Latina

In pochi giorni assassinati due attivisti sociali

Colombia: ancora sangue, ancora morti

Lettera aperta del Cric al presidente Santos
1 gennaio 2012
David Lifodi

In Colombia non passa giorno senza che qualcuno muoia assassinato. Solo negli ultimi giorni di Dicembre hanno pagato con la vita il loro impegno civile Holmes Marín Mera Vargas, giornalista della radio comunitaria Santander Estéreo, e Alexa Gómez Polania, portavoce degli sfollati di Mocoa, capitale del dipartimento di Putumayo.

Holmes Marín Mera Vargas era il pioniere delle radio comunitarie nel nord del Cauca, il territorio abitato dalle comunità indigene in resistenza riunite nel Consejo Regional Indígena del Cauca (CRIC) e nell' Asociación de Cabildos Indígenas del Norte del Cauca. Nel 1985, proprio nel Cauca, aveva contributo a fondare La Voz de los Samanes che, al pari di Santander Estéreo, svolgeva inchieste sociali e lavorava con le comunità della zona. L'assassinio è avvenuto nel municipio di Piendamó, nel centro del dipartimento del Cauca, un territorio non facile da abitare per la complessa situazione in cui vivono le comunità indigene, strette tra l'assedio dei paramilitari e la presenza della guerriglia, a cui i popoli indigeni sono erroneamente associati dal governo di Bogotà, che ha tutto l'interesse a militarizzare sempre di più la zona. Da domani dovrebbe entrare in vigore la nuova legge voluta dal presidente Santos, volta a garantire un processo di riparazione nei confronti dei familiari delle vittime della guerra sporca in Colombia, ma non risulta molto credibile. Il governo colombiano infatti non offre alcuna reale garanzia di protezione ai leaders dei movimenti sociali, ai difensori dei diritti umani e ai portavoce dei desplazados, le popolazioni sfollate a causa della guerra infinita condotta da paras e guerriglia, ma anche per cause ambientali. Alexa Gómez Polania e Holmes Marín Mera Vargas sono stati assassinati in maniera barbara, eppure bastava adottare un serio piano di protezione nei loro confronti per salvare le loro vite. Da tempo si sapeva che erano nel mirino, così come altri indigeni Nasa eletti alla direzione di municipi del Cauca e destinatari di pesanti minacce via cellulare. Possibile che il governo non sappia niente di messaggi inviati ai leader indigeni in cui è scritto che tutti i lottatori sociali impegnati nel Cauca "appoggiano i guerriglieri delle Farc e dell'Eln e sono nemici del governo"? Molti di questi avvisi in puro stile mafioso portano anche una firma, "aquilas negras", noto gruppo paramilitare, ma lo stesso ministro dell'Interno Germán Vargas Lleras preferisce dire che l'unico problema di ordine pubblico riguarda il legame (in realtà inesistente) tra indigeni e guerriglia. Il gioco di Juan Manuel Santos, responsabile dello scandalo dei falsos positivos (persone sequestrate, assassinate e poi presentate all'opinione pubblica come guerriglieri uccisi durante scontri con l'esercito) quando era titolare del Ministero degli Esteri, è quello di screditare le comunità indigene del Cauca, che si oppongono coraggiosamente ad almeno una decina di megaprogetti nella regione firmati dalla presidenza colombiana nel segno del Trattato di Libero Commercio ormai ratificato da tempo per compiacere gli Stati Uniti. Una lettera aperta del Consejo Regional Indígena del Cauca inviata al presidente Santos sottolinea come molte comunità abbiano deciso di scegliere la strada del silenzio come unica garanzia per mantenere salva la vita e difendere il proprio territorio, poiché le giornate di resistenza e mobilitazione pacifica si sono concluse con intimidazioni, minacce e aggressioni armate nei loro confronti. La missiva del Cric ritiene inoltre responsabile Santos e il suo governo di aver stretto un forte legame con "las aguilas negras bloque capital", i paras che svolgono il lavoro sporco per conto del governo ed entrano in azione in tutte quelle circostanze utili a creare tensione sociale e a confondere le acque. Del resto le attività degli indigeni del Cauca sono state sempre svolte alla luce del sole, dalla Minga de resistencia per l'autonomia e l'armonia territoriale con la Madre Terra alle iniziative per la fine della guerra e la difesa dei diritti umani. Al contrario, il governo non hai mai condannato in maniera chiara le azioni dei paras, mantenendo con loro un rapporto volutamente all'insegna dell'ambiguità.

La campagna "Tierra, vida y dignidad", condotta da Alexa Gómez Polania e Holmes, al pari del giornalismo sociale di Holmes Marín Mera Vargas, sono due progetti, e due vite, stroncate dal terrorismo di stato e di governo in spregio al diritto umanitario: quanti episodi del genere dovranno accadere ancora in quel buco nero della democrazia in cui è piombata da tempo immemore la Colombia? 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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