Latina

Nicaragua: Ripensare la previdenza sociale e le pensioni salvaguardando i lavoratori

Una proposta delle organizzazioni sindacali contro il diktat del Fmi
21 marzo 2013
Giorgio Trucchi

Presentazione della proposta (Foto G. Trucchi) Con l'obiettivo di frenare l’avanzata delle ricette neoliberiste del Fondo monetario internazionale, Fmi, varie organizzazioni che fanno parte del Movimento sindacale nicaraguense hanno presentato in Parlamento una proposta di riforma integrale della previdenza sociale e del sistema pensionistico, Inss, che antepone la salvaguardia dei diritti dei lavoratori alla filosofia fondomonetarista.

Dopo avere studiato a profondità la materia e avere raggiunto un consenso tra le parti, lo scorso 1 febbraio le organizzazioni hanno presentato il progetto di legge alla Prima segreteria del Parlamento, primo passo che dovrebbe portare alla sua discussione all’interno della Commissione Sanità e Previdenza Sociale del Parlamento.

“Abbiamo convocato questa conferenza stampa non solo per far conoscere la nostra proposta, ma anche per approfondire la discussione, l'analisi e il dibattito pubblico su questo tema", ha detto Marcial Cabrera, segretario generale della Federazione unitaria dei lavoratori dell'alimentazione del Nicaragua, Futatscon, una delle organizzazioni che hanno redatto il progetto di legge.

Di fronte a una problematica che colpisce praticamente tutti i Paesi del mondo e alla necessità di rafforzare il sistema pensionistico e della previdenza sociale, le organizzazioni sindacali hanno respinto con forza la proposta formulata dal Fmi, di duplicare la quantità minima di contribuzioni indispensabili per la maturazione della pensione - da 750 a 1.500 settimane – e l’aumento dell’età pensionabile da 60 a 65 anni.

"In un paese come il Nicaragua dove l’aspettativa di vita è di 73 anni, approvare questa proposta sarebbe il colpo di grazia per i lavoratori. Invece di fare queste proposte e imporre queste ricette, l'Inss dovrebbe pensare ad un riordinamento della materia, e anche a come utilizzare gli strumenti legali che già possiede, per obbligare i datori di lavoro a iscrivere e versare i contributi dei loro lavoratori", ha spiegato Cabrera.
Dati ufficiali dell'Inss riconoscono un deficit delle contribuzioni di circa il 50 per cento, ma studi indipendenti elevano questa percentuale a oltre il 76 per cento. Diventa inoltre necessario impegnarsi a fondo per ampliare la base dei contribuenti, poiché dei 2,8 milioni di cittadini che compongono la popolazione economicamente attiva, Pea, solo il 23 per cento versa i contributi.


“Ci sono settori, come quello agricolo, dove solamente il 5 per cento dei lavoratori è iscritto alla previdenza sociale. Questo fenomeno fa sì che, ogni anno, più di 58 milioni di dollari non entrano nelle casse del sistema della previdenza sociale", ha aggiunto il dirigente sindacale.

La proposta

L’urgenza della riforma si deve al progressivo aumento del numero di persone pensionate di fronte a una diminuzione o stagnazione della quantità di chi versa i contributi.  Inoltre, l’indicizzazione delle pensioni fa sì che aumentino in media molto di più dei salari. “Per far fronte a questa situazione e continuare a pagare le pensioni, l’Inss dovrà ricorrere al proprio Fondo di riserva, che si esaurirà in pochi anni e comunque non oltre il 2021”, spiega l’economista indipendente Adolfo Acevedo Vogl.

Secondo lui, dopo il 2030 già non sarà possibile proporre soluzioni provvisorie che puntino a posporre nel tempo una soluzione definitiva. “Se per quel periodo non si produrrà un cambiamento radicale per ciò che riguarda l’offerta e la produttività dell’economia, il deficit sarà ingovernabile e il sistema pensionistico si dichiarerà in bancarotta”, ha aggiunto.

La proposta di riforma integrale che proviene dai sindacati prevede una drastica riduzione delle spese operative ed amministrative dell’Inss (dal 10,8 al 6 per cento), il rafforzamento della gestione degli investimenti per ottenere un tasso reale di ritorno che oscilli tra il 2,70 e il 3 per cento.
Si propone anche di migliorare la qualità e quantità delle ispezioni per stroncare il fenomeno del mancato versamento, parziale o totale, dei contributi e di innalzare, in modo scaglionato, la percentuale di contribuzione dall’11 al 15 per cento.

Le organizzazioni sindacali hanno infine chiesto che lo Stato paghi il debito che negli ultimi decenni ha contratto con l’Inss e che ammonta a più di 600 milioni di dollari, che si crei una Sovrintendenza della Previdenza Sociale e che il Consiglio direttivo dell’Inss sia nominato dal Parlamento – e non come adesso dal Presidente della repubblica – scegliendo all’interno di terne presentate dal governo, dai lavoratori e dall’impresa privata.

Il progetto di legge è stato presentato in Parlamento insieme a più di 15 mila firme di sostegno raccolte tra la popolazione. Una copia è stata anche consegnata al Presidente della Repubblica, Daniel Ortega, al direttore dell’Inss e ad altre autorità.

“Promuoveremo la discussione tra le parti fino a trovare un accordo tripartito, perché la previdenza sociali e le pensioni, nello specifico, appartengono a tutti”, ha detto Luis Barboza, presidente della Confederazione sindacale dei lavoratori “José Benito Escobar”, Cst-Jbe.

I dirigenti sindacali presenti alla conferenza stampa hanno anche lanciato un appello alle forze sociali affinché si approvi al più presto la legge che regola la terzerizzazione della manodopera e del lavoro e che, attualmente, si trova bloccata in Commissione lavoro a causa della ferrea opposizione dell’impresa privata.

“Dobbiamo ampliare la base dei contribuenti e l’approvazione di questa legge permetterà che migliaia di nicaraguensi escano dal lavoro nero, comincino a versare i contributi e godano dei loro diritti”, ha concluso Barboza.

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