Latina

Sempre più vicina la minaccia golpista

Il condor plana sul Venezuela

Il documento statunitense Venezuela Freedom 2 mette nero su bianco i tentativi di destabilizzazione
16 giugno 2016
David Lifodi

internet

Il condor è tornato a volare in America Latina da tempo (vedi i golpe in Honduras, Paraguay e Brasile) e adesso si è fermato in Venezuela. Non che il rapace a stelle e strisce se ne fosse mai andato, ma ora sta per planare a tutta velocità su Caracas, forte della disinformazione rilanciata dai media con il sostegno delle principali istituzioni finanziarie e dei golpisti della prima ora.

Tra i tanti esempi di cattiva informazione degli ultimi giorni a proposito del Venezuela, sulle cui evidenti difficoltà economiche e di ordine sociale lucrano la Casa Bianca, le destre latinoamericane e quella spagnola, non si può non segnalare il caso denunciato dall’imprenditore basco Agustín Oxtorena. Residente a Caracas, Oxtorena ha denunciato su facebook, con tanto di foto, la presenza di supermercati ben riforniti di cibo che può permettersi di frequentare solo la classe medio alta del paese. “Pubblico queste foto perché sono stufo di rispondere alle persone che mi chiamano allarmate sostenendo che qui non c’è niente da mangiare come in Somalia o in Etiopia”. La notizia era stata ripresa dall’edizione online del quotidiano conservatore spagnolo Abc, che però, in breve tempo, ha cancellato la notizia. Dopo che la destra spagnola, e non solo, ha insistito molto sulle file, oggettive, dei venezuelani di fronte ai supermercati (sulla mancanza di cibo l’opposizione interna ed esterna puntano molto per alimentare la strategia di caos e tensione), questo sarebbe stato un clamoroso autogol. Del resto, nella guerra scatenata contro la popolazione venezuelana, figura tra i principali artefici l’ex premier Aznar, fin dal tentato colpo di stato del 2002.  Lo stesso Oxtorena, sui social, in poche parole ha spiegato come funziona il desabastecimiento desigual, accusando le grandi imprese venezuelane di lavorare ed importare esclusivamente con gli imprenditori privati.

A livello politico, a suscitare scalpore, resta il documento Venezuela Freedom 2 del Comando Sur degli Stati Uniti (US Southern Command, in inglese), che la Casa Bianca non ha mai smentito (è datato 25 febbraio 2016 con la firma dell’ammiraglio Kurt W. Tidd, capo del Comando Sur) e dedicato a gettare le basi per la destabilizzazione del paese latinoamericano. Si punta sulla crisi economica, sulla mancanza di cibo e medicine, sulla crescente povertà e sulla violenza dilagante per rovesciare Maduro, oltre ad insistere sulle violazioni dei diritti umani. Gli Stati Uniti scommettono sull’isolamento internazionale del Venezuela e sulla crisi umanitaria creata ad arte per gettare le basi di un intervento militare. I “democratici” venezuelani che stanno tanto a cuore alla Casa Bianca sono gli esponenti della Mesa de la Unidad Democrática) e del partito di ultradestra Voluntad Popular: è nei municipi governati da loro che è stato registrato il maggior numero di saccheggi, come documentato dal coinvolgimento di dirigenti quali Ronald Aguilar, Patricia de Ceballos e José Karkom, almeno fin dal 2015, quando John Kelly, allora a capo del Comando Sur, li invitava a promuovere azioni del genere. Quando ai saccheggi organizzati non partecipano esponenti di peso di Mud e Voluntad Popular, il tutto si risolve in un fallimento e difficilmente la popolazione si unisce ai presunti affamati, che in realtà fanno parte di vere e proprie milizie paramilitari. Ad esempio, il governo bolivariano ha mostrato le prove del coinvolgimento di Lester Toledo, dirigente di Voluntad Popular e deputato regionale dello stato di Zulia colto sul fatto mentre consegnava 60mila bolívares ad un gruppo di uomini affinché si facessero promotori di azioni violenti e saccheggi a Maracaibo. I principali detrattori di Maduro e della rivoluzione bolivariana si guardano bene dal dire che le destre, dopo aver ottenuto la maggioranza parlamentare nello scorso dicembre, utilizzano l’Assemblea Nazionale esclusivamente per convocare manifestazioni contro il chavismo, come se già facessero le prove di un eventuale gabinetto di emergenza a cui puntano gli Stati Uniti con il sostegno di imprese, gerarchie ecclesiastiche, sindacati gialli e organizzazioni non governative di dubbia provenienza. Il piano di azione Venezuela Freedom 2 prevede, entro i mesi di luglio e agosto, di indebolire il chavismo e creare le condizioni per un colpo di stato soft, tipico del cosiddetto Plan Cóndor 2: “Indebolire Maduro, evidenziandone il castrismo e la dipendenza da Cuba in chiave propagandistica, oltre alla sua contrarietà alla proprietà e al libero mercato”. Questo è scritto nel documento Venezuela Freedom 2 architettato da quella stessa Casa Bianca che sbandiera in ogni circostanza, ipocritamente, il ripristino dei rapporti diplomatici proprio con Cuba.  Inoltre, sempre in Venezuela Freedom 2, già si ragiona su un eventuale intervento utilizzando come appoggio le basi militari Usa di Palmerola (Honduras) e nelle isole di Aruba.

Del resto, Obama si è sempre riferito al Venezuela parlando di “minaccia per la sicurezza nazionale”, sostenuto dal segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa) Luis Almagro, un uruguayano filostatunitense che condivide la strategia Usa per destabilizzare il paese. E così gli arresti condotti a termine dall’intelligence venezuelana del Sebin (Servicio Bolivariano de Inteligencia) vengono descritti come retate degli oppositori quando in realtà si tratta di uomini prezzolati al servizio di Mud e Voluntad Popular per alimentare il caos. Lo stesso arresto del capo della sicurezza del presidente dell’Assemblea nazionale, Coromoto Rodríguez, è avvenuto a causa della sua partecipazione ad azioni violente, senza dimenticare che, negli anni ’70, lavorava per la Cia e faceva parte della polizia politica che torturava i prigionieri.

Sul quotidiano messicano La Jornada, Gilberto López y Rivas ha definito il segretario generale dell’Osa Almagro come “ministro delle colonie degli Stati Uniti” ed ha definito gli Usa (e l’ammiraglio Tidd in particolare”), come mentori della destra venezuelana, la quale, peraltro, è appoggiata da uomini di peso. A sostenere personaggi come Leopoldo López e Antonio Ledezma, i leader di Voluntad Popular noti per aver promosso le guarimbas e violenze di ogni tipo (compresi assalti all’ambasciata cubana con Capriles Radonsky, della Mud), l’ex presidente messicano Felipe Calderón, quello attuale Peña Nieto, l’ex presidente colombiano Uribe (i cui legami con i paramilitari sono fortissimi, come dimostrato dai continui incidenti che scoppiavano alla frontiera tra i due paesi quando era presidente) e quella Mireya Moscoso che, in qualità di presidente di Panama, concesse l’indulto ai tre terroristi cubani (tra cui Luis Posada Carriles) che nel 1976 progettarono l’attentato alla Cubana de Aviación in cui persero la vita 73 persone.

“Il popolo venezuelano è l’unico padrone di questa terra  e mai questa terra sarà schiava o colonia di nessuno. La decisione di combattere e difendere la patria a costo della stessa vita deve rappresentare un messaggio chiaro di fronte al mondo”. Così il presidente Nicolás Maduro, ma evitare una nuova Moneda non sarà facile.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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