Latina

Nicaragua: Bosawás - Il polmone verde del Centroamerica in pericolo

Popolazioni originarie denunciano deforestazione e lucrosi interessi commerciali
5 aprile 2010
Giorgio Trucchi

 Deforestazione nella Riserva di Bosawás (Foto END) La Riserva della Biosfera di Bosawás è stata riconosciuta come tale dal governo nicaraguense nel 2001 (Legge 407) e dal Programma "L'Uomo e la Biosfera" dell'Unesco nel 1997 e forma parte della rete mondiale delle Riserve della Biosfera (525 riserve in tutto il mondo che sono i principali polmoni del pianeta).
 
Con un'area complessiva di quasi 20 mila Km² (il 15,25 per cento del territorio nicaraguense e la regione forestale più grande del Centroamerica e la terza a livello mondiale) ed ubicata nella zona nord-ovest del paese (8 municipi), si divide in due zone: la zona nucleo (8 mila Km²), formata da sei aree protette e la zona di protezione (quasi 12 mila Km²).
 
Ora, questo enorme polmone rischia di scomparire per la continua invasione di coloni che stanno espandendo la frontiera agricola e per le attività senza scrupoli di imprese e privati, molto spesso collusi con politici locali, che fanno man bassa di legname prezioso o invadono il territorio per impiantare allevamenti di bestiame.
 
"L'arrivo di intere famiglie di coloni è diventato incontrollabile. Invadono le terre che fanno parte della zona di protezione della Riserva di Bosawás e si appropriano di migliaia di ettari, spingendosi sempre più verso la zona nucleo - ha denunciato Celestino Taylor, guardaboschi e membro della comunità indigena Mayagna Sauni Bas, alla Lista Informativa "Nicaragua y más" -.
 
Arrivano, s'insediano, molto spesso con titoli di proprietà falsi emessi con il coinvolgimento di avvocati senza scrupoli e delle autorità preposte. Deforestano e poi vendono la terra agli allevatori. In questo modo la frontiera agricola sta avanzando molto velocemente, arrecando un danno gravissimo alla riserva e calpestando i diritti delle nostre comunità che sono a tutti gli effetti proprietarie di queste zone", ha spiegato.
 
Secondo Blanca Molina, assessore legale della comunità Mayagna Sauni Bas, il territorio su cui è insediata questa comunità indigena comprende tre municipi (Jinotega, Siuna e Bonanza) ed è stato invaso da circa 225 famiglie (mille persone), ma sono migliaia le famiglie che si sono appropriate illegalmente dei territori appartenenti alle varie comunità esistenti nella zona.
 
Il Procuratore per l'Ambiente, Luis García, ha recentemente denunciato la presenza di almeno 30 mila coloni che avrebbero occupato illegalmente almeno 4 mila ettari di terra e distrutto 2 mila ettari di boschi appartenenti alla zona di protezione di Bosawás. Secondo le organizzazioni ambientaliste, invece, circa il 60 per cento del territorio della riserva sarebbe già stato distrutto e le nuove occupazioni starebbero ora attaccando la zona nucleo della riserva stessa, provocando danni gravissimi ed irreversibili.
 
Le popolazioni indigene della zona, oltre a possedere titoli di proprietà rilasciati dall'attuale governo, sono soprattutto la principale garanzia per la conservazione e la cura della riserva, evitando qualsiasi tipo di coltura estensiva o di attività che possa danneggiare l'ambiente. L'arrivo dei coloni ha quindi creato forti conflitti tra questi ultimi e le comunità originarie.
 
"Come comunità Mayagna Sauni Bas abbiamo un titolo di proprietà su 43.400 ettari di terra, l'80 per cento dei quali fa parte della zona nucleo della riserva. Circa il 40 per cento è già stato invaso dai coloni. Quando arrivano - ha continuato Taylor - distruggono tutto, dividono la terra in appezzamenti e poi li vendono agli allevatori.
 
Questa situazione ha già creato forti scompensi, come ad esempio l'evidente diminuzione della portata dei fiumi. In molti punti è quasi diventato impossibile navigare, creando gravi problemi alle comunità.
 
Un altro problema che stiamo vivendo - ha spiegato il membro della comunità  Mayagna Sauni Bas - è la presenza di pesticidi che vengono usati dai coloni nelle coltivazioni. Molto spesso questi prodotti inquinano i nostri fiumi ed abbiamo già avuto molti casi di malattie, soprattutto tra i bambini e moria di pesci, che è la nostra principale fonte di alimentazione".
 
Per far fronte a tutto ciò, la comunità Mayagna Sauni Bas ha iniziato una capillare azione giudiziale nei confronti dei coloni che hanno invaso illegalmente i loro territori.
 
E lo Stato?

 
Di fronte a questa allarmante situazione e alle forti proteste delle comunità indigene, in marzo 2010 la Procura Generale della Repubblica ha informato che si sarebbe formata una commissione interistituzionale, con la partecipazione dei principali ministeri che hanno voce in capitolo, il Pubblico Ministero, l'Esercito e la Polizia, per porre freno a questo scempio.
 
"Si stava preparando un viaggio della commissione nelle zone colpite, ma lo svolgimento delle elezioni regionali nella Costa Atlantica ha fatto slittare questa spedizione ai primi di aprile - ha spiegato Celestino Taylor -.
 
L'obiettivo è verificare con esattezza la situazione, anche perché ci sono già state forti tensioni tra la comunità e i coloni. Nel mio caso, per esempio, ho ricevuto serie minacce di sequestro, mentre i leader della comunità sono stati più volte insultati e minacciati".
 
Secondo Taylor, lo Stato deve prendere sul serio questa situazione e deve agire al più presto per porre fine a queste invasioni e anche ai numerosi episodi di corruzione che hanno visto il coinvolgimento, non solo di avvocati corrotti, ma anche di politici locali, sindaci, vicesindaci e consiglieri comunali della zona.
 
"Devono creare posti di controllo con sufficiente personale per impedire l'arrivo di nuovi coloni e per evitare che quelli che verranno scacciati rientrino nel giro di poco tempo, come già avvenuto nel passato. Chiediamo che tutti i coloni se ne vadano, perché siamo stanchi di subire questo stato di cose.
 
Noi siamo i proprietari di queste terre e non siamo più disposti ad accettare questa situazione che mette a rischio il più importante polmone della regione. Questa è una lotta che continuerà e chiediamo al mondo che si parli e si denunci quanto sta accadendo", ha concluso Francisco Cáceres, leader della comunità Mayagna Sauni Bas.
 
© (Testo  Giorgio Trucchi  - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione  Italia-Nicaragua -  www.itanica.org )

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