Latina

Missione internazionale valuterà la situazione dei diritti umani in Honduras

Preoccupante escalation della violenza contro difensori dei diritti umani
10 maggio 2016
Giorgio Trucchi

Incontro delegazione e famiglia di Berta Cáceres (Foto G. Trucchi /Rel-UITA)

Dal 7 al 12 maggio, diversi rappresentanti di organizzazioni internazionali dell'America Latina, Stati Uniti ed Europa, tra cui la Rel-UITA, prenderanno parte a una missione di osservazione internazionale sulla situazione dei difensori dei diritti umani in Honduras, in particolare nella zona del Bajo Aguán, colpita negli ultimi anni da un violento conflitto agrario generato dall'espansione incontrollata della palma africana.

“Organizzare una missione nella situazione attuale non è stato facile, ma era importante che attivisti, docenti, difensori dei diritti umani e giornalisti venissero qui e costatassero direttamente la drammatica realtà che stiamo vivendo", ha dichiarato a La Rel, Bertha Oliva, coordinatrice del Comitato dei famigliari dei prigionieri scomparsi in Honduras, Cofadeh.

“Crediamo che la situazione nel Bajo Aguán non sia molto cambiata, e che il livello di repressione contro le famiglie e le organizzazioni contadine si sia intensificato negli ultimi anni", ha aggiunto l'attivista dei diritti umani.

Lo Stato si arrampica sugli specchi

“Nel Bajo Aguán non è cambiato nulla”

Dopo il colpo di Stato che nel 2009 ha rovesciato l'allora presidente Manuel Zelaya, migliaia di famiglie contadine hanno subito i violenti attacchi della repressione scatenata dai latifondisti e dai produttori di palma africana, nel mezzo di una militarizzazione crescente del territorio e di una criminalizzazione della protesta sociale.

Decine di contadini e difensori dei diritti umani sono stati brutalmente assassinati. La loro unica colpa è stata quella di aver contribuito ad accompagnare un processo di recupero delle terre, attraverso il quale si voleva garantire a migliaia di famiglie contadine il diritto di accesso alla terra e a una vita dignitosa.

Gli autori materiali e intellettuali dei crimini continuano a godere della più assoluta impunità .

“Lo Stato ha voluto venderci l'idea che sono stati fatti passi avanti e che la situazione di vulnerabilità dei difensori dei diritti umani sia migliorata. Sappiamo che non è così e ci preoccupa il velo di silenzio che è caduto sul Bajo Aguán”, ha segnalato Oliva.

La coordinatrice del Cofadeh, l'organizzazione che ha promosso la missione internazionale, ha anche detto che attualmente nella zona si osserva una maggior livello di ostilità nei confronti dei difensori dei diritti umani.

“La missione ci aiuterà a comprendere la realtà attuale e a misurarne la complessità che, purtroppo, si sta espandendo in tutto il territorio nazionale", ha indicato Oliva.

Berta vive!

L'incontro con la famiglia

Prima di recarsi nella zona dell'Aguán, la missione si è riunita nella città di La Esperanza, Intibucá, con la familgia della dirigente indigena lenca e attivista sociale Berta Cáceres, ignobilmente assassinata lo scorso 2 marzo.

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Fino a oggi sono state arrestate cinque persone vincolate all'omicidio. Nell'udienza preliminare, la giudice ha letto formalmente i capi d'accusa e ha stabilito la custodia preventiva per quattro degli accusati. Il quinto sarà presentato prossimamente davanti al giudice.

Uno degli accusati è Sergio Rodríguez, direttore sociale e ambientale dell'impresa Desarrollo Energéticos S.A. (DESA), promotrice del progetto idroelettrico Agua Zarca.

Gli altri due sono militari. Uno di loro, Douglas Geovanny Bustillo, è un tenente dell'esercito in congedo ed ex vicecapo di sicurezza di DESA, mentre Mariano Díaz Chávez è maggiore delle Forze speciali delle Forze armate nonchè istruttore della Polizia militare dell'ordine pubblico, Pmop.

Questa situazione sembra corroborare l'ipotesi, sostenuta con forza dalla famiglia di Berta Cáceres e dal Consiglio civico delle organizzaaioni popolari e indigene dell'Honduras, Copinh, del diretto coinvolgimento di DESA e dello Stato nell'omicidio dell'attivista dei diritti umani.

Sia la famiglia che il Copinh continuano ad insistere sull’urgenza di una chiusura immediata e definitiva del progetto idroelettrico, e di insediare una commissione internazionale per l'investigazione indipendente e imparziale del crimine.

Le comunità Lenca di Río Blanco organizzate nel Copinh hanno lottato per anni contro il progetto Agua Zarca. Per questa lotta, Berta Cáceres ha ricevuto il Premio Goldman nel 2015.

Pretendono, inoltre, che siano indagati e castigati i mandanti intellettuali che hanno pianificato e finanziato il crimine. Solamente così -dicono- sarà possibile spezzare la spirale di violenza e impunità che ha fatto sprofondare l'Honduras tra le nazioni più violente al mondo.

"I membri della missione si sono potuti riunire con la famiglia di Berta e hanno potuto esprimerle la propria solidarietà. Hanno anche analizzato le azioni che si possono intraprendere a livello internazionale per contribuire a mantenere alta la pressione, e spezzare così il circolo di impunità imperante nel paese", ha indicato la coordinatrice del Cofadeh.

"Berta Cáceres è il frutto della lotta sociale e antimperialista in questo paese e nel mondo. L'agenda di Berta rimane in vigore e dobbiamo garantirne la continuità", ha detto Carlos H. Reyes, storico amico della famiglia di Berta, in rappresentazione del combattivo sindacato delle Bevande (Stibys) e della Rel-UITA.

Diritti umani come carta straccia

Dire Basta! è urgente e necessario

Negli ultimi mesi, organizzazioni nazionali e internazionali hanno espresso profonda preoccupazione per l'intensificarsi di violazioni contro i diritti umani, e i ripetuti attacchi ai loro difensori in Honduras.

La difesa dei territori e dei beni comuni della natura è diventata motivo di aggressione sempre più brutale.

“Gli attacchi sono diretti a figure emblematiche della difesa dei diritti umani. L'omicidio di Berta ne è un chiaro esempio, e l'attentato contro il giornalista Félix Molina non fa altro che confermare quella che non è più solamente una semplice sensazione”, ha detto la coordinatrice del Cofadeh.

In questo senso la missione avrà un compito estremamente importante. Oltre a constatare in loco la situazione dei diritti umani, presenterà un rapporto con conclusioni e raccomandazioni per lo Stato dell'Honduras.

“È importante che la missione possa analizzare, scambiare e discutere sia le conclusioni dell'osservazione che le raccomandazioni. Puntiamo anche a coordinare azioni a livello regionale, stabilendo un fronte comune in modo da prevenire gli attacchi", ha assicurato Oliva.

L'attivista dei diritti umani ha apprezzato la presenza della Rel-UITA, definendola molto importante.

“Abbiamo imparato ad apprezzare il lavoro della Rel-UITA, il rigore e l'oggettività sia nell'analisi che in ciò che si scrive e si diffonde a livello internazionale. Il suo sostegno in questa missione è importante”, ha concluso Berta Oliva.

Fonte: Rel-UITA

Note: Traduzione: Giampaolo Rocchi
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