Latina

Nicaragua: Agroecologia e semi nativi per assicurare la sovranità alimentare

Nuove sfide di fronte alle devastazioni del cambiamento climatico
16 aprile 2014
Giorgio Trucchi

Seminario (Foto G. Trucchi | Rel-UITA)

Con l'obiettivo di risaltare l'importanza dell'agroecologia e di rafforzare il quadro giuridico nazionale per la protezione dei semi nativi e creoli e il diritto al loro libero interscambio come un bene di proprietà collettiva, l'Alleanza “Semillas de Identidad” e la Società Scientifica Latinoamericana (SOCLA), in coordinazione con il parlamento nicaraguense, hanno organizzato il forum “Agroecologia, semi nativi e sicurezza alimentare: progressi e sfide per il loro sviluppo in Nicaragua”.

Attualmente, nel mondo la quantità di terra coltivata è di 1500 milioni di ettari, di cui l'80% è occupato da estese monocolture e almeno 175,2 milioni sono coltivazioni modificate geneticamente (Isaa 2013). In entrambi i casi, l'uso massiccio di agrotossici e la vulnerabilità rispetto ai cambiamenti climatici è molto elevata.

L'agricoltura industriale è responsabile dell'emissione di gas serra per una quantità che si stima essere tra il 44% e il 57%, implica uno sfruttamento intensivo delle acque sotterranee, è causa della deforestazione di 13 milioni di ettari e distrugge 75 mila milioni di tonnellate di copertura vegetale ogni anno (Grain).

Inoltre, utilizza 150 coltivazioni, ma è concentrata solo in 12 di esse, lavorando su 5 specie e meno di 100 varietà e fornisce soltanto un quarto dell'alimentazione di cui necessita il pianeta. “Per alimentare solo il 30% della popolazione mondiale, l'agricoltura industriale utilizza tra il 70 e l'80% della terra arabile, il 70% dell'acqua e l'80% dei combustibili fossili utilizzati in agricoltura. Tutto ciò non ha futuro”, sostiene Miguel Altieri, presidente onorario della SOCLA.

In contrapposizione a questo, Altieri, che è anche professore di agroecologia presso l'Università di Berkeley, California, rileva che ci sono circa un miliardo e mezzo di contadini e contadine che generano 7 mila specie di coltivazioni e 2,1 milioni di varietà distinte e alimentano il 70% dell'umanità, utilizzando appena il 24% delle terre, meno del 20% dei combustibili fossili e il 30% dell'acqua utilizzata per uso agricolo.

Nel 90% circa di queste coltivazioni, l'agricoltura contadina e familiare utilizza semi nativi o creoli, garantendo la loro conservazione, riproduzione, miglioramento genetico e il loro alto rendimento.

Agroecologia e semi native

Secondo Miguel Altieri, l'agroecologia è l'unico paradigma possibile per affrontare le sfide del futuro in America Latina, non solo per garantire la sovranità alimentare, ma anche per la resilienza al cambiamento climatico.

“E' un autentico scontro tra paradigmi. L'agroecologia di base contadina, uno dei pilastri della sovranità alimentare, con il suo elevato tasso di diversità, produttività e resilienza, di fronte al modello corporativo dell'agricoltura industriale, che domina i mercati e il sistema alimentare” dice Altieri.

Andreu Pol, assessore del Programma da Contadino a Contadino (PCaC) dell'Unione Nazionale Agricoltori e Allevatori del Nicaragua (UNAG), sostiene che oggi più che mai, si deve accentuare la tutela e il salvataggio delle sementi native.

“Questi semi sono estremamente importanti per la loro origine ancestrale e la loro grande esperienza evolutiva, la loro capacità di adattamento climatico, la loro biodiversità e variabilità genetica. E anche per la loro sostenibilità per il futuro e l'alto rendimento” ha spiegato Pol.

Il dottore in biologia ambientale sottolinea inoltre l'importanza della conservazione del patrimonio genetico in mano contadina. Attualmente in Nicaragua si sta consolidando la presenza di circa 342 banche di semi e sono state create reti a livello nazionale che interagiscono tra di loro.

Rafforzare il quadro normativo

Questi paradigmi scientifici che si stanno sviluppando intorno al concetto di agroecologia si costruiscono reciprocamente con i movimenti sociali e devono poter contare su risposte politiche adeguate a questo processo di cambiamento.

“In vari paesi dell'America Latina ci sono leggi che riguardano l'ggroecologia, ma la distanza tra la teoria e la pratica è, molto spesso, abissale. La vera sfida è come collegare le leggi ad azioni locali concrete”, dice Altieri.

Durante l'attività, le organizzazioni che fanno parte dell'Alleanza “Semillas de Identidad” hanno presentato anche mozioni al progetto di legge generale delle sementi, con le quali hanno chiesto il riconoscimento delle differenze tra le sementi native o creole e le sementi certificate e, per questo, la loro esclusione dal processo di registro e certificazione delle sementi convenzionali.

Inoltre, questi semi devono essere considerati dallo Stato come parte del patrimonio genetico nazionale, non possono essere privatizzati o soggetti a brevetti in favore di imprese private nazionali o internazionali.

Infine, l'Alleanza “Semillas de Identidad” ha chiesto che i semi nativi e creoli, che attualmente sono utilizzati nell’80% della produzione dell'alimentazione basica del Nicaragua, siano considerati di proprietà collettiva e sia garantito il loro libero interscambio tra le famiglie contadine.

“La creazione di un sistema normativo che protegga questi semi e le conoscenze associate, offrirà al Nicaragua un elemento importante di sviluppo sostenibile. E' per questo che, oltre a queste mozioni, presenteremo un progetto di legge speciale per la produzione di sementi autoctone con prospettiva agroecologica”, ha concluso Julio Sanchez, esperto del Centro Humboldt.

Traduzione: Sergio Orazi

Note: Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org
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