Latina

Scarcerato il latifondista mandante dell'omicidio

Brasile: Suor Dorothy Stang, ingiustizia è fatta

La missionaria statunitense fu uccisa nel 2005 per il suo impegno ambientalista
29 agosto 2012
David Lifodi

Il 12 Febbraio 2005 sei colpi di pistola uccisero Suor Dorothy Stang, missionaria statunitense di 73 anni che aveva speso tutta la sua vita nell’Amazzonia brasiliana a fianco dei contadini che rivendicavano il diritto alla terra. La scorsa settimana, il 22 Agosto, la giustizia brasiliana ha ucciso nuovamente Suor Dorothy: il tribunale supremo federale, su decisione del giudice Murilo Lemos Simão, ha deciso che il mandante intellettuale dell’omicidio, Regivaldo Pereira Galvão, potrà ricorrere in appello per perorare la sua causa di non colpevolezza.

Il latifondista, condannato nel 2010 a 30 anni di carcere, in teoria potrebbe cercare di fuggire o far perdere le sue tracce, anche perché, oltre all’assassinio di Suor Dorothy, è coinvolto in molti altri casi di minacce e prepotenze ai danni dei campesinos della regione. Anapú, la cittadina amazzonica dove la missionaria statunitense fu uccisa, si trova nella foresta amazzonica, stato del Pará, uno di quelli dove più duri sono i conflitti per la terra, insieme al Maranhão, come sottolinea anche la Commissione Pastorale della Terra (Cpt): per questo la decisione del tribunale supremo federale di Altamira sembra un vero e proprio invito a nozze per i latifondisti, una sorta di garanzia di impunità eterna. Anapú è da tempo infestata non solo dai fazendeiros, ma anche dalle grandi imprese che commerciano illegalmente il legname utilizzando i servigi dei madereiros: Suor Dorothy lottava anche contro di loro e ne denunciava l’utilizzo quotidiano del lavoro schiavo, pratica tuttora assai diffusa in Brasile. Regivaldo Pereira Galvão è molto potente, più del suo compare Vitalmiro Moura, anche lui condannato a 30 anni, e dei loro quattro sgherri anch’essi in prigione: Roniery Lopes, un testimone che aveva fatto il nome del fazendeiro in un altro processo, è stato assassinato nel 2009. Inoltre, va ricordato che lo stesso Pereira Galvão è andato in prigione, anche se per poco tempo, solo nel 2008, tre anni dopo l’uccisione di Suor Dorothy, ed in questo periodo ha proseguito ad intimidire tutte le persone impegnate a lavorare nei progetti di sviluppo sostenibile costruiti faticosamente dalla missionaria statunitense nel corso degli anni. L’omicidio della suora si inserisce in un contesto di costanti violazioni dei diritti umani: nelle ultime due decadi, ricorda la Commissione Pastorale della Terra, sono stati uccisi oltre 1500 contadini. Fortemente in pericolo anche la vita di popoli indigeni e quilombolas: solo per rimanere alla più stretta attualità destano preoccupazione le drammatiche condizioni in cui vivono i guaranì-kaiowá nel Mato Grosso do Sul, ma anche la schizofrenia di una giustizia a due velocità, che molto spesso sta dalla parte dei persecutori. Ad esempio, lo stesso giudice Murilo Lemos Simão ha assolto il fazendeiro Vicente Correia Neto ed i suoi pistoleiros dall’accusa di aver ucciso, nel giugno del 2011, il leader sindacale Valdemar Barbosa de Oliveira, “colpevole” di aver condotto un’occupazione su terre di proprietà del latifondista, Identica decisione Murilo Lemos Simão l’ha presa anche in relazione all’omicidio di José Claudio Ribeiro da Silva e sua moglie, assassinati nel maggio 2011 nel Pará per il loro impegno ambientalista.

Dinailson Benasuly, coordinatore del Comitato Suor Dorothy Stang, promette battaglia, e lo stesso avvocato Aton Fon Filho, incaricato di seguire il caso dalla Commissione Pastorale della Terra, garantisce che farà di tutto affinché Regivaldo Pereira Galvão torni in carcere per scontare la sua pena, ma il suo coinvolgimento in azioni simili successivamente all’assassino di Suor Dorothy, unito all’organizzazione di squadre di pistoleiros pronte a tutto, lascia pensare che il fazendeiro goda di un’ampia protezione e sia sicuro di farla franca.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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