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America latina

A chi giova il conflitto tra Colombia, Ecuador e Venezuela?

Movimenti di truppe venezuelane e ecuadoriane alla frontiera con la Colombia. Ortega condanna l'attacco alle FARC
3 marzo 2008
Giorgio Trucchi

Uribe, Chávez e Correa durante l'insediamento di Ortega a Managua (© Foto G. Trucchi)

L'attacco aereo lanciato dall'esercito colombiano in territorio ecuadoriano contro membri delle FARC, durante il quale ha perso la vita Raúl Reyes, uno dei principali leader del gruppo guerrigliero colombiano, è stato duramente condannato dal presidente del Nicaragua, Daniel Ortega e dai suoi omologhi Hugo Chávez, presidente del Venezuela e Rafael Correa, presidente dell'Ecuador (ascolta gli audio su www.itanica.org ).

Durante i festeggiamenti per la "Giornata del Giornalista", Ortega ha ricordato che "Reyes era il numero due delle FARC, ma il numero uno della diplomazia che lavorava per la pace. Condanniamo il comportamento del governo del presidente Uribe, perché assassinando Raúl Reyes in un momento cruciale in cui si sarebbe dovuto dichiarare una tregua, si uccide la possibilità di pace in Colombia. Stanno assassinando la possibilità di un processo di pace, con un gesto di totale provocazione dopo la liberazione degli ex parlamentari qualche giorno fa. Ogni giorno che passa, l'opinione pubblica internazionale si dimostra sempre più favorevole a un processo di pace nell'unico paese dell'America latina in cui si continua a vivere una guerra fratricida, propiziata dall'impero yankee - ha continuato Ortega -.Queste forze retrograde credono che il conflitto colombiano si possa risolvere attraverso la via militare e l'annichilazione della guerriglia. Quello di cui c'è invece bisogno è un cambiamento strutturale a livello economico, politico e sociale", ha concluso il presidente nicaraguense.

Violenta reazione del Venezuela

La notizia dell'incursione colombiana in Ecuador ha provocato una violenta reazione da parte del governo venezuelano, che ha portato alla rottura delle relazioni diplomatiche con la Colombia, al ritiro del proprio ambasciatore e di tutto il personale diplomatico ed all'invio di dieci battaglioni militari verso la frontiera tra i due paesi

Durante la trasmissione radiofonica "Aló Presidente" ed in una successiva apparizione sui canali televisivi, il presidente Hugo Chávez ha informato che "l'Ecuador sta muovendo truppe verso il confine colombiano e il presidente Correa può fare affidamento sul Venezuela. Noi non vogliamo la guerra, ma non permetteremo né all'Impero nordamericano, che è il padrone, né ai suoi cuccioli, che sono il presidente (della Colombia) Uribe e l'oligarchia colombiana, che vengano a dividerci ed a indebolirci. Il presidente Uribe è un criminale, un mafioso, un paramilitare che dirige uno Stato terrorista", ha continuato Chávez.

Riferendosi alla morte di Raúl Reyes, Chávez ha dichiarato che "non è stato un combattimento, ma un vigliacco assassinio, calcolato freddamente, mentre Raúl Reyes e gli altri guerriglieri stavano dormendo. Sono penetrati in territorio ecuadoriano, hanno invaso l'Ecuador violando sfacciatamente la sua sovranità... Lo pensi bene presidente e non le venga in mente di fare la stessa cosa con il Venezuela, perché sarebbe una cosa gravissima, sarebbe "casus belli" e le mando un sucoy (aereo da combattimento militare)... Non permetteremo per nessuna ragione al mondo che la Colombia si trasformi nell'Israele dell'America Latina".
Dirigendosi direttamente al presidente colombiano, Chávez ha poi continuato: "Uribe, costi quel che costi, non te lo permetteremo. Non permetteremo che tu faccia quello che fa Israele in Palestina e in Libano, invadendoli o attaccando interi quartieri per assassinare un leader palestinese, uccidendo centinaia di persone. Questa è la strategia dell'impero per impedire l'unione dei paesi, per frammentare l'unità. Non te lo permetteremo, Uribe. Siamo in stato d'allerta ed appoggeremo l'Ecuador in qualsiasi situazione ed a qualsiasi costo. Speriamo che gli altri governi dell'America Latina si pronuncino al rispetto, perché non possiamo stare zitti di fronte a una situazione come questa. Quello della Colombia è uno Stato terrorista, assoggettato al più grande terrorista che è il governo degli Stati Uniti", ha concluso il presidente venezuelano.

La reazione dell'Ecuador

Di fronte alla flagrante violazione del territorio nazionale, il presidente ecuadoriano, Rafael Correa ha considerato "un'aggressione ed un oltraggio" l'incursione militare non autorizzata di truppe colombiane in territorio ecuadoriano. Ha quindi inviato "un'energica nota di protesta alla Colombia", ha espulso l'ambasciatore colombiano ed ha convocato il suo ambasciatore in Colombia.
"Andremo fino in fondo affinché si chiarisca questo fatto scandaloso e non permetteremo ulteriori oltraggi da parte del governo colombiano".
Secondo il presidente Correa, "Uribe o è stato ingannato e mal informato dalle sue truppe o per l'ennesima volta ha mentito al governo ecuadoriano. Il governo ecuadoriano non permetterà più oltraggi come questo... Chiediamo spiegazioni contundenti e se il presidente Uribe non è stato ingannato dal rapporto delle sue truppe, che chiarisca davanti al mondo intero che ha mentito e che hanno invaso senza nessuno scrupolo il nostro territorio, la nostra sovranità, il nostro patrimonio, il nostro spazio aereo. Ripeto - ha concluso Correa - se nelle prossime ore non avremo una spiegazione chiara su quanto è successo, siamo disposti ad arrivare fino alle ultime conseguenze".


In successive dichiarazioni, Correa ha spiegato che lo scontro è avvenuto all'interno del territorio ecuadoriano e che si è trattato di un massacro. Le truppe ecuadoriane hanno trovato 15 cadaveri di guerriglieri e due guerrigliere ferite. "I morti erano in pigiama all'interno di un accampamento improvvisato e questo vuol dire che non è vero, come ha detto Uribe, che ci sarebbe stato uno scontro a fuoco e che le truppe colombiane si sarebbero difese perché attaccate. Sono stati bombardati e massacrati mentre dormivano, utilizzando alta tecnologia che ha permesso loro di localizzarli di notte, nella giungla e sicuramente con la collaborazione di potenze straniere".
Le truppe colombiane sarebbero poi penetrate in territorio ecuadoriano per portar via i cadaveri di Raúl Reyes e Guillermo Torres, ideologo delle FARC, lasciando gli altri 15 corpi sul terreno.

È inevitabile chiedersi a questo punto, a chi giova tutto questo. Mentre da più parti in America Latina e nel mondo s'innalzano le richieste di una soluzione negoziata e pacifica allo scontro armato in Colombia e a poche ore dalla liberazione di altri ostaggi da parte delle FARC, la vergognosa azione bellica del governo colombiano in territorio straniero, con l'evidente approvazione da parte di Washington, rischia di trascinare il continente verso una crisi dalle prospettive incerte e quanto mai pericolose.

© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )

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