Latina

Honduras: grande mobilitazione sociale a sostegno della lotta dello STIBYS e del salario minimo

Migliaia di persone sfilano chiedendo il rispetto dei diritti dei lavoratori
16 febbraio 2009
Giorgio Trucchi

I lavoratori dello STIBYS controllano i cancelli (Foto Bloque Popular)

Migliaia di attivisti di varie organizzazioni sociali e sindacali dell`Honduras, tra cui il Bloque popular e la Coordinadora nacional de resistencia popular, Cnrp, hanno sfilato per le strade di San Pedro Sula, nel nord dell’Honduras, a sostegno della lotta del Sindacato dei Lavoratori dell'Industria delle Bevande e Simili, Stibys, che nei giorni scorsi è sceso in sciopero ed ha occupato pacificamente le installazioni della Cervecería Hondureña –SABMiller– per le ripetute violazioni al contratto aziendale firmato lo scorso gennaio 2008.

I manifestanti chiedevano anche il rispetto del decreto presidenziale che obbliga le imprese ad aumentare del 60 per cento il salario minimo dei lavoratori e che circa il 30 per cento di esse si sta rifiutando di applicare, adducendo problemi di illiquidità a causa della crisi economica internazionale.

La marcia si è conclusa di fronte alle installazioni della Cervecería Hondureña di questa città ed i manifestanti, tra canzoni e slogan, hanno rinnovato il loro totale sostegno ai lavoratori organizzati che proprio oggi hanno ripreso i lavori, dopo che l’impresa ha ritirato i licenziamenti di tutto il reparto vendite –circa 300 persone– ed ha accettato di sedersi a un tavolo di trattativa per rivedere tutte le clausole che la SABMiller continua a violare da circa un anno (Vedi video su http://www.youtube.com/watch?v=FM-WPIkDako)

Secondo Beltrán Caballero, delegato dello Stibys nel reparto di produzione della Cervecería Hondureña, “abbiamo dovuto riprendere la lotta perché la SABMiller continua a non rispettare il contratto che, con molta fatica, abbiamo firmato lo scorso anno.

Abbiamo occupato le fabbriche in tutto il paese –ha continuato Caballero– coscienti di ciò che stavamo facendo e sicuri del fatto che l'unità sia il modo migliore per rivendicare i nostri diritti. Ora siamo entrati in un processo di negoziazione ed è per questo motivo che abbiamo sospeso lo sciopero, ma siamo pronti a riprendere la mobilitazione se l'impresa non dimostrasse un vero interesse a risolvere i problemi che ci ha creato durante tutto l'anno. Lo Stibys è pronto per qualsiasi azione futura", ha affermato.

Caballero ha anche ricordato l’importanza del sostegno ricevuto a livello nazionale ed internazionale dal Bloque Popular, dalla Cnrp, dal settore magisteriale, dalle varie centrali sindacali e dalla UITA e 3F.

"Questa marcia è un esempio della solidarietà e del sostegno alla nostra lotta. Sono molte le organizzazioni che stanno aspettando di vedere i risultati della negoziazione e questo fa sì che non ci sentiamo soli”, ha concluso.

Mentre la moltitudine dei manifestanti apriva i propri striscioni di fronte ai portoni della Cervecería Hondureña ed i lavoratori salutavano da dietro i cancelli, la commissione delegata a negoziare con l’impresa iniziava questo difficile compito, per ottenere un accordo durevole che obblighi la multinazionale sudafricana SABMiller a rispettare il contratto ed abbandonare l’atteggiamento viscealmente antisindacale che ha dimostrato in tutti i paesi dove si è stabilita.

Voci e visi dello STIBYS (Foto G. Trucchi)

Visi e voci dello sciopero

Héctor Antonio Padilla

"Alcuni mesi fa l'impresa ha iniziato una politica di rappresaglia contro i lavoratoria politica di rappresaglia contro i lavoratori. Nel mio caso mi hanno licenziato il 16 gennaio perché non ho voluto svolgere una nuova mansione per la quale esiste un’area specifica, come è ben definito nel contratto aziendale che abbiamo firmato lo scorso anno. Ora vogliono chiudere questa area e aumentare il nostro carico di lavoro che è già estenuante. Per me è stato fondamentale essere iscritto allo Stibys in quanto ho potuto far valere e difendere i miei diritti.

Lavoro qui da 11 anni ed è la prima volta che ho vissuto una situazione come quella dei giorni scorsi. Siamo noi lavoratori che facciamo funzionare questa enorme macchina che è la Cervecería Hondureña ed uniti siamo riusciti ad obbligare l’impesa a cedere.

Voglio aggiungere che in questi tre giorni di lotta è stato fondamentale il sostegno che abbiamo ricevuto a livello nazionale ed internazionale. Non ci hanno mai lasciati soli e questo ha contribuito al risultato che abbiamo ottenuto”.

Ronny Cásares

“Circa il 70 per cento dei lavoratori ha partecipato allo sciopero ed è rimasta per tre giorni rinchiusa nelle fabbriche. Stiamo parlando di circa 2.300 persone. Notte e giorno, quasi senza dormire per la tensione ed uscendo a turno per fare un salto a casa a vedere le nostre famiglie. Non è comunque stato difficile, perché lo Stibys ci riforniva di cibo ed acqua. Ci motivava ad andare fino in fondo perché l’obiettivo era importante, cioè la difesa del contratto.

Tutto ciò ci riempiva di orgoglio e lo rifarei se fosse necessario, perché abbiamo difeso i nostri diritti che questa impresa vuole continuamente violare, con un’atteggiamento ostile e con continue rappresaglie nei confronti dei lavoratori.

Ora abbiamo acquisito esperienza ed abbiamo perso la paura. Questi giorni sono stati molto importanti soprattutto per i lavoratori più giovani, quelli arrivati da poco che non avevano mai partecipato a un’esperienza come questa. Ci sentiamo più forti e continuiamo a stare allerta per vedere cosa accadrà nei prossimi giorni. Devo anche riconoscere l’importanza della solidarietà che abbiamo ricevuto a livello nazionale ed internazionale. Ringraziamo tutte le organizzazioni popolari e sindacali dell’Honduras, la UITA e 3F, perché è anche grazie a loro se questo conflitto ha travalicato le frontiere del nostro paese e si è conosciuto a livello internazionale. L’impresa ha cercato di nascondere ciò che stava accadendo, di gestirlo a livello locale, ma non ci è riuscita e questo ha contribuito ala nostra vittoria”.

Baudilio Valle

“In questi mesi abbiamo vissuto cose che non potevano più sopportare. Qualsiasi cosa succedesse veniva usata dall’impresa per minacciare i lavoratori, fino ad arrivare al loro licenziamento. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato quando il 10 febbaio nell’area di vendita si sono resi conto che volevano licenziare 18 persone. La gente ha quindi deciso di bloccare i lavori e di non uscire con i camion. Visto che anche nell’area di produzione avevamo numerosi problemi, abbiamo deciso di dimostrare la nostra solidarietà ai nostri colleghi e quando poche ore dopo l’impresa ha deciso di licenziare tutti i 300 lavoratori addetti alle vendite abbiamo deciso di unirci allo sciopero. Non potevamo tollerare questo nuovo oltraggio e rischiare di mettere a rischio la vita stessa del sindacato.

Non c’è stato bisogno di molte parole. Ci siamo guardati in faccia ed abbiamo agito. Abbiamo fermato le macchine anche se sapevamo che avremmo rischiato il licenziamento in tronco e ci siamo concentrati sul fatto che questa lotta la potevamo invece vincere.

Abbiamo ricevuto serie minacce da parte dell’amministratore delegato e dei supervisori della fabbrica, ma non hanno potuto farci cambiare idea. Poi sono arrivati i lavoratori che non erano di turno e si sono integrati allo sciopero. Alla fine eravamo circa 600 o 700 persone ed abbiamo bloccato tutti i portoni d’accesso alla fabbrica, rispettando comunque il libero accesso per i dirigenti dell’impresa.

Sono stati momenti difficili, con molta tensione, ma alla fine l’impresa ha dovuto ritirare i licenziamenti e si è seduta a negoziare. Non permetteremo mai più che calpesti i nostri diritti.

Molto importante è stata anche la solidarietà che abbiamo ricevuto dentro e fuori dal paese, perché qui non stiamo parlando solo del conflitto che è sorto con la SAB-Miller, ma di un problema a livello nazionale, come per esempio il tema del salario minimo che è stato aumentato dal governo e che le imprese non vogliono pagare.

© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua www.itanica.org )

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