Latina

Nicaragua - Impatto sociale ed ambientale nell'utilizzo dei pesticidi

Nuovo governo, la stessa vecchia indifferenza?
17 aprile 2007
Giorgio Trucchi

Ex lavoratori ammalati di IRC, vedove e membri della UITA

La Alianza de Protección a la Biodiversidad* ha convocato la stampa per fare conoscere il grave impatto sociale ed ambientale che l'utilizzo dei pesticidi continua a provocare nel paese.

Secondo Denis Meléndez, del Centro de Información y Servicios de Asesoría en Salud (CISAS) "il modello di produzione agricola per l'esportazione, adottato in Nicaragua a partire dalla metà del secolo scorso, si è caratterizzato per l'utilizzo di un'elevata quantità di prodotti chimici e per la manodopera non qualificata che veniva impiegata nei campi. A partire dagli anni 60, all'interno dello sviluppo industriale che avveniva nella regione centroamericana, al Nicaragua è toccato rivestire il ruolo di principale polo di sviluppo dell'industria chimica regionale. Le persone cominciavano a morire senza saperne il perché e questa drammatica situazione si è incrementata con il passare del tempo. Negli ultimi anni, e prevalentemente nella zona occidentale del Nicaragua dove si concentrano le produzioni agroexportadoras, abbiamo iniziato a renderci conto che l'uso indiscriminato di pesticidi stava distruggendo la popolazione".

Una delle sequele più allarmanti lasciate da questo modello di produzione è il caso degli ex lavoratori della canna da zucchero (caña) colpiti da Insufficienza Renale Cronica (IRC). Secondo i dati proporzionati dalla Asociación Nicaraguense de Afectados por Insuficiencia Renal Crónica "Domingo Téllez" (ANAIRC), all'8 aprile del 2007 erano già decedute un totale di 2.427 persone. Negli ultimi 24 mesi, il numero di morti ha raggiunto la spaventosa cifra di 1.420, con una media mensile di 59 persone.

"Se controlliamo - ha continuato Meléndez - i dati statistici sulla mortalità a causa di malattie professionali, per epidemie o per l'AIDS, ci rendiamo conto che la IRC è una realtà che sta decimando la popolazione.
È una situazione che dovrebbe allarmare le autorità, le quali dovrebbero adottare immediatamente misure d'emergenza in tutta la zona occidentale e nei territori dove si stanno registrando indici molto elevati di IRC tra le persone che lavorano nelle varie produzioni agricole".

In Nicaragua, come in altri paesi centroamericani, il fenomeno della IRC è stato scoperto molto tardi, in quanto la gente non sapeva di che cosa stesse morendo, le organizzazioni non erano ancora in grado di rendersi conto di ciò che stava accadendo ed anche perché i medici curavano le persone come se si trattasse di una malattia comune. Nelle cartelle cliniche non venivano mai registrate le informazioni che potevano stabilire un vincolo tra il lavoro e la malattia di cui stava patendo il lavoratore.

"Nel paese - ha ricordato il rappresentante del CISAS - si trovano ancora i resti dell'industria chimica che si era sviluppata anni fa e ci sono posti, molte volte sconosciuti, dove sono ancora immagazzinati i prodotti chimici che sono già stati proibiti. Tutto questo contribuisce pesantemente all'inquinamento del nostro paese.
Abbiamo seri problemi di inquinamento delle acque, del suolo, ma la cosa peggiore è che la storia si sta ripetendo, perché si continuano ad usare pesticidi che nei paesi sviluppati sono già stati tolti dal mercato ed il Ministero dell'agricoltura (MAGFOR) non è mai intervenuto come avrebbe dovuto", ha indicato Meléndez.

"A questo si aggiunge un altro pericolo e cioè l'implementazione del nuovo modello di produzione di biocombustibili - ha continuato - che è stato pensato per poter alimentare i veicoli e non per risolvere i bisogni alimentari delle persone. Si coltiva mais per produrre etanolo, mentre il prezzo della tortilla - elemento basilare dell'alimentazione nazionale - è cresciuto in tutto il paese. Anche la palma africana (o aceitera) sta competendo con le persone per lo sfruttamento delle falde acquifere ed è un modello di produzione che acutizza questa situazione. Nel caso della IRC, nemmeno con l'approvazione della Legge 456 (Ley de Adición de Riesgos y Enfermedades Profesionales a la Ley 185, Código del Trabajo) le autorità si sono fatte carico in modo responsabile delle conseguenze di questa malattia. La gente continua a consumare acqua e non sa che è inquinata", ha concluso Meléndez.

Di particolare interesse è poi stato l'intervento di Carmen Ríos, presidentessa di ANAIRC.

"A Chichigalpa e nella parte occidentale del paese stanno accadendo cose orribili: la gente muore per produrre lo zucchero, il rum ed ora anche l'etanolo - ha denunciato Ríos -. La regione viene catalogata come una di quelle più produttive, ma questo non dovrebbe trasformarsi in una maledizione.
Una grande impresa, proprietaria del Ingenio San Antonio, ha portato lavoro, ma anche la morte.
Non è solo l'impresa ad essere responsabile di quello che sta succedendo, ma lo sono anche i governi, in quanto non hanno protetto la salute dei lavoratori, della popolazione e l'ambiente. L'Ingenio afferma di non essere responsabile, il Ministero della Sanità (MINSA) dice che non è di sua competenza, in quanto toccherebbe alla Previdenza Sociale (INSS) farsi carico dei nostri casi e quest'ultima afferma di avere solo poche medicine e si rifiuta di darci le pensioni d'invalidità in quanto malattia professionale. Alla fine, chi risponde per tutto quello che è successo?", ha domandato ai giornalisti presenti alla conferenza stampa la presidentessa di ANAIRC.

"Abbiamo il diritto di chiedere un indennizzo per ogni persona che si è ammalata e per quelle che sono già decedute. Abbiamo una legge che ci sostiene e benché ci dovremo scontrare con una grande impresa multinazionale, sappiamo che possiamo vincere questa lotta. Questa è la dura vita degli ex lavoratori della caña, l'amara tristezza delle vedove e di tutti quelli che hanno trascorso la loro vita in questa impresa e che ora non hanno nemmeno i soldi per comprarsi le medicine", ha concluso.

Alla fine dell'attività, la Alianza de Protección a la Biodiversidad ed ANAIRC hanno presentato le richieste indirizzate alle istituzioni ed all'impresa/e coinvolta/e:

Le autorità sanitarie, del lavoro e sociali devono intervenire urgentemente per dare risposta a questa situazione.
Il 13 marzo ANAIRC ha inviato una lettera al Presidente esecutivo del INSS e non ha ancora ricevuto una risposta. È urgente che le autorità della Previdenza Sociale diano risposte concrete per quello che riguarda la concessione delle pensioni alle persone ammalate di IRC.
L'impresa o le imprese implicate nei casi di IRC devono rispondere per i danni causati ai lavoratori, alle lavoratrici, agli ex lavoratori ed ex lavoratrici ed alle loro famiglie, per le condizioni di vita e per i danni causati alla loro salute. È urgente fissare l'inizio formale di negoziazioni, con l'intervento delle autorità nazionali, affinché l'impresa o le imprese assumano le responsabilità pertinenti.
Le autorità del lavoro devono adottare misure che tutelino la corretta applicazione della legislazione vigente in materia.
Il governo deve approvare la norma tecnica per la quema de caña**. Essa deve incorporare le raccomandazioni delle persone che sono state esposte a condizioni lavorative inadeguate e che per questo si sono ammalate.
Si devono riattivare i meccanismi stabiliti dal quadro regolatore per la gestione immediata delle situazioni derivanti dall'utilizzo intenso ed indiscriminato dei pesticidi sintetici e incentivare i metodi di produzione che coincidano con un ambiente sano.

*Centro Nicaragüense de Derechos Humanos (Cenidh), Centro Humboldt, Centro de Información y Servicios de Asesoría en Salud (Cisas), Federación Nacional de Cooperativas Agropecuarias y Agroindustriales (Fenacoop), Liga de Defensa del Consumidor de Nicaragua (Lideconic), Programa de Campesino a Campesino-UNAG, Servicio de Información Mesoamericano sobre Agricultura Sostenible (Simas), Unión Nacional de Productores Asociados (Unapa), Unión Internacional de Trabajadores de la Alimentación (UITA)

** Metodo utilizzato nelle piantagioni di canna da zucchero con il quale vengono bruciati i campi prima del raccolto. Tale metodo reca enormi danni alla salute delle popolazioni che vivono nei pressi delle piantagioni.

(Foto e testo Giorgio Trucchi Ass. Italia-Nicaragua gtrucchi@itanica.org )

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