Latina

Costa Rica - Pesticidi e leucemia: una relazione provata scientificamente

Importante studio dell'Università del Costa Rica
12 aprile 2008
Giorgio Trucchi

Manifestazione contro l'uso di pesticidi (© Foto G. Trucchi - Archivio)

I figli e le figlie di genitori che sono stati esposti al contatto con pesticidi (da questo momento da intendere come agrotossici) durante il loro lavoro, hanno un rischio tre volte superiore di contrarre leucemia. Questo è il risultato preliminare di un studio effettuato dall'Instituto Regional de Estudios en Sustancias Tóxicas (IRET), dell'Università Nazionale del Costa Rica (UNA) e dall'Istituto Karolinska di Stoccolma, Svezia.

Il Costa Rica importa annualmente circa 12 milioni di chilogrammi di pesticidi ad un costo di 80 milioni di dollari, includendo insetticidi, nematicidi, erbicidi, funghicidi e fumiganti.
Le importazioni di pesticidi in America Centrale superano i 50 milioni di chilogrammi all'anno e molti dei composti usati nella regione sono altamente tossici. Prodotti come il Paraquat, il Mancozeb, il Captan, il Clorotalonil, il 2,4-D ed il Benomil sono proibiti o severamente controllati in altri paesi. A ciò si aggiungono altri problemi tali come l'utilizzo inadeguato, applicazioni non necessarie, l'uso eccessivo, la mancanza di misure di protezione e l'inquinamento delle fonti acquifere.

Tutti questi elementi contribuiscono ad aumentare i rischi per la popolazione e per l'ambiente, così come a rendere insostenibile il sistema di produzione agricola. L'incidenza di intossicazioni è alta tanto nella popolazione laboralmente esposta, quanto nella popolazione in generale. L'Instituto Regional de Estudios en Sustancias Tóxicas (IRET), dell'Università Nazionale del Costa Rica (UNA), ha stimato che il 4,5 per cento dei lavoratori agricoli costarricenses soffre un'intossicazione ogni anno.
Studi sugli effetti cronici realizzati dall'IRET hanno rilevato un rischio elevato di cancro e di effetti neurotossici nei lavoratori esposti a pesticidi (Wesseling 1997 - PPUNA, 1997). Gli studi dell'IRET dimostrano anche danni all'ambiente, come mortalità di pesci e gamberi nei fiumi e la presenza di residui di pesticidi in acque, suoli, sedimenti ed organismi acquatici e la diminuzione della biodiversità acquatica (Castillo, De la Cruz, Ruepert, 1997 – PPUNA, 1997)¹

Le gravi conseguenze del contatto diretto con pesticidi non sembrano però interessare solamente le lavoratrici ed i lavoratori agricoli, ma anche la loro discendenza. L'IRET e l'Istituto Karolinska hanno realizzato lo studio "Esposizione occupazionale ed ambientale di padri e madri a pesticidi, altri agenti inquinanti e leucemia", con l'obiettivo di "contribuire alla conoscenza scientifica dei rischi cancerogeni dei pesticidi ed altre sostanze tossiche, che possa servire come base per decisioni regolatortie a livello nazionale ed internazionale, attraverso l'analisi di dati di uno studio di casi e controlli in Costa Rica, per provare l'ipotesi che l'esposizione occupazionale ed ambientale dei genitori a pesticidi ed altri agenti inquinanti durante il periodo prenatale e i primi anni di vita, origina un rischio maggiore di leucemia nei figli".
(http://www.cc.una.ac.cr/proyectos/pac_detalles_proyecto.asp?ucod_estructura=50509&ucod_presup_i=22227)

Lo studio

Consultata dalla Lista Informativa "Nicaragua y más" e dal Servicio de Información de la Rel-UITA (Sirel), la dott.ssa Patricia Monge Guevara, coordinatrice del Master in Salute Occupazionale ed investigatrice dell'IRET, ha dichiarato che "sono stati due i fattori che ci hanno motivato a promuovere questo studio. Il primo è che il Costa Rica ha uno dei tassi mondiali più alte di leucemia infantile, e questo ci ha fatto riflettere molto. Il secondo aspetto è che tra le cause che si menzionano nella letteratura internazionale figura l'esposizione o contatto con sostanze chimiche. All'interno di queste sostanze ci sono i pesticidi. Il Costa Rica - ha continuato la dott.ssa Monge - ha questi due elementi, cioè un'elevata incidenza di leucemia infantile ed anche un forte consumo di pesticidi che si avvicina ai 2,5 kg/anno pro-capite".

Lo studio è stato realizzato in tre tappe. Nella prima è stato fatto uno studio descrittivo per tipificare la leucemia infantile nel paese. La seconda tappa, più di carattere analitico, è stata denominata "Disegno di studio caso-controllo" e che è consistita nell'ubicare i casi di bambini che hanno sviluppato la leucemia tra il 1995 ed il 2000, rapportandoli poi con un altro gruppo di bambini di età simili, ma che non hanno contratto questa malattia. È stato usato un campione di 879 bambine e bambini costaricani, 300 dei quali sono stati diagnosticati con leucemia, mentre 579 non l'avevano.
"In questa seconda tappa - ha ricordato l'investigatrice dell'IRET - sono stati preparati questionari per verificare le condizioni di salute della famiglia, i posti di lavoro dei genitori ed a che tipo di sostanze sono stati esposti durante la gravidanza e nel primo anno di vita del bambino o bambina. In questo modo abbiamo cercato di vedere quale sia il rischio o l'associazione tra l'esposizione dei genitori a pesticidi durante il lavoro e lo sviluppo della leucemia nei bambini durante gli anni successivi alla loro nascita".

La terza tappa dello studio, che si sta sviluppando in questi mesi e che dovrebbe terminare tra due o tre anni, affronterà il tema di analizzare altri tipi di agenti inquinanti, come chimici domestici ed agenti inquinanti di tipo occupazionale ed ambientale, ed altri fattori di rischio associati alle leucemie infantili, come i prodotti dietetici ed i medicamentosi, i metalli e solventi organici. Si sta anche studiando la parte genetica, prendendo campioni di cellule orali dei genitori e dei bambini per vedere se esiste qualche alterazione genetica.

I risultati

Lo studio ha dimostrato che esiste una relazione chiara e diretta tra questi due fattori - l'esposizione dei genitori a pesticidi e la leucemia - e che il rischio di sviluppare questa malattia è tre volte maggiore del normale. Inoltre, questa relazione risulta essere ancora più elevata quando è la madre ad aver avuto contatto con queste sostanze durante la gravidanza e il primo anno di vita dal bambino o bambina.

"I risultati sono chiari. Possiamo concludere che il contatto con pesticidi di padri e madri prima della nascita e durante il primo anno di vita del bambino contribuisce all'apparizione della leucemia infantile. Oltre a questo , lo studio ha rilevato una chiara associazione con gruppi ben definiti di queste sostanze, come per esempio i pesticidi organofosforati, tra essi il Diclorvos, Fenamifos, Malation, Metamidofos, Foxim e Terbufos, alcuni erbicidi come il Paraquat e Picloram e funghicidi come il Benomil e Mancozeb", ha chiarito la dott.ssa Monge.
Malgrado lo studio non includesse un'analisi per zona geografica, si stima che le aree più colpite risultano essere quelle rurali, essendo queste ultime quelle dove i lavoratori vengono maggiormente esposti al contatto con pesticidi, soprattutto nelle monocolture.
Questi risultati hanno motivato gli studiosi a fare un appello alle autorità governative ad esercitare un controllo più stretto sulle quantità di pesticidi che entrano e che si usano nel paese.

"Le autorità devono prendere in considerazione questa associazione, che è stata dimostrata scientificamente, tra il contatto con pesticidi e la leucemia infantile. Bisogna prendere misure concrete per diminuire la quantità di questi chimici che entrano nel paese ed affinché si restringa o proibisca l'uso di quei pesticidi segnalati nello studio", ha concluso la specialista dell'IRET.


© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )

Note: ¹ ( Progetto “Alternativas al uso unilateral de agrotóxicos en Costa Rica” 1999-2004 – Proyectos Académicos IRET de Universidad Nacional (UNA) en Costa Rica http://www.cc.una.ac.cr/proyectos/pac_detalles_proyecto.asp?ucod_estructura=50509&ucod_presup_i=53505 )

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