Latina

Brasile:Pt in rotta, Lula va al rimpasto

Il presidente deve ora accontentare gli alleati esponendosi ai malumori dei propri compagni di partito
16 marzo 2005
Andrea Zeccato
Fonte: Musibrasil

Benché stando ai sondaggi l`opinione pubblica continui ad assicurare sostegno a Luiz Inácio Lula da Silva, il mese di febbraio non è stato certo brillante per l`ex-sindacalista di São Bernardo do Campo. E ciò nonostante la situazione economica continui a mostrare segnali positivi e il carisma personale del presidente resti in gran parte intatto, soprattutto presso la gente comune. La sconfitta del candidato del Pt (e del governo) all`elezione del presidente della Câmara ha evidenziato, ancora una volta, i problemi di coordinamento fra l`esecutivo e la sua base parlamentare. Questo evento, unitamente alla già riscontrata fragilità della base governativa, rende più complicato il rimpasto di governo, che dovrebbe verificarsi verso metà marzo. Ad agitare le acque della politica brasiliana, si è infine aggiunta anche la polemica suscitata dalle dichiarazione di Lula circa alcuni episodi di corruzione che sarebbero avvenuti nell`era Henrique Cardoso. Severino Cavalcanti (Pp), neopresidente della Camera
esiti elettorali dal 2002 al 2005


Come riportato da “Musibrasil” di febbraio, era risaputo che l’elezione del successore di João Paulo Cunha (Pt) alla presidenza della Câmara fosse incerta, ma pronosticare la vittoria del pernambucano Severino Cavalcanti (Pp) sarebbe forse stato facile solo per qualche vecchio ed esperto deputato. Il neoeletto non è un parlamentare del tutto sconosciuto: si è infatti segnalato spesso per la difesa degli interessi dei deputati, fino ad esserne definito «presidente del sindacato». Anche in quest’occasione Cavalcanti non si è smentito: nel chiedere il voto ai propri colleghi, ha promesso fra l’altro di elevare l’indennità dei parlamentari. Probabilmente, però, non sarebbe asceso al seggio più alto della Câmara se il governo avesse affrontato questo difficile passaggio parlamentare con maggiore rispetto per le prerogative dei deputati.

Quanto al personaggio, va detto che la carriera politica del 74enne pernambucano, iniziata ai tempi della dittatura militare, è stata contrassegnata dal passaggio in formazioni populiste, reazionarie o conservatrici (Udn, Arena, Pds e Pp). D’altra parte nel passato politico del nuovo presidente della Câmara c’è pure la netta opposizione al vescovo di Recife dom Hélder Câmara (del quale Cavalcanti aveva chiesto spesso la rimozione, perché ritenuto «vescovo rosso»). Circa, poi, temi come la legalizzazione dell’aborto, l’introduzione del matrimonio fra omosessuali e la libertà di ricerca scientifica sulle cellule staminali, egli non ha mai fatto mistero di essere nettamente contrario.

Secondo il criterio di proporzionalità, da sempre applicato nelle votazioni per gli organi dirigenti dei due rami del Parlamento, al Pt (partito del presidente Lula) spettava il presidente della Câmara e al Pmdb quello del Senado, avendo questi due partiti il maggior numero di eletti nelle due assemblee.
e. L’elezione del presidente del Senado è avvenuta senza sorprese e l`unico candidato presentatosi, l`alagoano Renan Calheiros, (Pmdb) ha ottenuto 72 voti contro quattro (cinque gli astenuti). A Calheiros, già ministro della Giustizia di Cardoso, toccherà - in base alla Costituzione - anche il compito di presiedere il Congresso, ovvero le riunioni congiunte dei due rami del Parlamento. Fin dall`anno scorso Calheiros si è battuto ostinatamente per questo risultato ed è riuscito a farsi eleggere anche grazie alla sua abilità di negoziatore. Uno degli oppositori dell`attuale presidente è stato proprio il suo predecessore José Sarney (egli pure del Pmdb), il quale aspirava alla rielezione, ma per ottenere la conferma occorreva che la maggioranza dei partiti procedesse alla modifica della Costituzione e ciò non è si è verificato.

Alla Câmara, invece, è stata necessaria una lunghissima seduta, iniziata alle 18 del 14 febbraio e conclusasi solo nella mattina del giorno successivo, per eleggere il nuovo presidente e gli altri organi direttivi. Come detto, al Pt spettava l’incarico più importante, mentre al Pfl, partito d’opposizione, toccava la prima delle due vicepresidenze e alla seconda doveva, invece, essere eletto un esponente del Pp. Le restanti cariche dell’ufficio di presidenza (otto in tutto) dovevano essere appannaggio di Pmdb (due), Ptb, Psdb, Pl, Pt, Pps e Psb. L’attesa maggiore riguardava la scelta del presidente poiché al candidato ufficiale del Pt, Luiz Eduardo Greenhalgh (SP), si era aggiunto un altro esponente dello stesso partito, Virgílio Guimarães (MG), presentatosi autonomamente e in dissenso rispetto alla scelta operata dalla dirigenza petista (e appoggiata dallo stesso esecutivo). Renan Calheiros (Pmdb), nuovo presidente del Senato
Concorrevano poi anche il citato Cavalcanti per il conservatore Pp (partito conservatore, ma che ultimamente ha appoggiato il governo) e due esponenti dell’opposizione: José Carlos Aleluia e Jair Bolsonaro (entrambi del Pfl).

La seduta è iniziata con i discorsi dei cinque candidati che hanno preso la parola per esporre il proprio programma. I toni sono stati piuttosto accesi e, nel caso di Cavalcanti, non è mancata la demagogia, avendo egli promesso ai colleghi un doppio aumento (di indennità e di mandato, da aumentare di due anni). L’aspetto demagogico stava, in particolare, nella seconda promessa: mentre la legge vigente prevede, infatti, un ruolo decisivo per il presidente dell’assemblea nel determinare l’indennità dei deputati, occorre, invece, intervenire sulla Costituzione per modificare il mandato e ciò è prerogativa dei partiti e dei gruppi parlamentari). L’elezione del deputato del Pp è avvenuta al secondo turno, con 300 voti contro i 195 di Greenhalgh. In precedenza il candidato ufficiale del Pt aveva ottenuto 207 voti, contro i 124 di Cavalcanti e i 117 di Guimarães (55 voti erano andati dispersi). Il consenso per Greenhalgh è quindi addirittura diminuito tra il primo e il secondo turno e questo indubbiamente è stato un chiaro segnale dell’insoddisfazione dei deputati contro una nomina calata dall’alto.

Fra l’altro il Pt - che dalle elezioni del 2002 è uscito come partito di maggioranza relativa alla Câmara - è rimasto senza posti nel nuovo organigramma di questo ramo del Congresso, dato che aveva ceduto al Pdt un incarico minore, nella speranza di ricevere voti per il proprio candidato ufficiale alla presidenza. E questo è un fatto inedito nella storia parlamentare brasiliana. Per la cronaca va detto che il progettato aumento dell`indennità dei deputati (del 67%) non ha, però, avuto esito. Il neoeletto presidente del Senado, Cahleiros, si è infatti espresso contro un eventuale atto congiunto dei presidente dei due rami del Congresso e anche i leaders dei partiti, intuendo l’impopolarità del provvedimento, non hanno sottoscritto la richiesta di esame urgente del provvedimento. Cavalcanti ha dovuto prendere atto di ciò e quindi rinunciare ad attuare la sua principale promessa.

Il governo attendeva con particolare interesse l`esito dell`elezione alla Câmara, poiché continua ad avere l’esigenza di puntellare la propria base parlamentare. In tal senso già da tempo si parla a Brasilia di un rimpasto ministeriale (il secondo, dopo quello dei primi mesi del 2004), volto principalmente a dare maggior spazio ai partiti alleati. Se il Pt fosse riuscito a fare eleggere il proprio candidato, il rimpasto sarebbe stato compiuto in pochi giorni; Lula avrebbe potuto dare agli alleati ciò che essi si aspettavano e, allo stesso tempo, avrebbe iniziato a preparare il terreno per essere rieletto nel 2006. L’inattesa sconfitta del Pt alla Câmara ha, invece, complicato la situazione. Il presidente si trova, infatti, di fronte a un’equazione difficile: per rafforzare la coalizione deve accontentare i partiti alleati (i quali, specie dopo la sconfitta petista alla Câmara, non sono più disposti a dare appoggio incondizionato al governo, senza avere in cambio ministeri o altri posti di potere), ma deve anche affrontare i malumori dei suoi compagni di partito, che in pubblico si professano disponibili a cedere alcuni incarichi, ma, di fatto, resistono nel dare spazio agli alleati.

Per rafforzare il gruppo del Pt alla Câmara, ad esempio, Lula pensa di chiedere al ministro del Lavoro, Ricardo Berzoini, di lasciare il governo e riprendere il mandato parlamentare. In tal caso al ministero andrebbe un esponente di un partito alleato, ma questa prospettiva si scontra con l’opposizione del segretario della Comunicazione, Luiz Gushiken (uno degli uomini forti del governo). Altro problema di difficile soluzione è quello del ministero della Salute, dove Humberto Costa (Pt) ha suscitato più di una lamentela e quindi potrebbe lasciare l’incarico a favore o dell’attuale ministro dell’Integrazione nazionale) Ciro Gomes. A quest’ultimo potrebbe subentrare Eunício Oliveira (Pmdb), che lascerebbe il dicastero delle Comunicazioni oppure Roseana Sarney, che entrerebbe nell’esecutivo non in quota al proprio partito (il Pfl, che è all’opposizione), ma come referente di suo padre, il già menzionato senatore José Sarney.

Il Pt però non intende prescindere da Costa, che vorrebbe candidare al governo dello Stato del Pernambuco nel 2006. Il Pp, rinforzato dall’elezione di Cavalcanti, vorrebbe il dicastero della Programmazione, ma - per evitare attriti con il ministro Antonio Palocci (Economia) – Lula dovrebbe collocare in quel posto un petista (si parla del deputato paranaense Paulo Bernardo). C’è poi da tenere in debito conto la perenne lotta interna al Pmdb, il cui gruppo senatoriale vorrebbe vedere Romero Jucá al ministero della Previdenza, mentre il gruppo parlamentare della Câmara preme per l’ascesa dell’attuale ministro Eunício Oliveira (Comunicazioni) a un dicastero di maggior peso e per ottenere anche la presidenza dell’impresa statale Infraero. Allo stato attuale le preoccupazioni maggiori, però, vengono a Lula dal Pmdb, erede di uno dei soli due partiti che il regime militare permise di fondare (si chiamava Mdb). Questo partito, per vocazione centrista, si è però sempre caratterizzato per la vivace dialettica interna, favorita dalla presenza di varie correnti, in lotta anche molto accesa fra loro.

Sostenitore di Serra, candidato sconfitto nelle presidenziali del 2002, il Pmdb ha poi appoggiato il governo di Lula, fino ad ottenere, nel gennaio del 2004 due ministeri (confermando in questo il suo essere una formazione politica irresistibilmente attratta dal potere). Mentre alcuni dei maggiorenti del partito, come José Sarney, si erano schierati da tempo a favore del governo, altri esponenti, sostenuti in particolare dall’ex-governatore di Rio, Anthony Garotinho (peraltro da poco approdato al Pmdb, dopo essere stato delfino di Leonel Brizola al Pdt) si opponevano al nuovo corso del partito. Nel dicembre scorso, al termine di un congresso molto combattuto, l’ala che si opponeva al sostegno per il governo Lula, aveva conquistato la maggioranza e quindi era stato chiesto ai due ministri del Pmdb di uscire dal governo. L’ala filo-governativa, però, aveva impugnato la decisione davanti al tribunale, risultando sconfitta in primo grado. Ciò ha fatto riesplodere la lotta interna al partito.

Al duplice scopo di far prevalere, nel gruppo parlamentare, l’ala che si oppone al governo e di far diventare il Pmdb il partito con il maggior numero di deputati Garotinho ha orchestrato una serie di passaggi di deputati verso il proprio partito. Il Pmdb è quindi in grado di concorrere da una posizione di forza all’imminente attribuzione delle presidenze delle commissioni (in particolare della più importante, quella che si occupa di Costituzione e giustizia, che spetta al partito con il maggior numero di deputati). La campagna acquisti (non priva, a quanto pare, di sviluppi economici favorevoli per coloro che hanno cambiato casacca, aderendo al Pmdb) ha consentito al partito centrista di appaiare il Pt (perlomeno alla data del 3 marzo scorso), anche se i dirigenti del Pmdb che hanno perseguito questo esito, sono stati fatti oggetto di parecchie critiche e lo stesso senatore Sarney ha censurato l’accaduto.

Resta, quindi, aperta per Lula la questione dello scomodo e rissoso alleato. Alcuni osservatori avvertono che al presidente nordestino durante il prossimo rimpasto di governo converrà tener presente anche l’ala del Pmdb a lui meno vicina. Attribuire un dicastero a un esponente di questa corrente, favorirebbe una maggiore unità del partito centrista e ciò tornerebbe utile a Lula non solo per far approvare le riforme che gli stanno a cuore (nelle prossime settimane si tornerà a discutere di quella fiscale), ma anche e soprattutto per essere rieletto nel 2006. Infine va fatto un accenno a quanto accaduto il 24 febbraio, quando Lula, in un discorso tenuto in una località dello Stato di Espirito Santo, ha rivelato che, poco dopo il suo insediamento (ovvero nel gennaio del 2003), un alto funzionario governativo, appartenente al Pt, gli aveva riferito di aver appreso che durante il governo del precedente presidente, il socialdemocratico Fernando Henrique Cardoso, erano avvenuti episodi di corruzione riguardanti le liberalizzazioni operate dall’esecutivo. Lula ha poi aggiunto che, per evitare uno scandalo che avrebbe dato un’immagine negativa del Brasile, soprattutto all’estero, ordinò al compagno di partito di non divulgare quanto aveva appreso.

La risposta del Psdb è stata immediata e si è concretizzata in un mozione di censura presentata alla Câmara, con la quale si chiede di indagare sul presidente (ed eventualmente di sottoporlo a impeachment), per reato di responsabilità amministrativa. A questo punto il governo ha fatto sapere che potrebbe chiedere la creazione di una Commissione di inchiesta parlamentare avente ad oggetto tutte le privatizzazioni realizzate durante la presidenza di Cardoso. Circa la fondatezza giuridica del reato imputato a Lula, il ministro della Giustizia (indipendente, ma vicino al Pt) ha affermato che nella mozione del Psdb non ci sono gli estremi per procedere contro il presidente. Sulla stessa linea si è collocato pure Nelson Jobim, presidente del Supremo tribunale federale e ovviamente questo parere ha un peso maggiore. Proprio alll’inizio di marzo è giunta, poi, l’archiviazione del medesimo tribunale, poiché non si sono ravvisati, nel discorso di Lula, fatti concreti offensivi per la reputazione del Psdb. La polemica, però, non va sottovalutata, anche perché il Psdb sembra deciso a riprenderla in ambito politico-parlamentare. E il discorso delle privatizzazioni, con il conseguente tema degli episodi di corruzione a esso collegati (veri o presunti), potrebbe giocare in futuro un ruolo non secondario nel dibattito politico.


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