I media arabi

Tra martirio e gioia tv e giornali spaccati

Fuori dal coro Molto dura la stampa libica: è un assassinio politico voluto dalle forze d'occupazione
31 dicembre 2006
Farid Adly
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Le reazioni dei media arabi all'esecuzione dell'ex presidente iracheno Saddam Hussein sono diversificate. Si passa dal giubilo alla critica aperta. Anche la carta stampata di ieri sabato, pubblicata quindi prima dell'esecuzione, apre in prima pagina con l'annuncio dell'impiccagione nel giorno della festa del sacrificio. Oltre alle critiche sull'opportunità politica, questo punto di carattere religioso è quello più dibattuto. «Non è consuetudine nelle società islamiche - scrive Al Watan - eseguire condanne nel giorno di festa, soprattutto nella giornata del sacrificio che ricorda il figlio primogenito di Abramo, salvato dall'arcangelo Gabriele con il sacrificio dell'agnello». Un giudice iracheno membro della Corte di Appello, Munir Haddad, intervistato dall'emittente del Qatar Al Jazeera su questo punto ha dovuto schermirsi dietro il pretesto che «ufficialmente in Iraq, contrariamente alla maggior parte dei paesi islamici, la festa del Sacrificio inizia soltanto domenica». E ha citato una improbabile dichiarazione salvifica dell'Imam Sistani che avvalora la scelta.
Il sito internet Saut Al Iraq (La voce dell'Iraq), invece, dedica un editoriale sulla doppia festa, considerando l'impiccagione di Saddam Hussein un giorno di festa per il popolo iracheno.
La Tv di Stato Al Iraqia ha trasmesso per prima le immagini della fase precedente all'impiccagione. Tutte le emittenti arabe hanno avuto il corretto rispetto per i loro spettatori e hanno rifiutato di mandare in onda le immagini del cadavere penzolante sulla forca. Le autorità irachene avevano documentato l'esecuzione con un video che è stato distribuito alle emittenti internazionali.
Un servizio di Al Jazeera dà uno spaccato della divisione della popolazione irachena di fronte alla notizia dell'esecuzione: «Di fronte alla manifestazioni di giubilo delle città a maggioranza sciita, registriamo la protesta dei sunniti come a Tikrit, città natale di Saddam Hussein, e di Fallouja. A Tikrit, il governatore ed il capo della tribù di Saddam si è rifiutato di partecipare ai funerali ufficiali ed hanno chiesto la consegna del feretro per una sua sepoltura vicino alle tombe dei suoi figli». Al Jazeera sottolinea anche la reazione delle città curde che non hanno gradito l'esecuzione prima del processo per i crimini compiute contro la popolazione curda.
L'autorevole quotidiano Al Hayat, edito a Londra, scrive in un editoriale precedente all'esecuzione, che così «si metterebbe fine alla riconciliazione nazionale in Iraq. Questa decisione apparirà a tutti come la vendetta degli Sciiti - scrive il giornale londinese - e aprirà una fase conflittuale non soltanto con la guerriglia sunnita, ma anche con i partner governativi curdi che vedono così cancellato il processo per le vittime curde dell'ex regime».
Il quotidiano egiziano Al Ahram, in un'analisi a firma di Mohammed Said, sostiene che «questo è l'epilogo della crisi della politica statunitense in Iraq. La scelta di aumentare le truppe e di annientare il nemico sono il frutto dell'impostazione iniziale della strategia Usa, basata sulla forza militare e del controllo unipolare dei destini del mondo alla fine della guerra fredda. Con questa ostentazione della forza, la Casa Bianca vuole imporre la resa all'avversario ma rischia di impantanarsi senza vie di fuga onorevoli».
Il libanese Assafir scrive che saddam Hussein è il primo presidente arabo impiccato sotto occupazione militare: «Gli iracheni sono divisi tra manifestazioni di gioia e contestazioni per la morte di Saddam Hussein, ma il timore è che gli occupanti siano riusciti a trasformare la vita dell'ex presidente iracheno come se fosse il principale problema del paese. In questo modo le forze di occupazione sono salve da ogni tentativo di condanna per le loro quotidiane nefandezze. L'altro aspetto da non sottovalutare, per le dense ombre che lascerà sul futuro del paese, è la firma del premier sciita Al Maliki sul provvedimento di esecuzione proprio il giorno della festa del Eid Al Kabir (la festa del Sacrificio). Questo comportamento rischia di far concepire l'esecuzione, agli occhi di molti, come una vendetta settaria sciita». La stampa kuwaitiana senza distinzioni considera l'esecuzione di Saddam Hussein come un giorno di festa. Sui forum dei quotidiani del Kuwait sono pubblicati molti messaggi che indicano lo stato d'animo della popolazione del piccolo emirato che difficilmente dimenticherà il giorno dell'invasione del proprio paese il 2 Agosto 1990, quando le forze armate irachene avevano spazzato l'emirato in 24 ore. Fuori dal coro è la stampa libica che fa eco alle dichiarazioni del leader Moammar Gheddafi: «E' un assassinio deciso dalle forze di occupazione. Saddam Hussein è un prigioniere di guerra che non poteva essere processato». Quella libica è per il momento l'unica posizione ufficiale di un governo arabo di esplicita condanna dell'esecuzione.
* Anbamed

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