Latina

Il giovane era stato rapito dalla polizia il 31 gennaio 2009

Argentina: ritrovato senza vita il corpo di Luciano Arruga

I militari pretendevano di arruolarlo tra la delinquenza comune
5 novembre 2014
David Lifodi

internet Luciano Arruga era un adolescente argentino che viveva in una poverissima periferia della Gran Buenos Aires, desaparecido dal 31 gennaio 2009 dopo essere stato rapito dalla bonaerense, la polizia di Buenos Aires spesso implicata in casi criminali: il suo corpo è stato ritrovato il 17 ottobre scorso, nel cimitero della Chacarita, sepolto come NN, senza nome.

Eppure, quello che al momento della sparizione era un giovane di 16 anni, un nome  e un volto ce l’aveva, anche per gli aguzzini della bonaerense, intenzionata a reclutarlo perché rubasse per loro. Luciano aveva una storia di piccoli precedenti penali alle spalle. Quale occasione migliore, per la polizia, di reclutarlo e farlo“lavorare” per loro, in un contesto in cui quelli che di giorno lavorano con la divisa dello stato alla sera la tolgono per indossare i panni dei criminali? Arruga era già stato al distaccamento militare di Lomas del Mirador, quello dove poi sarà torturato e minacciato di morte prima di divenire uno dei nuovi desaparecidos argentini al tempo della democrazia e della pace sociale, una prima volta qualche mese prima della sua sparizione: la bonaerense lo aveva condotto in commissariato per chiedergli conto del presunto furto di alcuni telefoni cellulari. Già in quell’occasione il giovane aveva dovuto rivolgersi alle cure di un ospedale a causa delle percosse subite, ma, di concerto con la madre, aveva preferito non sporgere denuncia proprio a causa delle ripetute minacce dei militari. Da allora Arruga fu fermato più volte dalla polizia, fin quando gli uomini della bonaerense, che il grande giornalista argentino Horacio Verbitsky ha definito come “una delle organizzazioni criminali più grandi del paese”, non gli proposero di rubare per loro. In pratica, Luciano avrebbe dovuto “arruolarsi” tra le file della polizia in veste di ladro, un aspetto non così sorprendente poiché la stessa bonaerense è nota per avere al proprio interno ex paramilitari, simpatizzanti della dittatura, ma, soprattutto, criminali provenienti dalla delinquenza comune. Se il giovane avesse accettato di compiere piccoli furti per la polizia, avrebbe ricevuto copertura e protezione dalla bonaerense: fu il suo netto rifiuto a determinarne condanna a morte, nell’impunità generale. Il corpo di Luciano è stato ritrovato, infatti, grazie alle indagini parallele compiute dalla madre e dalla sorella di Arruga, Mónica Alegre e Vanessa Orieta, con l’appoggio di Horacio Verbitsky e del Centro de Estudios Legales y Sociales (Cels), diretto dallo stesso giornalista e scrittore. La morte di Arruga, hanno denunciato in una conferenza stampa tenuta poco dopo il ritrovamento del corpo i suoi familiari e il Cels, era stata derubricata ad un semplice incidente stradale dovuto ad un’auto che aveva investito il giovane, ma è evidente che questa versione presenta lacune e contraddizioni di ogni tipo. Il conduttore del veicolo è stato scagionato dai giudici del caso dall’accusa di mancato soccorso: pare che Arruga sia stato condotto in ospedale dopo l’incidente e sottoposto ad un intervento chirurgico che però non gli ha salvatola vita. Nel frattempo, l’indagine per desaparición forzada de persona si era arenata e il corpo di Arruga è stato ritrovato grazie alle impronte digitali individuate nella banca dati dei sepolti non identificati grazie alle perizie della Polizia Scientifica. Per la morte di Arruga sono stati indagati e successivamente espulsi dalla bonaerense otto agenti, ma non sono mai finiti sotto processo. Inoltre, ci sono le testimonianze di altri detenuti che hanno denunciato le torture ricevute da Luciano in carcere, prima che i poliziotti lo facessero scomparire. Anche sulla dinamica dell’incidente pesano forti dubbi che non alleggeriscono, ma aumentano, la colpevolezza dei poliziotti in merito alla morte di Arruga. L’”incidente stradale” sembra infatti esser stato provocato dagli stessi militari, una pratica utilizzata in più occasioni, a partire dal 2002, quando la bonaerense rapì il giovane Ezequiel Demonty, lo torturò e poi lo costrinse a buttarsi nelle acque limacciose del fiume Riachuelo di Buenos Aires, dove morì annegato. Ad esempio, il luogo dove Luciano attraversò la strada non era quello preposto per passare dall’altro lato della carreggiata, e ancora: perché l’ospedale Santojanni, presso il quale Arruga venneoperato, non avvertì la famiglia? È stato solo grazie alla tenacia dei familiari di Luciano, dopo una battaglia durata oltre cinque anni, che il suo corpo è stato ritrovato, ma, come ha sottolineato la sorella Vanessa Orieta, resta da vincere la guerra contro il pregiudizio, la discriminazione e il disprezzo nei confronti dei giovani poveri delle periferie urbane, contro i quali da anni è in corso una vera e propria operazione di pulizia sociale. Lo stato argentino, da parte sua, non si è mai interessato a fondo né del caso Arruga, né dell’esclusione di cui sono vittima i giovani delle periferie. L’ex presidente argentino, ora defunto, Néstor Kirchner, aveva provato a riformare la bonaerense, nota per i suoi metodi violenti, ma senza grandi risultati: i criminali che ci “lavoravano” prima sono in buona parte al loro posto. L’impunità della bonaerense è tale che nell’agosto 2012 Mario Arruga, il fratello di Luciano, fu seguito da un’auto della polizia che se lo llevó per qualche ora proprio nella zona dove era stato rapito Luciano e fu picchiato poiché era ritenevano responsabile della morte di un loro collega. Sebbene il Comitato dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Onu avesse ingiunto all’Argentina di condurre un’indagine esaustiva sul caso già alcuni anni fa, lo stato non ha fatto molto e lo stesso governatore della Provincia di Buenos Aires, Daniel Scioli, è sempre riuscito ad eludere la questione. Non solo: lo stesso Scioli, in passato, aveva proposto di abbassare l’imputabilità dei minori. In Argentina, i minori non possono essere condotti in carcere e quindi i militari che portarono Luciano al distaccamento di Lomas del Mirador lo fecero in maniera del tutto illegale. Da anni, ormai, l’equazione giovani delle villas miserias=delinquenza ha preso sempre più piede, e la lista degli adolescenti fatti scomparire o assassinati dalla polizia è assai lunga. Il 12 ottobre di 17 anni fa fu ucciso il diciannovenne Sebastián Bordón e il suo corpo fu ritrovato non lontano da un distaccamento militare della provincia di Mendoza: si trattò di uno dei casi emblematici di gatillo fácil per il quale furono condannati sette poliziotti e due civili a pene tra i due e i quindici anni. Nella sola città di Mendoza i casi di questo tipo sono decine dal ritorno del paese in democrazia (circa 3700 in tutta l’Argentina) e la questione delle periferie urbane resta ancora aperta.

Infine, non si hanno più notizie di Julio López dal 18 settembre 2006: era il testimone chiave nel processo contro l’ex commissario Miguel Etchecolatz, suo torturatore trenta anni prima, quando Julio era stato rapito dalla polizia politica di Astiz e Videla. In un’Argentina dove, seppur con fatica, sono stati condotti a processo alcuni militari del regime, i desaparecidos in democrazia rappresentano una ferità e un’offesa per l’intero paese.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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