a Port Said, il canale di Suez, il mar Rosso, il golfo di Aden, lo Yemen, infine l'India. Questa volta però viaggia trainata da un rimorchiatore olandese e circondata da polemiche come non mai. Il motivo è la sua destinazione ultima: la località di Alang, sulla costa dello stato nordoccidentale del Gujarat, uno dei più noti «cimiteri» per vecchie imbarcazioni. Alang era appena un villaggio di pescatori, negli anni `80. Poi, nel decennio scorso, è entrato nel business della rottamazione di vecchie navi, sfruttando alcuni suoi vantaggi. Il primo è che si trova su una costa sabbiosa con forti maree: le navi da rottamare devono solo aspettare l'alta marea e andare ad arenarsi sul tratto di sabbia loro indicato; là decine di operai demolitori potranno salire a bordo e cominciare lo smontaggio. Il secondo vantaggio è il basso costo della mano d'opera. Gli operai vengono dalle regioni più povere dell'India, dal Bihar (stato nordorientale), dall'Orissa (sul Golfo del Bengala). Non guadagnano meno di altri operai dell'industria in India, ma è appunto molto poco. Il terzo «vantaggio» è che le normative ambientali e le protezioni per i lavoratori sono, per usare un eufemismo, molto basse. I demolitori lavorano scalzi e a mani nude, pantaloncini corti, armati di martelli e seghe e torce ad acetilene per fare a pezzi carcasse arrugginite ancora piene di bitume, amianto, residui tossici, spesso il gas nei serbatoi.

Dopo qualche reportage-denuncia, in Gujarat da qualche anno gli imprenditori hanno cominciato a distribuire elmetti, occhiali e guanti. Resta un ottimo investimento, aprire un cantiere di demolizione: tanto che posti simili ormai esistono in Pakistan, in Bangladesh, con norme ancora più lasche che in Gujarat. E resta un lavoro pericoloso. Molti ci lasciano la pelle, spesso a causa del gas immagazzinato nei serbatoi: quando le pareti del tank sono attaccate da seghe o fiamma ossidrica da operai ignari, l'esplosione è inevitabile. La Federazione internazionale per i diritti umani (Fidh) e Greenpeace hanno diffuso un rapporto sul «costo umano» dei cimiteri di navi in India e Bangladesh (End of life ships: the human cost of breaking ships, Fidh/Greenpeace, dicembre 2005). Vi leggiamo che la Direzione marittima dello stato del Gujarat conta 372 decessi sul lavoro nei cantieri di demolizione tra il 1983 e il 2004, ma la cifra con corrisponde con le testimonianze orali anche degli stessi impresari. A Chittagong, in Bangladesh, non esiste un registro ufficiale dei decessi. E poi ci sono le morti lente, per le malattie prese a contatto con sostanze tossiche... Dunque la Clemenceau è diretta a Alang, al cantiere Sri Ram Vessel Scrap. Un viaggio lento, arriverà a destinazione in febbraio.

In Francia, quattro associazioni hanno tentato invano di impedire quest'ultimo viaggio. Disarmata nell'ottobre del 1997, spogliata di tutti i sistemi ad alta tecnologia e quanto di utile si poteva recuperare, la portaerei francese è stata ripulita solo in parte dell'amianto che conteneva: ve ne restano ancora circa 115 tonnellate. Così il Comitato anti-amianto Jussieu, l'Associazione nazionale di difesa delle vittime dell'amianto, Ban Asbestos e Greenpeace France hanno presentato un ricorso al tribunale civile perché vietasse l'esportazione di quello che ora è un rifiuto tossico galleggiante, con l'argomento che «rappresenta un rischio grave per i lavoratori indiani». Ricorso respinto. Ormai, solo la Corte suprema indiana può fermare la Clemenceau: e in effetti ha dato un primo parere negativo, il 6 gennaio, all'importazione della nave francese per «de-amiantarla» perché ciò violerebbe la Convenzione di Basilea del 1989 sui rifiuti pericolosi. La decisione non è ancora definitiva, ma per la Clemenceau si profila uno stop in altomare.

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