Latina

Nicaragua - Maquilas davvero indispensabili?

Intervista con Pedro Ortega della MLSM
25 ottobre 2007
Giorgio Trucchi

Lavoratrice di una maquila La dichiarazione rilasciata dal presidente Daniel Ortega la settimana scorsa, secondo la quale le imprese maquiladoras non sarebbero indispensabili per il Nicaragua, invitandole tra l'altro ad abbandonare il paese, ha generato un dibattito all'interno delle realtà che seguono da vicino questo polemico settore.

La Lista Informativa "Nicaragua y más" ha conversato con Pedro Ortega della Mesa Laboral de Sindicatos de la Maquila (MLSM), per fare un'analisi della situazione del settore in Nicaragua a quasi un anno dall'installazione del nuovo governo e per conoscere come le varie organizzazioni sindacali del settore hanno interpretato il messaggio del presidente.

La presenza di un governo del FSLN ha risvegliato molte speranze all'interno delle organizzazioni sindacali della maquila. Che cambiamenti effettivi ci sono stati in questo primo anno?

Pedro Ortega Abbiamo sempre detto che negli ultimi 16 anni le imprese di zona franca hanno goduto di eccessivi privilegi di carattere politico, economico e fiscale. Parallelamente, approfittando delle forti influenze che avevano all'interno del Ministero del Lavoro (MITRAB), non hanno mai rispettato la legislazione che regola il lavoro e la previdenza sociale in Nicaragua, portando avanti una politica illegale rispetto ai diritti lavorativi e sindacali dei lavoratori e delle lavoratrici.
A circa un anno dall'inizio di questo nuovo governo consideriamo che si sono cominciati a tutelare questi diritti, tanto individuali quanto collettivi, ed anche l'Instituto Nicaraguense de Seguridad Social (INSS) ha iniziato una forte azione fiscalizzatrice nei confronti delle imprese di zona franca.
L'utilizzo di doppi registri per tentare di evadere il pagamento dei contributi all'INSS è stata una costante degli ultimi anni ed ora questa istituzione, oltre ad applicare multe, sta anche tentando di recuperare quello che le imprese hanno evaso nel passato. Quello che le nuove autorità stanno facendo non è niente di nuovo e nemmeno tanto strano, perché stanno semplicemente applicando la legge e questo ha generato molta preoccupazione tra gli imprenditori. Finalmente stanno sentendo che il MITRAB fa rispettare la legge, dando ragione a chi effettivamente ce l'ha.

Questa nuova congiuntura ha facilitato il lavoro sindacale?

Da gennaio ad oggi siamo riusciti ad entrare con il sindacato in altre cinque imprese ed a costituire le rispettive rappresentanze sindacali. Attualmente stiamo negoziando tre nuovi contratti aziendali. Nell'impresa di capitale coreano Hansae se ne beneficeranno 3.500 lavoratori, nell'impresa China Unida ed in Formosa Textil, entrambe di capitale taiwanese, verranno beneficiati 1.500 e 1.200 lavoratori e lavoratrici. Nei prossimi giorni, inoltre, presenteremo al MITRAB le piattaforme rivendicative redatte dai lavoratori organizzati di due imprese nordamericane, favorendo in questo modo circa 1.700 lavoratori che verranno protetti da eventuali rappresaglie delle imprese durante le negoziazioni del contratto aziendale.
Stiamo anche lavorando in altri Dipartimenti del paese, dove stanno sorgendo nuove imprese maquiladoras, ma per il momento non stiamo ancora cercando di organizzare rappresentanze sindacali, in quanto prima vorremmo terminare il lavoro che stiamo facendo a Managua con la negoziazione dei contratti aziendali.
Quello che stiamo tentando di fare in questa altre zone del paese è di conttatre i lavoratori e le lavoratrici per coscientizzarli, far conoscere loro le leggi del paese ed i loro diritti sindacali e lavorativi, mettendo così le basi per il lavoro futuro.

Qual è stata la reazione delle imprese?

Questo ultimo periodo è stato caratterizzato dalle minacce di alcune imprese di abbandonare il paese. Per il momento se ne sono andate cinque, due nordamericane e tre taiwanesi. Il 3 settembre se ne è andata l'impresa Everly de Nicaragua, di capitale di Hong Kong, solamente per il fatto di essere stata multata dal MITRAB con 10 mila córdobas (540 dollari) per non aver pagato gli straordinari come prescrive la legge. Non ha nemmeno rispettato una risoluzione del MITRAB, che decretava l'incremento del 18 per cento della retribuzione per operazione, applicando in questo modo ciò che era stato accordato nelle negoziazione del salario minimo a livello nazionale. Si è anche rifiutata di rispettare un'altra risoluzione con la quale si definiva che i trenta minuti di pausa pranzo dovevano essere calcolati come orario effettivo di lavoro.
Di fronte a tutte queste irregolarità abbiamo presentato otto denunce contro l'impresa e tutte sono state accolte ed hanno favorito i lavoratori, segno che il MITRAB ha riconosciuto l'esistenza di costanti violazioni dei diritti dei lavoratori. Di fronte all'improvvisa ed illegale chiusura dell'impresa, la quale non ha nemmeno chiesto l'autorizzazione di chiusura al MITRAB, ci siamo immediatamente messi in contatto con la Unión de Estudiantes contra la Explotación en la Maquila degli Stati Uniti, con la Federación de Sindicatos Industriales de Estados Unidos (AFLCIO) e con l'impresa Polo-Ralph Lauren, per la quale produceva Everly de Nicaragua.
Quello che stiamo chiedendo è che riapra l'impesa, ovviamente garantendo tutti i diritti lavorativi e sindacali o che i 400 lavoratori e lavoratrici vengano assunti da un'altra impresa che lavora per Polo-Ralph Lauren, in questo caso la Metro Garment Manufacturing Ltd. Nel caso in cui non si trovasse una soluzione a questa crisi siamo già pronti per lanciare una campagna di denuncia e di pressione a livello internazionale con l'appoggio di queste organizzazioni nordamericane.

Le imprese di zona franca si sono sempre caratterizzate per le ripetute violazioni ai diritti lavorativi e sindacali dei lavoratori e delle lavoratrici. Che cambiamenti ci sono stati in quest'ultimo anno?

Il cambiamento è stato sostanziale. Il MITRAB sta sviluppando un lavoro di ispezione molto più concreto ed efficace rispetto al passato. Gli ispettori arrivano anche in tarda serata per verificare se le imprese continuano ad imporre orari di lavoro non permessi dalla legge. Le ispezioni si fanno quasi sempre in presenza da un membro del sindacato e quando questo non succede, facciamo immediato ricorso e contattiamo il MITRAB per verificare il motivo di questa anomalia. Tutto ciò ha generato una certa resistenza da parte delle imprese che si rifiutano di rispettare le raccomandazioni del MITRAB.
Abbiamo per esempio il caso del Consorzio Tessile Nien Hsing, che gestisce cinque imprese: Chi Hsing, Alfa Textil, Jon Garment, Chao Hsing e Henry Garment. Questo consorzio sta minacciando il governo di andarsene dal Nicaragua, adducendo che ci sono molte più opportunità in Cina, Vietnam e Cambogia, dove la manodopera è più economica. Secondo questa impresa taiwanese, in Nicaragua il costo della manodopera si è raddoppiato da quando sono arrivati nel paese nel 1992, passando da 50 a 94 dollari al mese.
Sembra che stia già costruendo quattro fabbriche in Vietnam, una di esse già operativa e che in questo paese il costo del metro quadrato di tessuto sia di 1 dollaro, mentre in Nicaragua si è elevato a 3,00 - 3,50 dollari.
Nien Hsing dice anche che in Nicaragua esiste persecuzione contro la libertà di impresa, in quanto il governo ed il MITRAB hanno iniziato ad esigere troppo dalle imprese e stanno facendo molte ispezioni, mentre in questi paesi asiatici la manodopera lavora le ore che impongono le imprese ed i salari sono molto bassi. Da parte nostra consideriamo che siano solo pretesti per ricattare il governo, perché il Nicaragua continua a godere di molti benefici, come per esempio i TPL¹, ma pensiamo anche che potrebbero davvero andarsene.

Che lettura date della dichiarazione di Ortega, secondo la quale le imprese maquiladoras non sono indispensabili per il Nicaragua?

Mi sembra che sia in atto un sostanziale cambiamento nel settore della maquila e che si vada verso un riaccomodamento delle imprese che operano in Nicaragua.
Se da una parte le imprese di capitale asiatico vedono diminuire i loro eccessivi benefici del passato e vogliono andare via, dall'altro ci sono imprese di altri paesi che vogliono venire ad investire nel paese.
Il Consorzio Nien Hsing potrebbe anche abbandonare il Nicaragua, lasciando 15 mila persone senza lavoro, come tra l'altro ha appena fatto l'impresa taiwanese Fortex de Nicaragua, alla quale erano già scaduti i 10 anni di esonero dalle imposte. Nonostante ciò, in una riunione che abbiamo sostenuto con la Corporación de Zona Franca, con Pro Nicaragua² e con la Comisión de Zona Franca, siamo venuti a conoscenza della strategia governativa per i prossimi anni rispetto agli investimenti stranieri nel paese. Abbiamo potuto costatare che ci sono circa 16 imprese che stanno per iniziare ad operare in Nicaragua, tra di esse CONDENI, un'impresa di capitale nordamericano che svilupperà il processo tessile completo, cioè dalla semina del cotone fino al prodotto finito.
Stiamo parlando di imprese nordamericane, brasiliane e messicane che diversificheranno la produzione, con un altro tipo di tecnologia e questo lascerà maggior valore aggregato al Nicaragua.
Quello che sta avvenendo è un riaccomodamento all'interno del quale le imprese taiwanesi e coreane se ne andranno verso altri paesi asiatici e verranno rimpiazzate da imprese di altri paesi. Le dichiarazioni del presidente Ortega devono quindi essere inserite all'interno di un nuovo contesto, nel quale probabilmente si genereranno meno posti di lavoro, ma con migliori condizioni di lavoro, migliori salari e maggiore formazione per i lavoratori. Su questo punto il governo è stato molto chiaro con le imprese che vogliono investire, in quanto vengono richieste loro tre cose fondamentali: il rispetto dei diritti dei lavoratori, il rispetto dell'ambiente e la responsabilità sociale corporativa che deve essere assunta da queste imprese.


¹ TPL: il Nicaragua è l'unico paese nella regione ad aver ottenuto un trattamento preferenziale nell'area del Tessile durante le negoziazioni del CAFTA, attraverso i TPL che permettono di importare tessuto da terzi paesi per un periodo di dieci anni e che i prodotti finiti entrino al mercato nordamericano libera da dazi, considerati completamente come "prodotti CAFTA", cioè elaborati nella regione e con materiali prodotti nella regione stessa.
² Pro Nicaragua: ufficio preposto ad attrarre investimenti in Nicaragua

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