Nuovi padroni per Libération. Arriva Caracciolo

Due giorni dopo aver preso il 10% del gruppo l'Espresso (di cui è presidente onorario) il principe dell'editoria italiana sbarca in Francia invitato dal barone de Rothschild. Penalizzata la redazione. «Iniziativa personale», si precisa
5 gennaio 2007
Sara Menafra
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

«A titolo personale» Carlo Caracciolo si compra il 30% delle azioni di Libération diventando così il secondo azionista del gruppo dopo Edouard de Rothschild che invece possiede il 38,7%. A dare la notizia in anticipo sul comunicato aziendale è stato Primaonline (il sito internet del mensile Prima comunicazione). Il valore nominale delle azioni è di cinque milioni di euro, ma non è chiaro quanto sia costata l'operazione anche perché la società non è quotata in borsa.
A quel che si capisce, la mossa non è il primo passaggio per un successivo ingresso dell'intero gruppo l'Espresso. Al contrario pare che Carlo Caracciolo - che giusto il 26 aprile 2006 aveva abbandonato la guida effettiva della società per lasciare il testimone a Carlo De Benedetti - avesse proposto l'affare a De Benedetti qualche tempo fa ricevendo un diniego. A quel punto il principe, ottantun'anni il prossimo ottobre, ha scelto di andare avanti per conto proprio. Giusto due giorni fa, tra l'altro, aveva acquistato 350mila azioni a 4,115 euro l'una del gruppo l'Espresso per un controvalore di 1.439.025 euro tornando così a controllare il 10% del capitale.
Chi ha parlato direttamente con Caracciolo spiega che il principe considera l'operazione oltralpe una nuova avventura editoriale per salvare e rilanciare il quotidiano francese. La proposta gli sarebbe arrivata direttamente da de Rothschild che con l'ingresso italiano chiude la cordata di imprenditori chiamati a ricapitalizzare l'azienda (il bilancio del 2006 si starebbe chiudendo con una perdita di 12 milioni di euro).
La chiusura della nuova cordata attorno a Libération segna anche l'ennesimo passo indietro nel controllo del giornale da parte dei suoi dipendenti: dopo un braccio di ferro durato mesi, il 3 gennaio i lavoratori hanno approvato un nuovo statuto che li priva del potere di veto sulle principali scelte dell'azienda. De Rothschild l'aveva posto come conditio sine qua non per avviare la ricapitalizzazione di 15 milioni di euro, essenziale per salvare il quotidiano travolto dai debiti ed in amministrazione controllata dallo scorso ottobre.
Il piano, bocciato il 19 dicembre scorso, è stato approvato con il 68% dei voti tra i redattori, il 60% tra gli amministrativi e il 50% tra i tecnici. Con il nuovo statuto gli «azionisti salariati» riuniti nel Scpl rinunciano al diritto di veto sull'apertura di nuove filiali, sulla ricapitalizzazione e sulla nomina di presidente e direttore generale. Manterranno invece la possibilità di bocciare il direttore del quotidiano (ma al terzo voto il cda potrà imporne uno di sua fiducia).
Come riporta Le nouvel observateur della cordata farebbe parte anche André Rousselet, fondatore di Canal +. Secondo l'edizione di Le Monde datata 5 gennaio, anche altri azionisti già presenti nel gruppo parteciperanno all'operazione di ricapitalizzazione: Pathé film (che partiva dal 16,5% ma scenderà al 10%) La libre belgique (aveva l'1% ma dovrebbe salire al 10%) e Suez (aveva il 2,5% ma potrebbe scendere). A titolo personale ci saranno anche una dozzina di investitori tra cui Pierre Berge, Bernard Henry Levy ed Henri Seydoux. La Scpl, società dei lavoratori azionisti, scenderanno dal 18% all'1% delle azioni, mantenendo un posto nel Consiglio di sorveglianza. A migliorare le finanze di Libération starebbero contribuendo anche le banche che avrebbero annullato sette dei dieci milioni di debito pendenti, mentre è ancora aperta la partita con l'azienda poligrafica Riccobono e Publicis che all'inizio del 2005 aveva prestato all'azienda 3 milioni di euro.
Il prossimo passo del nuovo piano industriale di de Rothschild quasi certamente sarà l'attuazione dei tagli al personale proposti alcuni mesi fa. Secondo quel progetto i posti da tagliare nell'immediato futuro sono 76 su 280: un po' meno dei 100-110 proposti da de Rothschild, ma un po' di più della proposta dei sindacati interni che non volevano superare i 66 licenziamenti.
Secondo il piano elaborato a fine novembre da un amministratore inviato da La libre Belgique, al piano di riduzione del personale seguirà una «semplificazione» dell'azienda: meno gerarchie, un direttore ed un solo vice, meno capi servizio e forse anche una riduzione della foliazione, che potrebbe scendere a quaranta pagine. Proprio ieri il Comitato di impresa del quotidiano era chiamato a valutare la proposta.
Eric Jozsef, corrispondente in Italia di Libération sembra ottimista: «L'ingresso di Carlo Caracciolo, un uomo che ha saputo accompagnare importanti progetti editoriali, segna l'uscita dai giochi franco francesi fatti finora attorno al giornale. E' un uomo che scommette sul rilancio del giornale. Probabilmente il clima elettorale ha facilitato la riuscita dell'intera operazione. C'è interesse attorno alla candidatura di Ségolène Royale ed al ruolo che potrebbe avere nel futuro della Francia».

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