Vivere senza possedere nulla: il nuovo americano
AUSTIN (TEXAS) - Come molte giovani coppie, Aimee e Jeff Harris hanno trascorso i primi anni di matrimonio accumulando di tutto: macchine, mobili, vestiti, elettrodomestici e, arrivati i bambini, anche giocattoli, giocattoli, giocattoli. Adesso cercano di liberarsi di tutto, comprese le fedi di nozze. Propugnatori di un movimento che alcuni chiamano "semplicità volontaria", fondato su una visione di vita auto-sostenibile sulla Terra, sono pronti a donare in beneficenza ogni cosa in loro possesso e a mettersi in cammino alla fine di maggio.
"È sbalorditiva la quantità di cose che una famiglia può accumulare", dice la signora Harris, 28 anni, attribuendo la bella vita che possono permettersi alla "strabiliante quantità di denaro" che suo marito guadagnava come computer network engineer in questa prima mecca del wi-fi. Gli Harris sognano di poter presto diventare coltivatori di prodotti biologici nel Vermont. Finora, dicono, avevano lasciato che fosse il mondo a dettare la loro vita. Oggi coppie come queste non sono più l'eccezione.
Il movimento della "semplicità volontaria", nato a Seattle negli anni Ottanta, suscita nuovo interesse. "Se si pensa ad alcuni dei grandi cambiamenti economici - come quelli dovuti al petrolio e all'energia - forse è arrivato il momento giusto", spiega Mary E. Grisby, sociologa e autrice del libro Buying Time and Getting By: the Voluntary Simplicity Movement. "L'idea di fondo del movimento è che tutto ciò che possiedi in realtà finisce per possederti" continua Grisby, che vede un nesso con la filosofia dei puritani. "Ciò che possiedi ti impone di averne cura... diventa una sorta di appendice. Se ti migliora la vita è positivo, altrimenti, se ti appesantisce e se la tua vita finisce per ruotare attorno a queste cose, ti chiedi se possederle sia positivo o meno".
In viaggio verso il Vermont, faranno tappa nel Wyoming per il raduno annuale Rainbow Gathering dei "nuovi semplici", ovvero i cosiddetti "downshifter" (sostenitori della decrescita )
Gli Harris hanno un blog (www.cagefreefamily. com) nel quale raccontano la loro storia. La molla del cambiamento, dicono, è scattata nel momento giusto: da anni combattevano col padrone di casa per un affitto di 1.650 dollari al mese, infine sono andati via. Hanno dato larga parte dei loro beni a una casa per bambini in difficoltà, e il resto a un'associazione per i senzatetto.
L'obiettivo è quello di rimanere soltanto con una scatola di oggetti personali a testa, oltre ai letti e agli attrezzi da cucina, e di barattare le due automobili per uno scuolabus. Andranno in una baita sperduta nel Vermont, senza elettricità, con una bombola di propano e una stufa a legna. "Vogliamo vivere in una zona pulita, con cibi sani e biologici".
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