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Romania, l'oro e il veleno

Il governo ungherese ha deciso di ricorrere agli incentivi economici, per convincere la vicina Romania ad abbandonare il progetto di una miniera d'oro a Rosia Montana, sui monti Apuseni - uno dei più antichi insediamenti umani dell regione, una vallata dove restano gallerie minerarie romane, antiche chiese e altri reperti archeologici.
20 ottobre 2004
Marina Forti
Fonte: www.ilmanifesto.it
19.10.04

mappa di Rosiamontana Il governo ungherese ha deciso di ricorrere agli incentivi economici, per convincere la vicina Romania ad abbandonare il progetto di una miniera d'oro a Rosia Montana, sui monti Apuseni - uno dei più antichi insediamenti umani dell regione, una vallata dove restano gallerie minerarie romane, antiche chiese e altri reperti archeologici. Quella di Rosia Montana sarebbe la più grande miniera d'oro a cielo aperto in Europa. Un'azienda mineraria canadese, Gabriel Resources (quotata alla borsa di Toronto ma con sede legale alle Barbados), conta di investirvi 420 milioni di dollari e prevede di estrarre 300 tonnellate d'oro e 1.700 tonnellate d'argento in 14 anni. Il progetto è in ballo da anni e ha suscitato opposizioni tra la popolazione locale, gruppi di cittadini e ambientalisti, e presso il governo ungherese. Il fatto è che una miniera d'oro è un'impresa devastante: non solo per i grandi pozzi a cielo aperto, che significa scavare intere fiancate della montagna - addio alle gallerie romane, alle chiesette e ai boschi - ma anche perché per separare l'oro dalle rocce grezze servono sostanze tossiche come il cianuro: a Rosia Montana se ne userebbero circa 10mila tonnellate all'anno. Gli scarichi della lavorazione sarebbero raccolti in una pozza artificiale di 4 chilometri quadrati in una valletta vicina. Tutti i romeni, e anche gli ungheresi, ricordano bene cosa è successo nel gennaio del 2000 quando un simile reservoir è collassato presso un'altra miniera d'oro, a Baia Mare: oltre cento metricubi di scarichi di cianuro finirono nel fiume Tisza, che dalle montagne rumene scorre in Ungheria e va a gettarsi nel Danubio. Fu un disastro ambientale di proporzioni impressionanti, centinaia di tonnellate di pesci morti, 2 milioni e mezzo di persone private dell'acqua potabile. Anche Rosia Montana è proprio vicino al confine, su uno spartiacque che defluisce in Ungheria.

Il pericolo di nuovi disastri ambientali conta molto, nell'opposizione alla miniera di Rosia Montana. Così come la devastazione dell'intera valle, e il rischio (anzi, la certezza) di contaminazione delle falde acquifere con gli scarichi di cianuro. Oltretutto, il progetto costringerebbe centinaia di famiglie ad abbandonare le proprie case: circa 2.000 persone, che però non vogliono muoversi. Tutti sono proprietari della propria casa e di un po' di terra coltivata, e finora hanno rifiutato di vendere, ostinati, nonostante la «buonuscita» offerta dall'azienda mineraria a titolo di risarcimento - e nonostante la promessa di posti di lavoro. Di fronte a tante opposizioni e a tanti rischi, due anni fa la Banca Mondiale ha rifiutato di contribuire al progetto di Rosia Montana: Gabriel Resources aveva deciso di andare avanti lo stesso. Nel dicembre del 2002 un rapporto di esperti giuristi europei aveva fatto notare che l'evacuazione forzata è una violazione della Convenzione europea per i diritti umani - nessuno potrà costringere la gente di Rosia Montana ad andarsene - e che raccogliere quantità massicce di reflui con cianuro va contro le direttive europee sulle acque di falda. La Romania non è nell'Unione europea, ma è in lista per entrarvi e dovrà tener conto degli standard europei. Del resto l'Unione sta studiando una direttiva sull'industria mineraria che vuole proprio evitare future situazioni simili a Baia Mare.

E' a questo punto che si è fatta avanti l'Ungheria. «Creare posti di lavoro non è una ragione sufficiente per distruggere un ambiente naturale di migliaia d'anni - questo è un crimine contro la natura e contro le persone», ha detto giovedì il primo ministro ungherese Ferenc Gyurcsany in una conferenza stampa congiunta con l'omologo rumeno Adrian Nastase, a Budapest. L'Ungheria «offre» alla Romania di sostenere il suo ingresso nell'Unione europea, e di dirigere investimenti unghesesi oltrefrontiera per creare posti di lavoro in Romania, se questa rinuncia alla miniera d'oro. I due governi hanno istituito una commissione congiunta per studiare il possibile impatto della miniera, e i possibili investimenti alternativi. Forse Rosia Montana ha scampato il pericolo.

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