Messico: Chiapas, torna lo spettro di Acteal
Nell’incontro, il cui contenuto è stato diffuso dalla testata locale La Jornada, il vescovo ha denunciato la presenza in Chiapas di condizioni favorevoli al verificarsi di situazioni come quella che sfociò nel massacro di Acteal nel dicembre del 1997.
Il vescovo continua:
"Vorremmo esprimere la nostra percezione della verità, senza altra pretesa che quella di dire che questa è la situazione, sappiamo che è così, e così ve lo diciamo"
Il vescovo ha anche riferito ai deputati la crescente presenza di forze militari (92 postazioni) tra i 13 mila profughi che influenza e cambia le normali abitudini e gli atteggiamenti della Comunità.
L'Esercito si trova vicino alle comunità, ma occupa scuole e beni naturali; stando sempre a quanto si apprende da La Jornada ci sono stati anche momenti in cui si è sparato in aria per intimorire la popolazione.
Gli orrori del passato
Era il pomeriggio del 22 Dicembre del 1997, secondo quanto scrisse La Jornada il del giorno seguente alla strage, quando i gruppi paramilitari priisti hanno iniziato una violenta offensiva nei confronti degli sfollati di Las Abejas e dei simpatizzanti zapatisti rifugiati in Acteal, nel municipio di Chenalhó. Alcuni abitanti si rifugiarono nella cappella della località, anch’essa mitragliata.
L’attacco si concluse con almeno 16 morti, mentre ben più numerosi furono i feriti.
Questa aggressione venne considerata dal consiglio autonomo di Polhó come la "più violenta" che un gruppo paramilitare abbia realizzato nel nord e in Los Altos del Chiapas dalla apparizione dell'EZLN. Javier Jiménez Luna, membro della società civile di Acteal, ed i dirigenti del consiglio autonomo di Polhó hanno dichiarato che i “desplazados”, gli sfollati che vivevano nelle montagne di Acteal, sono stati attaccati da differenti fronti per evitare che riuscissero a scappare; vi avrebbero partecipato priisti delle comunità di Los Chorros, Puebla, La Speranza e Quextic mentre gli sfollati erano originari di Tzajalucum, Chimix e Quextic.
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