Latina

intervista a Héctor Ponce, Segretario Generale della ATILRA

Argentina: la Parmalat paralizzata da una gestione catastrofica


Un anno fa, il governo italiano ha venduto la filiale argentina della Parmalat al Gruppo Taselli, sotto la cui gestione l'impresa ha già perso il suo valore essenziale: il latte. Dopo quattro settimane di inattività e con lo stabilimento e i centri di distribuzione occupati dai lavoratori, si aspetta che il governo trovi investitori vincolati al settore, che riattivino l'impresa, per così “lasciarsi alle spalle un conflitto che va oltre l'aspetto lavorativo”, ha detto a SIREL Héctor Ponce, Segretario Generale della Asociación de Trabajadores de la Industria Lechera de la República Argentina (ATILRA).
20 gennaio 2006
Intevista di Rubén Yizmeyián
Fonte: Rel –UITA



-Questa tappa della Parmalat con il Gruppo Taselli è nata male.

-Sì, però nel nostro caso la crisi inizia anche prima del fallimento della sede centrale in Italia. Qui in Argentina, questa era un'impresa che stava lentamente perdendo materia prima e posizioni nel mercato e questa situazione si è aggravata con l'acquisto dell'impresa da parte di un gruppo economico assolutamente controversiale, com'è quello diretto da Sergio Taselli, che ha avuto molti inconvenienti con altre imprese che ha comprato nelle stesse condizioni in cui era la Parmalat.

- Cosa è successo con il debito originario di 70 milioni di dollari, l'investimento promesso di 20 milioni di dollari e l'idea di fare concorrenza a Danone y Nestlé?

- Non hanno mai rispettato gli impegni assunti pubblicamente con l'organizzazione sindacale e il Ministero del Lavoro. Quando hanno preso le imprese dissero che avrebbero elevato in modo sostanziale la quantità di materia prima - in questo momento proprietà dell'impresa - durante i primi sei mesi, ma è successo il contrario. Hanno perso tutta questa materia prima e negli ultimi tempi, si sta lavorando solo in conto terzi, con latte proveniente da diversi pools. L'impresa non ha già latte proprio, che è la cosa più grave in questo caso.

-Ad un anno di gestione di questo gruppo, qual'è il bilancio?

-Il risultato della gestione è semplicemente catastrofico. Quando un'impresa lattea perde un valore fondamentale come la materia prima che sta processando o che deve processare e perde la relazione diretta con i produttori, che sono gli incaricati e responsabili di consegnare la materia prima per iniziare a muovere tutta la struttura produttiva, il risultato di questa gestione è assolutamente negativo e catastrofico. Di conseguenza siamo arrivati a questa situazione per colpa di una gestione totalmente nociva per gli interessi del settore latte argentino in generale, per i lavoratori e per mantenere le fonti di lavoro!

-Per questo gli stabilimenti sono oggi paralizzati e occupati dai lavoratori...

-Da prima di Natale gli stabilimenti erano inattivi, in quanto l'impresa non ha latte proprio. Adesso stiamo occupando i due stabilimenti di Pilar e Chascomús, i centri di distribuzione di Rosario e Mar del Plata uno stabilimento di raccolta a Trenque Lauquen. La situazione coinvolge circa 900 lavoratori diretti. Affinché l'opinione pubblica e il Ministero del Lavoro capissero, abbiamo segnalato un fatto che spiega perfettamente la situazione attuale. Se usassimo un'azione di forza come l'occupazione in qualsiasi altra impresa argentina del settore, che lavora seriamente e responsabilmente, avremmo almeno 4 mila produttori che urlerebbero perché non sanno dove mettere la loro materia prima.
Nel nostro caso, sono 4 le settimane di inoperatività totale negli stabilimenti che ha Lácteos de! l Sur, la ex Parmalat-Argentina, e non c'è un solo produttore che si sia lamentato e questo perché nell'impresa è totalmente assente il suo contenuto fondamentale che è il latte, la sua materia prima.

-Quali sono le azioni che ATILRA ha realizzato per difendere i posti di lavoro?

-Questo è un problema che va oltre l'aspetto del lavoro e s'inserisce in un problema di tipo sociale, che ha bisogno della partecipazione attiva e diretta delle autorità del nostro Governo e dello St! ato argentino. La settimana scorsa abbiamo fatto conoscere al governo la nostra posizione ed abbiamo chiesto la sua partecipazione, tenendo presente la quantità di fonti di lavoro che corrono un serio rischio.

Capiscono che l'impresa può essere ancora produttiva in altre mani?

-Noi capiamo, e lo stesso succede con tutti i lavoratori e lavoratrici che stanno offrendo servizi all'impresa, che questo gruppo economico non ha futuro. Questo è ormai stato dimostrato e credo che anche loro sappiano che non hanno gli elementi per risollevarlo. E' per questo che abbiamo chiesto al Governo di cercare dei gruppi interessati e che conoscano l'industria del latte e vogliano occuparsi dell'impresa .

-Il governo italiano e la firma KPMG di quel paese sono stati i diretti responsabili della vendita ed aggiudicazione di questa filiale al Gruppo Taselli.

-Quello che vogliamo è che il governo argentino interceda davanti alle autorità italiane affinché ci garantiscano che chi rileverà la compagnia meriti la fiducia del nostro paese, altrimenti succederà lo stesso che è successo con questo gruppo: hanno aperto un'attività a migliaia di chilometri di distanza dal luogo dove è insediata la compagnia e i risultati si vedono.

-Ci sono stati gruppi che hanno dimostrato interesse nella compagnia a livello nazionale o internazionale durante queste settimane di occupazione?

-Per bocca del Gruppo Taselli abbiamo saputo che ci sarebbero due gruppi interessati all'impresa. Se così fosse abbiamo bisogno che questo si concretizzi al più presto.

-Qual'è lo stato d'animo e il morale dei compagni e compagne dopo tanto tempo di lotta?

! -L'animo e la morale sono alti. Siamo alla quarta settimana con le tende di fronte alla compagnia ed è ovvio che se non si trova presto una soluzione gli animi potrebbero esacerbarsi. Noi siamo alla testa del conflitto, gestendo la situazione, ma stiamo chiedendo l'intervento a chi compete e cioè al governo, al Ministero del Lavoro, agli imprenditori e al giudice, perché sappiano che abbiamo una situazione molto conflittiva che se non si risolve a breve termine, potrebbe finire male. Le autorità sono state ricettive, ma abbiamo bisogno di una soluzione veloce.

Note: Traduzione Giorgio Trucchi

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