Latina

La Teologia della Liberazione e i leader latinoamericani del XXI secolo

19 dicembre 2012
di Alessandro Nigro (Quito-Ecuador)


Teologia della Liberazione La Teologia della Liberazione (TdL) già dalla nascita si prefigura come un movimento sociale fortemente impegnato nel politico. Nel 1968, quando la maggior parte del continente latinoamericano era soffocato da dittature militari e da regimi repressivi si erse la voce del Consiglio Episcopale Latinoamericano, che, riunito in Medellin (Colombia), prendeva le difese dei poveri e diseredati, così come auspicato dal messaggio evangelico, e condannò duramente queste dittature in favore di una maggiore democrazia e partecipazione dei poveri alla gestione della politica.  Come affermò il sacerdote Gustavo Gutierrez, che per primo parlò di “TdL”, nel suo libro dallo stesso titolo, “niente è fuori dal compromesso politico. Tutto ha una colorazione politica”. Mentre il Vaticano condannò duramente questa dottrina accusandola di marxismo, essa si diffuse rapidamente in tutto il continente grazie alle Comunità Ecclesiali di Base e ai sacerdoti Gustavo Gutierrez, Helder Camara e Leonardo Boff.

Dalla concettualizzazione dell’opzione preferenziale dei poveri, numerosi intellettuali latinoamericani, sacerdoti o laici, si sono occupati, nella società e nella politica, di riconsiderare la società nella quale vivevano proprio dal punto dei vista degli emarginati e di iniziare a lavorare per un cambiamento partendo proprio dai diseredati.

A distanza di più di 40 anni dalla sua formulazione, la TdL come movimento dal basso ha saputo canalizzare politicamente milioni di bisognosi in un progetto politico di ampio respiro che, abbracciando la fede cristiana della speranza di un mondo migliore, non si limita solamente a una promessa impalpabile di un mondo extra terreno ma dà risposte concrete in questo mondo terreno.

Parte del successo che sta vivendo in questi anni la TdL si deve anche al fallimento delle rivoluzioni marxiste che hanno infiammato il continente negli anni ’60 e ’70. Lo scontro diretto con il potere dittatoriale non portò a risultati significativi (con l’eccezione di Cuba) e, si può dire che, oggi, la guerriglia sia definitivamente scomparsa in quasi tutte le nazioni latinoamericane. Le molte sigle che si sono succedute, Sendero Luminoso in Perù, il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale del Nicaragua, i Tupamaros in Uruguay, l’Esercito rivoluzionario del popolo e i Montoneros in Argentina, l’Azione di liberazione nazionale e l’Avanguardia popolare rivoluzionaria in Brasile, Sol Rojo in Ecuador, Frente patriotico Manuel Rodriguez in Cile e le Forze armate rivoluzionarie in Guatemala, sono oramai solo un ricordo e i guerriglieri sono definitivamente confluiti in partiti che concorrono democraticamente alle elezioni. Con l’inizio delle trattative in Colombia anche le Forze armate rivoluzionarie colombiane (Farc) stanno, poco alla volta, abbandonando la lotta armata per abbracciare la via democratica per la conquista del potere.

Anche grazie a una sorta di riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa di Roma questa teologia sta subendo una sorta di revival. Nel 1986 il Papa Giovanni Paolo II in una lettera indirizzata ai vescovi del Brasile afferma che la TdL, sebbene nata in America Latina, oggi forma parte del patrimonio teologico della Chiesa Universale. Sconfessando apertamente l’ala conservatrice del Vaticano, Giovanni Paolo II affermò che “la TdL è non solo opportuna, ma utile e necessaria “.

Oggi la TdL gode di buona salute e la maggior parte dei leader latinoamericani di sinistra al potere le rende pubblica riconoscenza in quanto ha ispirato profondamente le riforme strutturali che si stanno dispiegando in questi anni in America Latina e di cui l’America Latina ha estremo bisogno.

Il primo laboratorio politico che ebbe a disposizione la TdL fu il Nicaragua. Negli anni ’70, durante la dittatura della famiglia Somoza appoggiata dagli Stati Uniti, numerosi sacerdoti e laici cattolici appartenenti alla TdL presero parte attiva alla lotta armata per rovesciare il governo. Alla vittoria del Fronte Sandinista nel 1979 entrarono a far parte del governo due massimi esponenti della TdL nicaraguense. Ernesto Cardenal, sacerdote e poeta, fece parte del Governo dal 1979 al 1987 come ministro della Cultura e Miguel D’Escoto, sacerdote, come ministro degli esteri dal 1979 al 1990. Entrambi furono pubblicamente scomunicati e sospesi a divinis durante una visita ufficiale del Papa Giovanni Paolo II in Nicaragua nel 1983. Attualmente, il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale, al cui interno vi sono numerosi esponenti di questa teologia, è tornato al potere nel 2006 dopo una pausa di 16 anni.

Un importante riconoscimento alla TdL proviene dal Messico. Il Subcomandante Marcos, in occasione della morte di Samuel Ruiz Garcia, vescovo messicano morto il 24 gennaio 2011, afferma che “l’opzione per i poveri non muore con don Samuel, ma vive e agisce in tutto quel settore della Chiesa Cattolica che ha deciso di essere coerente con quello che predica”.

In Brasile la TdL è un’ideologia molto diffusa e radicata nel territorio fin dalla sua nascita grazie soprattutto alle sue circa 100.000 Comunità Ecclesiali di Base e all’opera del Cardinale di San Paolo Paulo Evaristo Arns. Nel solco di questa ideologia si sono venute a formare negli anni una serie di organizzazioni sociali come il Movimento dei Senza Terra, la Pastorale Indigena e il Movimento Negro che, basandosi sul messaggio evangelico, cercano di strutturare e dar voce a gruppi emarginati dalla società brasiliana. Ancora più importante è che molti cattolici legati alla TdL contribuirono insieme a dirigenti sindacali e intellettuali di sinistra, il 10 febbraio del 1980, alla fondazione del Partito dei Lavoratori, il partito progressista che governa il Brasile dal 2002, di cui è leader Luis Inàcio Lula.

Anche il Presidente Rafael Correa dell’Ecuador si identifica pubblicamente con la TdL. “Un vero cristiano non può permettere questo livello di disuguaglianza” disse durante la sua campagna elettorale, nella quale si definì come un umanista, cristiano e di sinistra. “Umanista perché per me la politica e l’economia sono al servizio dell’uomo. Cristiano perché mi nutro dalla dottrina sociale della Chiesa, e, di sinistra, perché credo nell’uguaglianza, nella giustizia e nella supremazia del lavoro sul capitale”. Dopo una formazione compiuta in scuole e università cattoliche, ebbe il suo contatto più ravvicinato con la TdL durante un periodo di volontariato in una missione salesiana situata in un villaggio a maggioranza indigena delle Ande in cui insegnò matematica e fornì il suo aiuto nella costruzione di una rete di microimprese rurali. Nel suo discorso di insediamento alla presidenza disse “la nuova condotta economica dell’Ecuador avrà come priorità una politica dignitosa e sovrana, è dire, più che liberare i mercati, liberare il paese dagli atavici e potenti interessi nazionali e internazionali che lo dominano; con una chiara opzione preferenziale per i più poveri e diseredati; e priorizzando l’essere umano al di sopra del capitale”. Continuò dicendo “Il mio sogno è vedere un Paese senza miseria, senza bambini di strada, una Patria senza opulenza, però dignitosa e felice. Una Patria amica, condivisa da tutti.”

Anche l’ex Presidente del Paraguay e ex vescovo Fernando Lugo si riconosce nella TdL. Lugo dopo essere stato ordinato sacerdote il 15 agosto del 1977 si trasferì in Ecuador dove lavorò come missionario in alcune località delle Ande. Durante questo periodo, attraverso la collaborazione con alcuni esponenti di questa corrente, Lugo inizia ad identificarsi con la TdL. Ritornato in patria fu espulso dalla dittatura militare che governava il Paraguay e quindi costretto a rifugiarsi a Roma dove studiò scienze sociali. Ritornato in Paraguay in seguito alla caduta del regime fu nominato vescovo e assegnato alla Diocesi di San Pedro, una delle aree più povere del Paese. Per il suo appoggio ai contadini senza terra in un periodo di alta conflittualità rurale, secondo i dettami propri della TdL, iniziò ad essere conosciuto come il “vescovo dei poveri”. In questo periodo fu anche il responsabile delle Comunità Ecclesiali di Base del Paraguay. Fortemente impegnato in politica, sostenendo una riforma agraria in favore dei contadini poveri, Lugo si candidò, non prima di aver rinunciato all’episcopato ed essere sospeso dalle sue funzioni sacerdotali dal Vaticano, alle elezioni presidenziali del 2008 dove vinse con un ampio margine contro il Partito Colorato, partito che governava ininterrottamente il Paraguay da 60 anni, grazie anche a colpi di Stato. (Ed è proprio un giudizio politico del parlamento paraguaiano, definito come colpo di Stato dall’Argentina, Brasile e Uruguay, che lo destituisce il 22 giugno del 2012). Dopo il suo trionfo elettorale riassunse così il suo programma di governo “A partire da oggi, il mio Paese sarà la mia cattedrale. Fino ad ora sono stato in una cattedrale insegnando, condividendo, soffrendo, costruendo. Oggi mi metto a disposizione di tutti i cittadini del Paraguay per ricostruire dalla politica questa nazione come meritiamo tutti noi paraguaiani, una nazione più giusta e fraterna, riconciliata, dove la giustizia non sia solo un oggetto di lusso per alcune persone, ma per tutti e tutte nello stesso modo”.

Il Presidente Hugo Chávez del Venezuela, in risposta a un attacco della Conferenza Episcopale del Venezuela, che espresse dubbi circa la democrazia della riforma costituzionale e mise in guardia circa l’intenzione di Chàvez di instaurare un sistema basato sul marxismo-leninismo, affermò “Davanti agli attacchi dei vescovi, invito tutti a prendere il cammino della TdL”. “Bisogna prendere il percorso della TdL e non il percorso di quei vescovi che difendono le classi potenti, che formano parte della stessa corrente di estrema destra che difese la dittatura di Augusto Pinochet, dell’Argentina e dei tiranni che uccisero, che torturarono e loro (i vescovi) dissero “amen” affermò.

Vi è uno scambio reciproco tra questi leader politici e la TdL. Se da un lato, le Comunità Ecclesiali di Base fanno comodo ai leader progressisti di sinistra latinoamericani in quanto rappresentano un sicuro bacino elettorale, dall’altro la TdL, dopo anni passati nella condanna ufficiale della Chiesa di Roma, proprio grazie a questi leader, sta oggi vivendo un rinascimento, in cui si approfondiscono tematiche vecchie e se ne creano di nuove, come le tematiche ambientali, la denuncia del neoliberismo e dell’economia di mercato.

La coscienza dei governi progressisti e di sinistra, oggi, appare sempre più influenzata da concetti quali la democrazia partecipata, il recupero dei beni comuni e della ricchezza delle risorse naturali, concetti sviluppati dalla riflessione della TdL.

In un continente dove la povertà riguarda il 28,8% della popolazione, ossia 168 milioni di persone, una forza che è insieme sia religiosa che politica e che parli in maniera privilegiata ai poveri può rappresentare un fattore di cambiamento importante.

Anche se la povertà non è di certo sconfitta in America Latina e il cammino da intraprendere per sconfiggerla è ancora lungo, un segnale positivo ci giunge da questa comunione di intenti tra politica e comunità cattolica.

Note: Articolo tratto da www.cambiailmondo.org - 11 dicembre 2012
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