Troppe feste, troppo chiasso per sentire il lamento della Somalia

27 dicembre 2006
Tusio De Iuliis (Presidente di Aiutiamoli a Vivere)

Somalia La Somalia è uno dei paesi più poveri del mondo: il 43,2% della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno e il tasso di mortalità infantile ha raggiunto il livello impressionante del 22%.

La Somalia è il paese con il più basso PIL, il più basso tasso di alfabetizzazione degli adulti (il tasso di iscrizione alla scuola elementare è sceso al 17%).

Questa è la catastrofica realtà di questo Paese dimenticato dagli uomini da Dio e dai mass-media.

Le Nazioni Unite, solo qualche giorno fa decideva di inviare una forza africana di interposizione, in realtà, il via libera al dittatore di Adis Abeba di attaccare la Somalia (dopo che l’occupazione avveniva da molti mesi) e le “Corti Islamiche”.

Lasciata al suo “destino” negli ultimi dieci anni, negli ultimi due è stata messa nelle mani dei “Signori della guerra”.

Un gruppo di capi clan con il solo compito di gestire i traffici illeciti di armi, di droga e di ricattare tutta la popolazione.

Proprio nel maggio di questo anno, l’Onu, attraverso un suo responsabile, il sig. Bruno Schiemsky, denunciava il coinvolgimento di Etiopia, Yemen, Gibuti, Arabia Saudita e Italia, come responsabili di un traffico di armi in favore dei signori della guerra (gli USA pretesero e ottennero di essere cancellati dall’elenco).

L’Etiopia appoggiata e sostenuta militarmente e attraverso i suoi consiglieri dagli USA, occupa il territorio somalo, con l’obiettivo politico militare di dividere la Somalia, impedirne un minimo di ripresa civile, gestire i traffici illeciti, continuare ad affamare, ricattare, uccidere ogni speranza del popolo somalo; imporre un governo “amico”.

Ma forse, come in Iraq, l’obiettivo è quello di appropriarsi della ricchezze del sottosuolo, le immense risorse petrolifere, che secondo fonti ben informate, la Somalia possiede in abbondanza.

In pochi mesi, le Corti Islamiche avevano riattivato l’aeroporto internazionale di Mogadiscio, chiuso da anni dai “banditi” del governo provvisorio instaurato dagli USA; iniziata la pulizia della città, tenuta proditoriamente tra montagne e tonnellate di rifiuti ed epidemie devastanti dai signori della guerra; da poco era anche possibile, con la riattivazione di un corpo di polizia, girare per Mogadiscio senza le scorte a cui erano obbligati i visitatori; la pirateria e il banditismo se non erano state eliminate, sicuramente avevano avute un forte ridimensionamento.

Così, come nel caso della guerra Iraq-Iran, gli USA hanno trovato nel primo ministro Etiope, Meles Zenawi, noto anche per aver represso nel sangue e assassinato centinaio di studenti; soffocato la stampa libera e eliminato migliaia di oppositori; di lui, la responsabile della missione elettorale Ue, Ana Gomez, nel suo rapporto finale aveva parlato di «elezioni non conformi agli standard internazionali e contrassegnate da diffuse violazioni dei diritti umani», provocando la reazione risentita e provocatoria di Meles: «un pacco di bugie da parte di una signora che si è autonominata vicerè coloniale».

La tragica realtà, è che gli Stati Uniti, Bush in testa, in questi lunghi anni di catastrofe umanitaria, politica e civile della Somalia, insieme ai molti alleati europei, ha preferito trafficare in armi, sostenere le bande armate e “rinchiudere” i somali in un lager senza uscita, nel più poderoso e mostruoso campo di concentramento.

Altro che Africa! altro che aiuti! Solo una subdola politica per continuare ad affamare, corrompere, gestire e controllare le grandi ricchezze che l’Africa possiede, ma che regolarmente vengono rapinate dai governi corrotti, dai corruttori e dalla affamata ingordigia americana.

Il silenzio del governo italiano è sintomatico dell’assenza di una vera politica estera, se non per seguire gli USA nella sua sempre più barbara aggressione al mondo.

Il nostro Paese avrebbe, così come avrebbe avuto mille motivi per “volare alto”; per essere sul serio un Paese in grado di gestire processi di dialogo e di pace soprattutto tra paesi come l’Eritrea, l’Etiopia e la Somalia.

Era quello che si aspettavano gli intellettuali, i professionisti, i medici, gli ingegneri, gli agronomi, i docenti dell’Università di Benadir; i somali non banditi.

Invece, abbiamo scelto la via del traffico delle armi e della politica subordinata agli interessi del governo americano, una scelta disastrosa in favore della guerra e dell’eccidio, come quello commesso dall’esercito etiope per conto del governo americano, responsabile dell’invasione e dell’aggressione al popolo inerme della Somalia.

Così, tra giorni ferragostani e vacanze natalizie, il pacifismo riposa sonnecchiando nel silenzio e nella incapacità di produrre un’azione significativa e credibile, di dare risposte che vanno oltre le “fiaccolate” gongolanti di politi prezzolati e impettiti.

Per la Somalia come per l’Africa, bisogna dire basta ad ogni violenza e mai più, come ama dire e ridire il giornalismo ufficiale embedded, in questi giorni di pesante tragedia per il pacifismo e la non violenza (quella vera), ma soprattutto per gli africani: “morti oltre cinquecento nigeriani” mentre “rubavano” petrolio,

Anche questa volta la verità viene annegata nel sangue e nel pianto non più percepibile di milioni di donne e bambini Africani di Somalia.

Per la verità, basta solo ripetere all'infinito la menzogna, che questa poi diventa la verità.

Domani, sarà un altro giorno e molti saranno (tacendo le verità e su tutto il resto), a chiedere ad alta voce, un Euro: per un pasto, per l’acqua, per le medicine, per gli ospedali, per le scuole; per la vita dei bambini, per quella delle donne e per l’Africa, con buona pace di tutti, buonisti in testa.

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