Latina

Ma resta impossibile punire i mandanti dell'omicidio

Brasile: omicidio Anghinoni, finalmente giustizia

Il militante dei senza terra fu ucciso nel 1999 da una milizia privata assoldata dai latifondisti
31 luglio 2011
David Lifodi

Il caso di Eduardo Anghinoni, militante del Movimento Sem Terra ucciso da un pistoleiro al soldo dei grandi proprietari terrieri, ha finalmente avuto giustizia. Jair Firmino Borracha, esecutore materiale del crimine, è stato condannato dal Tribunal do Júri di San Paolo a 15 anni di carcere: si tratta di una notizia positiva in u momento in cui l'offensiva di fazendeiros e agrobusiness è forte in tutto il paese, anche se il pistoleiro potrà presentare ricorso. Inoltre, il voto del Tribunal do Júri (favorevole alla condanna di Borracha per un soffio, con 4 voti favorevoli e 3 contrari), serve a smascherare l'utilizzo disinvolto di milizie private da parte dei latifondisti, vere e proprie agenzie di reclutamento assai poco diverse da quelle che assumono i contractors in Irak o in Afghanistan.

L'omicidio di Eduardo Anghinoni, fratello di Celso, uno dei rappresentanti più conosciuti del Movimento Sem Terra, avvenne nel 1999 nell'Assentamento Pontal do Tigre, situato nel municipio di Querência do Norte, nel nord-est del Paraná, dove il periodo di maggiore violenza nei confronti dei contadini senza terra fu raggiunto tra il 1995 ed il 2002. In quegli anni, sotto il governatorato di Jaime Lerner, ai movimenti sociali fu resa la vita impossibile: secondo i dati forniti dalla Commissione Pastorale della Terra, furono assassinati 17 militanti dell'Mst, si registrarono 134 azioni di sgombero violento delle terre con 325 feriti e vennero compiute ben 49 minacce di morte. Una pratica, quella delle minacce (e delle intercettazioni telefoniche), ancora oggi comune. Il 28 giugno di quest'anno, un mese prima del verdetto che avrebbe condannato Borracha, ad un testimone chiave dell'omicidio Anghinoni è stato vivamente "consigliato", in seguito ad una chiamata telefonica anonima, di non presentarsi al processo se avesse voluto preservare la sua integrità fisica. Il caso di Anghinoni arrivò anche alla Commissione Interamericana per i Diritti Umani (Cidh) quando, a pochi mesi dall'assassinio, emerse che dalle intercettazioni telefoniche (illegali) di colloqui tra Eduardo Anghinoni, il fratello Celso ed altri leader della Cooperativa de Comercialização da Reforma Agrária Avante Ltda (Coana - nata in seno all'occupazione), la polizia stava cercando di tenere sotto controllo i Sem Terra: in quegli anni, infatti, il Mst aveva lanciato una campagna di occupazioni delle terre che culminò con la presa di uno dei più estesi latifondi dello stato, appartenenti al gruppo Atala. Per il caso delle intercettazioni illegali, la Cidh riuscì a risalire a Copetti Neves, comandante della Polizia Militare condannato nel 2009 a 18 anni di prigione per traffico di droga, commercio di armi da fuoco e reclutamento di bande paramilitari. Se il verdetto che inchioda Borracha segna un punto a favore nella battaglia tra senza terra ed una giustizia più che sollecita quando si tratta di criminalizzare e condannare i movimenti sociali, ma lenta o inefficiente quando sono i contadini o gli indigeni ad esigere giustizia, alla famiglia di Eduardo Anghinoni resta l'amaro in bocca. La punizione dei mandanti del crimine, il cui obiettivo principale, in realtà, era quello di uccidere il più conosciuto dei due fratelli, Celso, sembra essere impossibile: non ci sarebbero infatti elementi sufficienti per portare sul banco degli imputati gli aderenti all'União Democrática Ruralista (Udr). L'ex presidente dell'Udr Marcos Prochet, tra i maggiori sospettati di essere tra i mandanti, era collocato provocatoriamente accanto alla famiglia di Jair Firmino Borracha in occasione del processo. L'Udr allora organizzava milizie private, in collaborazione con la Secretaria de Segurança Pública del Paraná, tramite agenzie private dedite ad imboscate, sgomberi e minacce nei confronti degli occupanti dell'Mst. Nel Paraná la pratica di reclutare sicari assoldati dai latifondisti purtroppo non è una novità, e nemmeno è ascrivibile al solo periodo in cui Jaime Lerner era governatore dello stato. Nel 2008, tra i vari crimini di cui si sono rese responsabili le bande paramilitari al servizio dell'Udr, dobbiamo registrare l'assassinio di Eli Dallemole, dirigente dell'Mst di origine italiana ucciso nella sua casa da un gruppo di pistoleiros incappucciati. La sua condanna a morte era stata decisa fin dal 2003, quando un gruppo di famiglie senza terra aveva occupato la fazenda Copramil a Ortigueira, sempre in Paraná: da quel momento le minacce e le intimidazioni contro di lui erano progressivamente aumentate, soprattutto il giorno in cui una milizia privata di quindici persone si introdusse nell'accampamento picchiando le famiglie occupanti (compresi i bambini) e cercando di appiccare il fuoco all' assentamento.

Darci Frigo, per anni impegnato con la Commissione Pastorale della Terra e adesso coordinatore della ong Terra de Direitos, sostiene che "in Brasile non basta condannare gli esecutori dei crimini, ma bisogna trovare i mandanti", questo perché è molto semplice reclutare pistoleiros pronti a tutto pur di guadagnare denaro. Un segnale forte dovrebbe provenire anche dal governo, che però, sotto i due mandati di Lula e l'attuale presidenza di Dilma Rousseff, ha di fatto aperto le porte all'agronegozio e alle transnazionali. 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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