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Ogm, parte la prima consultazione per salvare il sistema agroalimentare

Dal 15 settembre, in tutta Italia, i cittadini potranno finalmente dire la loro sul cibo transgenico. Capanna: «Raccoglieremo 3 milioni di firme»
11 settembre 2007
Luca Fazio
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Provate a chiudere in una stanza 28 presidenti di altrettante associazioni, alcune molto potenti (Coldiretti, Cia, Coop Italia), altre connotate più o meno a sinistra (Greenpeace, Legambiente, Wwf, Slow food) e altre ancora che mai si sarebbero sognate di venire trascinate in una battaglia politica. Fatto? Bene. Nel 99,9% dei casi finisce che bisogna chiamare la polizia per sedare la rissa, e poi ognuno per conto suo. A meno che, sul piatto, ci sia una delle partite più importanti per il futuro del pianeta, e non solo del sistema agroalimentare italiano: gli Organismi geneticamente modificati (Ogm).
Questo è il fatto nuovo, che la politica oggi non può fare altro che assecondare per non rischiare di essere travolta da 3 milioni di firme che dal 15 settembre al 15 novembre verranno raccolte nel corso di centinaia di iniziative su tutto il territorio nazionale (si comincia già sabato prossimo a Milano, Bologna, Firenze, Napoli e Bari). Sarà una vera e propria consultazione popolare, perché i cittadini potranno votare con una scheda oppure on-line (www.liberidaogm.org) per decidere Quale futuro per un modello agroalimentare di qualità e libero da organismi geneticamente modificati.
E' la prima volta che in Italia, al di là del superata questione «fanno o bene o fanno male», che ormai appassiona solo chi è rimasto indietro e non ha ancora compreso la posta in gioco, si apre un dibattito pubblico reale. Il confronto è aperto. Si tratta di una mobilitazione che interessa i territori, convolti da una interminabile serie di assemblee, dibattiti e convegni. E presto (per l'8 ottobre è già stato fissato un primo incontro con il governo) i politici non potranno fare a meno di prendere sul serio un'altra valanga di voti che in democrazia, sia pure declinata in chiave consumeristica, contano eccome: nessuno, in Italia, e in Europa, vuole mangiare gli Ogm. «Marceremo al ritmo di 50 mila firme al giorno, raccoglierne 3 milioni non è uno scherzo, ma dobbiamo farcela per chiedere una moratoria a tempo indefinito per l'Italia», ha istrioneggiato Mario Capanna, presidente della FondazioneDirittiGenetici, motore e collante della vasta coalizione Italia Europa Liberi da Ogm che ieri si è riunita per la prima volta al teatro Capranica di Roma.
Oltre alle firme, l'altro obiettivo è portare da 2.360 a 5.000 il numero dei comuni italiani che si dichiarano Ogm-free. Una battaglia che i promotori però vogliono estendere in tutta Europa, perché è a Bruxelles che si gioca la vera partita (truccata) per imporre gli Ogm, con una Commissione europea che sempre più spesso scavalca la volontà dei parlamenti limitandosi a fare da passacarte alle multinazionali del biotech.
Considerata la posta in gioco, anche ieri non poteva mancare la dichiarazione dell'immarcescibile Patrick Trancu che, in rappresentanza del fantomatico Cedab, riesce sempre a dire la sua a mezzo stampa. Ma le argomentazioni di Trancu sono in qualche modo rassicuranti, perché se le multinazionali del biotech non hanno altri argomenti significa davvero che non sanno più che notizie modificare. Dice Trancu che gli Ogm sono più salubri del biologico (libero di mangiarli...) e che Capanna deve rivelare al mondo da quale potente lobby prende i soldi (e dire che sono tutte scritte in calce all'appello...). Quanto al Cedab, i soldi li prende da Basf, Bayer, Dupont, Syngenta e Monsanto. Che nulla possono se Coop Italia (2.291 milioni di euro di fatturato, più di 1.300 punti vendita), Cna e Confartigianato (80.000 imprese per 24.000 addetti) e Coldiretti (7 mila sedi mobilitate) di Ogm non ne vogliono proprio sapere.

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