Latina

Le comunità chiedono che la transnazionale spagnola sia espulsa dal paese

Guatemala: Unión Fenosa dietro l'omicidio dei sindacalisti di San Marcos

Due lettere aperte a Colom e Zapatero dei movimenti sociali non hanno cambiato le cose
30 marzo 2010
David Lifodi

Unión Fenosa ha un conto in sospeso con il Guatemala: a dicembre 2009 aveva costretto le comunità di Malacatán, nel dipartimento di San Marcos, a trascorrere il Natale senza luce, negli ultimi tre mesi si è distinta come mandante di ben otto omicidi di sindacalisti, di cui quattro nella sola giornata di lunedì 22 Marzo.
Leonardo Maldonado, Santiago Gamboa, Carlos Maldonado Barrios e Ana Maria Lorenzo Escobar erano sindacalisti appartenenti al Frena, il Frente de Resistencia en Defensa de los Recursos Naturales, impegnati in una dura vertenza contro la privatizzazione dell'energia elettrica in Guatemala, ormai da tempo nelle mani della transnazionale spagnola Unión Fenosa. Inoltre, si erano distinti per le numerose campagne a difesa dei beni comuni e della sovranità del loro paese: più che sufficiente per farli fuori in un contesto in cui le multinazionali, nel caso specifico Unión Fenosa e le municipalizzate locali affiliate Deocsa e Deorsa, "utilizzano l'apparato repressivo dello stato per commettere omicidi", spiega ad Agencia Pulsar il dirigente del Frena Feliciano Velásquez.
La privatizzazione dell'energia elettrica guatemalteca risale a dieci anni fa, quando la strada dell'attacco ai servizi pubblici fu tracciata dall'allora presidente Álvaro Arzú. Un anno più tardi Unión Fenosa si aggiudicò la fornitura del servizio di energia elettrica per l'intero paese, e da allora, con la scusa di dover controllare la rete che forniva la luce al Guatemala, Deocsa/Fenosa ha cominciato una vera e propria campagna di aggressione nei confronti delle comunità. Inizialmente minacce e intimidazioni giustificate dalla volontà di dimostrare che la rete di elettricità apparteneva esclusivamente alla multinazionale stessa, dotata del potere di erogarla o toglierla a piacimento, poi la situazione è ulteriormente peggiorata. L'autogestione della rete, come avveniva in alcune comunità, da quel momento è stata paragonata alla stregua di un furto, mentre la militarizzazione crescente del territorio è stata la risposta di Stato e Unión Fenosa ad un tavolo di negoziazione richiesto dal Frena e dalla società civile. Infine, tra Dicembre 2009 e Gennaio 2010, la dichiarazione dell'Estado de Prevención nel dipartimento di San Marcos ha fatto capire come il governo guatemalteco non fosse assolutamente interessato ad esaudire le richieste della popolazione, che chiedeva il ristabilimento delle garanzie costituzionali minime, giustizia per i sindacalisti uccisi, il riconoscimento della legittima resistenza contro Unión Fenosa da parte delle organizzazioni sociali ed il conseguente stop alla loro criminalizzazione.
I dati recentemente divulgati dal Movimiento Sindical, Indígena y Campesino Guatemalteco (Msicg) nel rapporto significativamente intitolato "El costo de la libertad sindical" fanno emergere dei dati allarmanti: dall'insediamento del governo Colom alla presidenza della Repubblica (avvenuto a gennaio 2008) si sono verificati ben 16 omicidi commessi ai danni di sindacalisti. In buona parte di queste uccisioni, rivela l'indagine del Msicg, è emersa la responsabilità delle forze di sicurezza dello Stato. Lo scorso dicembre i movimenti sociali guatemaltechi avevano inviato una lunga lettera indirizzata al presidente guatemalteco Colom, a quello spagnolo Zapatero (data la provenienza di Unión Fenosa) e ai vertici della stessa multinazionale. Un'altra è stata scritta dopo la serie di omicidi che tra Gennaio e Febbraio di quest'anno aveva ucciso in circostanze simili Octavio Roblero ed Evelinda Ramírez. Entrambi sono stati assassinati da una raffica di colpi di pistola sparati da un'auto in corsa. Dirigenti del Frena e portavoce delle comunità contadine del dipartimento di San Marcos, da tempo organizzavano campagne di denuncia contro le alte tariffe di energia imposte da Unión Fenosa, la pessima qualità dell'erogazione, i contatori alterati e i continui black-out che a Natale 2009 avevano scatenato la ribellione delle comunità, repressa con violenza dalla polizia dopo i blocchi spontanei delle strade e le manifestazioni di protesta.
Ancora oggi i diritti dell'impresa prevalgono su quelli delle persone. La nuova missiva inviata al governo spagnolo e guatemalteco, dove si mostrano le responsabilità e il nesso tra Unión Fenosa e le forze repressive dello stato negli omicidi dei sindacalisti, non hanno sollevato un particolare scalpore. Nessuna risposta nemmeno dai vertici di Repsol Ypf e La Caixa, i principali azionisti spagnoli di Unión Fenosa, che pure hanno tentato in passato operazioni di pulizia della propria immagine mascherate sotto falsi progetti di responsabilità sociale.

 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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