Latina

Conflitto marittimo Nicaragua-Colombia

Ortega invia lettera di protesta al Segretario della ONU ed attacca ExxonMobil per il conflitto con PDVSA

18 febbraio 2008
Giorgio Trucchi

Ortega riunito con il suo Gabinetto © (Foto G. Trucchi)

Il conflitto marittimo tra Nicaragua e Colombia (vedi: "Si accentua la crisi tra Nicaragua e Colombia" febbraio 2008 su www.itanica.org ) non pare placarsi.
Dopo le forti proteste del presidente Ortega per il rifiuto da parte del governo Uribe di riconoscere la sentenza della Corte di Giustizia dell'Aja, il suo omologo colombiano ha dichiarato ai giornalisti del suo paese che "fino a che la Corte dell'Aja non emetta una sentenza di fondo si dovrà mantenere lo status quo esistente e qualsiasi attraversamento ad Este del meridiano 82 dovrà essere fatto con l'autorizzazione delle autorità colombiane".

Intanto si sono verificati i primi incidenti diplomatici. Il Ministero degli Esteri nicaraguense ha convocato d'urgenza l'ambasciatore colombiano, Antonio González Castaña e gli ha consegnato una nota di protesta perché una fregata di questo paese avrebbe minacciato un peschereccio nicaraguense che stava pescando nelle acque contese dai due stati. Tale atto è stato interpretato come una "violazione alla sovranità nazionale del Nicaragua". Allo stesso tempo, il presidente Ortega ha informato che mezzi militari nicaraguensi hanno bloccato e messo sotto sequestro un peschereccio hondureño che si trovava in questa zona e che avrebbe presentato solamente un permesso di pesca non valido, in quanto rilasciato dalle autorità colombiane.

Il Ministro degli Esteri nicaraguense, Samuel Santos ha consegnato una lettera inviata da Ortega al segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon.
All'interno della lettera si fa riferimento alla risoluzione emessa dalla Corte dell'Aja, nella quale si afferma che "la Corte di Giustizia dell'Aja ha competenza per decidere sulla controversia relativa alla sovranità sulle formazioni marittime rivendicate dalle Parti, ad eccezione delle isole di San Andrés, Providencia e Santa Catalina e sulla controversia relativa alla delimitazione marittima tra le parti.
Di conseguenza - continua la risoluzione - dopo avere esaminato gli argomenti presentati dalle Parti e gli elementi che le sono stati sottoposti, la Corte conclude che il Trattato del 1928 ed il Protocollo del 1930 non creano una delimitazione generale degli spazi marittimi tra Colombia e Nicaragua".
Per Ortega, quindi, "non riconoscendo limiti marittimi, che saranno oggetto della futura sentenza, non significa che essi debbano essere imposti unilateralmente come stanno facendo le autorità colombiane con il meridiano 82".

Dopo aver presentato quelle che il Nicaragua considera le prime violazioni della risoluzione della Corte, Ortega ha ribadito a Ban Ki Moon che "il Governo del Nicaragua considera che le decisioni della Corte Internazionale di Giustizia siano definitive e meritevoli del maggior rispetto. Per questa ragione, il Governo del Nicaragua stima che le riferite dichiarazioni ufficiali del Governo della Colombia e l'uso delle sue forze militari per imporre la sua posizione, non contribuiscano al mantenimento delle buone relazioni tra gli Stati, mettendo invece in pericolo la pace con la pretesa di limitare l'esercizio della sovranità e dei diritti sovrani del Nicaragua nei suoi spazi marittimi. Il Nicaragua non smetterà di esercitare i suoi diritti in questi spazi marittimi a beneficio dei pescatori e delle popolazioni nicaraguensi.
Per questa ragione, il Governo del Nicaragua ha considerato conveniente informare il signor Segretario Generale della situazione, con la richiesta di trasmettere questa lettera a tutti gli stati membri della ONU, affinché siano informati delle minacce alla pace ed al diritto internazionale, che le azioni prepotenti del Governo della Colombia significano", conclude la lettera.

Ortega è anche andato più in là del conflitto diretto con la Colombia, prendendo posizione sui fatti che hanno coinvolto PDVSA e la multinazionale ExxonMobil.
Il presidente nicaraguense ha considerato l'azione contro PDVSA come "una guerra economica contro Hugo Chávez, l'ALBA e PETROCARIBE. È un'aggressione non solo contro il Venezuela, ma anche contro Cuba, Repubblica Dominicana, Honduras, Nicaragua, Dominica, Bolivia ed Haití, e contro i 17 paesi che formano PETROCARIBE".

Secondo Ortega, "la ExxonMobil è solo uno strumento, una bomba atomica, che sta utilizzando la politica imperialista yankee per cercare di indebolire e distruggere PDVSA, in quanto principale strumento del Venezuela per aiutare i paesi che fanno parte dei progetti integrazionisti".
Durissimo l'attacco contro la Colombia. "Veniamo anche aggrediti e minacciati dal governo della Colombia, che sta facendo la parte di Giuda in questa battaglia che i paesi latinoamericani stanno portando avanti per cercare l'unità e costruire un mondo migliore. I paesi che fanno parte di PETROCARIBE non possono stare a guardare in silenzio di fronte a questa aggressione. Dobbiamo unirci e pronunciarci, convocando una riunione d'emergenza con il presidente Chávez per discutere su cosa faremo, perché questa aggressione non è solo contro il Venezuela, ma contro tutti noi".

(Foto e testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Ass. Italia-NIcaragua www.itanica.org )

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