Come è costoso essere poveri nel mondo dell’American dream...

Un intervento della sociologa americana Barbara Ehrenreich
22 settembre 2006
Barbara Ehrenreich
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)

Alcune persone confondono ancora la povertà con la vita semplice. Niente Tv via cavo, nessuna discussione con la cameriera, nessun problema con i lavori di manutenzione della residenza estiva - solo le cose fondamentali come la famiglia, i tramonti e le passeggiate nel parco. Ciò che non sanno è che essere poveri è costoso.
Di fatto, voi, lettori con un reddito medio, probabilmente non potreste mai permettervi il lusso di essere poveri. Un nuovo studio dell’Istituto Brookings documenta la “tassa da ghetto”, o il maggior costo della vita nei quartieri a basso reddito, dai prezzi del cibo all’assicurazione dell’auto. Alcuni esempi da questo studio, che ha riguardato 12 città americane:
I poveri con maggiore probabilità non possiedono conti bancari, che possono essere troppo cari per loro, e perciò devono cambiare gli assegni con cui vengono pagati, cosa che, nelle città oggetto dell’indagine, ha un costo di 5 dollari per un assegno di 500.

A livello nazionale, le persone a basso reddito, cioè quelle che guadagnano meno di 30 mila dollari all’anno, pagano due punti percentuali in più per il credito per l’acquisto di un'auto rispetto ai compratori con reddito maggiore.

Gli automobilisti a basso reddito pagano di più per l’assicurazione dell’auto. A New York, Baltimora ed Hartford in media pagano 400 dollari in più per assicurare esattamente la stessa auto di quanto paghino gli automobilisti più facoltosi.

Le persone con un reddito inferiore pagano in media un punto percentuale in più sui mutui per la casa.

E’ più probabile che comprino mobili ed elettrodomestici in leasing. In Wisconsin, secondo lo studio, un televisore da 200 dollari può costarne 700 con gli interessi.

***
Quando lavoravo a “Nickle and Dimed” non dovetti vivere in un ghetto, e il mio salario medio di 7 dollari all’ora, circa 14.400 dollari all’anno, metteva fuori discussione l’acquisto di mobili, casa o auto, però il costo della povertà mi si palesò rapidamente quando, lasciandomi prendere dalla tentazione di fare l’assistente sociale, criticai una collega di lavoro perché viveva in una stanza di un motel quando sarebbe stato molto più conveniente affittare un appartamento. La sua risposta fu la seguente: dove avrebbe preso il denaro per pagare il primo mese d’affitto e la cauzione? Non avendo quei soldi - probabilmente ben più di mille dollari - era condannata a pagare 40 dollari a notte.

Poi c’era il problema dell’alimentazione. Mi ero avvicinata al progetto immaginando che mi sarei preparata grandi quantità di zuppe e minestre nutrienti ed economiche, che le avrei congelate e mangiate ogni giorno a cena. Ma, sorpresa: non avevo pentole, per non parlare delle spezie o dei contenitori per conservare. Un viaggio d’esplorazione in un supermercato mi permise di stabilire che mi ci sarebbe voluto un investimento di circa 40 dollari per preparare il mio cucinino allo stile di vita a basso salario.

La questione alimentare peggiorò ulteriormente quando anch’io mi trovai a vivere in un motel. Non avendo un frigo e un forno a microonde, il mio cibo doveva provenire dal più vicino negozio di alimentari (uova sode e banana a colazione) o, nel caso del pasto principale, da un fast food. Non mi lamento dell’aspetto nutrizionale, il problema era finanziario. Un doppio cheeseburger con patate fritte è molto più costoso dell’ipotetica zuppa di lenticchie fatta in casa.

Vi sono altri costi disseminati lungo la strada percorsa dai lavoratori poveri. Se il tuo conto in banca non è solido, cosa probabile, ti toccherà pagare un deposito maggiore per avere un telefono. Se non hai un’assicurazione medica, dovrai portare tuo figlio febbricitante al pronto soccorso, e non si pensi a questo come ad un servizio medico sociale per i poveri. Il costo medio di una visita supera i mille dollari, più di dieci volte il costo di una visita pediatrica. Oppure trascurerai quell’ipertensione, quel diabete o altro disturbo fino a ritrovarti con un problema da centomila dollari.

Perciò cerchiamo di parlare un po’ meno di come i poveri dovrebbero imparare a gestire meglio i loro soldi, e facciamo attenzione a tutti i modi in cui questi sono sistematicamente aspirati via. Certo, ogni genere di consiglio è benvenuto, come: evita i noleggi su base giornaliera o i mobili in leasing, per esempio; ma abbiamo bisogno di leggi per evitare pratiche predatorie come la trattenuta di 50 dollari sulla conversione di un assegno. Inoltre, occorrerebbe pensare a qualche sistema di microcredito per permettere alle famigli di lasciare i motel e affittare un appartamento. E perché no salari decenti?

Chi è benestante probabilmente vorrà continuare ad esserlo. E’ molto più economico che essere poveri.

Note: Barbara Ehrenreich è una sociologa americana. Qualche anno fa studiò la povertà con un metodo assai originale: per due anni ruppe rutti i rapporti con la sua vita precedente, stracciò le carte di credito e girò l’america guadagnandosi da vivere con lavori precari. Così dimostrò come il reddito da lavoro non basta per non essere poveri e scrisse sulla sua esperienza un libro che si intitola “Nickle and dimed”. In questo suo articolo che pubblichiamo qui sotto la Ehrenreich esamina le condizioni ecopnomiche della povertà oggi in America.

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