Eluana e il "diritto alla vita"
Ho fra le mani la lettera di Piero, un ex operaio dell'lva di Taranto. Parla in maniera molto affettuosa di Eluana. E' una lettera scritta prima che Eluana morisse e da giorni mi chiedeva di pubblicarla. La storia della povera ragazza è finita in queste ore.
Piero ha scritto: "Sono turbato e dispiaciuto della storia di Eluana. Di lei si è occupata l'Italia politica, religiosa, giuridica e sociale. Ma qui a Taranto ci sono tante Eluana.
Sono ammalate e hanno problemi connessi alle industrie. E nessuno si preoccupa. Qui c'è in gioco la vita di tanti bambini, uomini, anziani indifesi, imbavagliati. Per loro non c'è clamore. In gioco non c'è la difesa di alcuni interessi di parte politica o la competizione elettorale. Per questo sono tristemente rammaricato".
Piero abita a Statte, un paesino a pochi chilometri da Taranto. Per arrivarci bisogna fiancheggiare l'Ilva e passare sotto l'enorme camino della diossina. Piero la notte sente il sordo "rombo" dell'Ilva. Me lo descrive spesso come un'ossessione e quando lo fa mi guarda negli occhi con occhi spiritati come se in quel rombo ascoltasse la morte.
Nella lettera che mi ha consegnato vi sono anche parole per la Prestigiacomo, titolare del dicastero dell'Ambiente: "Ministro Prestigiacomo - ha scritto Piero - io abito a ridosso dell'Ilva.
La ospito nella mia abitazione per il tempo che vorrà, così potrà ascoltare il rombo degli impianti Ilva, dei martelloni della discarica Mater Gratiae, e si renderà conto della differenza fra il giorno e la notte. Potrà rendersi conto dell'odore acre dei fumi delle industrie che il vento spalma ovunque. E, mentre in Italia si discute del diritto alla vita, a Taranto si muore lentamente".
Eluana si è spenta mentre era in corso una battaglia mediatica sul "diritto alla vita". Ma a Piero quella battaglia mediatica non piaceva e mi chiedeva, consegnandomi quella lettera, perché quando si tratta di salvare veramente la vita delle tante Eluana, certe persone non ci sono mai.
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