Lo Scribacchino della guerra

I media e l’Iran

25 ottobre 2012
Dave Lindorff
Tradotto da Annalisa Garofalo per PeaceLink
Fonte: www.counterpunch.org - 08 marzo 2012

US - Israel _Iran La penosa condizione del giornalismo Americano è in bella mostra fra i reportage della corporazione dei media riguardo l’attuale crisi del programma nucleare dell’Iran.

I leader sia d’Israele che degli Stati Uniti hanno pubblicamente minacciato di attaccare l’Iran – Israele, afferma, di poterlo fare nel giro di poche settimane, il Presidente Obama avverte che prenderebbe in considerazione di attaccare militarmente l’Iran nel caso in cui venisse convinto che la nazione sta costruendo una bomba atomica.

Nemmeno una volta, nel riferire queste minacce di guerra aggressive da parte di Israele e/o degli Stati Uniti, nessuna importante corporazione d’informazione ha, con mezzi cartacei o in onda, incluso alcuna referenza allo Statuto delle Nazioni Unite o al fatto che ciò che si sta contemplando è un'invasione da parte di Israele o Stati Uniti di un paese che non ha mai mostrato di star producendo o pianificando di produrre un ordigno nucleare, tanto meno che ne sia in possesso. Non una volta, in alcuno di questi quotidiani sulla crisi irachena, nessun servizio proveniente dalle organizzazioni d’informazione, inclusa NPR, ha intervistato una fonte che potrebbe indicare che, ciò di cui si sta discutendo è il peggiore di tutti i crimini di guerra: il crimine contro la pace (lo stesso crimine che condusse all’impiccagione, dopo la seconda guerra mondiale, di numerosi leader militari in Giappone e in Germania).

La legge stessa è trasparente come il cristallo. Per lo statuto delle nazioni unite è il crimine di guerra definitivo per una nazione che abbia intenzione di iniziare una guerra aggressiva contro un paese, che non lo ha attaccato o che non rappresenta un imminente minaccia di attacco. E dato che anche gli ufficiali dell’intelligence israeliani e statunitensi ammettono che l’Iran al momento non sta producendo una bomba e che perciò non può sperare di averne una in funzione, neanche se iniziassero un programma intensivo fra un anno da adesso; semplicemente non c’è un’ imminente minaccia.

Neanche quando arrivò l’opportunità perfetta per esporre questa posizione – in una pubblica dichiarazione del 27 febbraio del ministro degli esteri del Brasile Antonio Patriota, ricorda alle Nazioni Unite e al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, che un attacco da parte di Israele o degli Stati Uniti all’Iran sarebbe “contrario alla legge internazionale” e raccomanda a Ban di occuparsi della tematica- Questo efficace avvertimento di pubblico interesse è stato totalmente oscurato dall’organizzazione mediatica statunitense.

 

 

Non c’è stato nessun servizio giornalistico sull’avvertimento di Patriota, nel Washington Post, New York Times o in altri importanti giornali. Non c’è stata nessuna menzione di questo nemmeno alla CNN o altre rilevanti stazioni giornalistiche.

La maggior parte degli americani arrivano fino a un certo punto, la dichiarazione del ministro degli esteri di una delle più grandi nazioni del mondo, e leader delle nazioni in via di sviluppo del mondo, non è mai accaduta.

 

 

Invece, i media americani stanno pubblicando, articolo dopo articolo, spesso in prima pagina in alto, o come l’oggetto principale dell’ultima ora, dibattendo su quando Israele potrebbe attaccare l’Iran, se gli Stati Uniti verrebbero in aiuto a Israele, nel caso di un assalto, o se dopo l’assalto, e se l’Iran si vendicasse lanciando missili su Israele, gli Stati Uniti si unirebbero ad Israele. Ancora peggio, i media stanno pubblicando e mandando in onda storie che citano fonti del Pentagono e personale militare in pensione (spesso ancora stipendiati dal Pentagono) descrivendo in che modo verrebbe probabilmente condotta un’aggressione all’Iran da parte d’Israele o degli Stati Uniti. Tutto ciò senza menzionare per niente la criminalità di tale atto.

 

 

E’ perciò come se noi ci trovassimo nella Germania del 1938, leggendo articoli dei quotidiani locali, che speculano su un futuro attacco della Germania in Polonia e come verrebbe condotto, o quando e come il Blitzkrieg contro i Paesi Bassi verrebbe terminato.

Quello che noi stiamo leggendo non sono notizie. E’ propaganda. Il capo della propaganda nazista Goebbels, che si è ucciso per evitare la cattura e l’esecuzione dagli alleati alla fine della guerra per i crimini commessi, si sarebbe sicuramente meravigliato di come i suoi metodi vengono scimmiottati e raffinati dai media di uno fra i suoi nemici principali democratici circa 7 decadi dopo che i media tedeschi furono messi a servizio del terzo reich.

 

 

Almeno il Los Angeles Time, anche se in ritardo, il 5 Marzo, ha pubblicato un editoriale del Professore di Legge Bruce Ackerman di Yale, il quale opina che un attacco statunitense all’ Iran sarebbe non solo un crimine di guerra ma anche una violazione della legge statunitense. Inoltre spiega che, da quando gli stati uniti sono firmatari dello Statuto delle Nazioni Unite -accordo convalidato dal Senato- le sue clausole che mettono al bando le guerre aggressive sono diventate, nell’articolo 2 della costituzione americana, parte integrale della legge statunitense.

 

 

Ackerman osserva che nel 1981, quando Israele unilateralmente bombardò e distrusse il reattore nucleare Osirik dell’Iraq di Saddam Hussein, gli Stati Uniti votarono un unanime Decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite condannando quell’attacco, e inoltre Ackerman ha citato poi il primo ministro inglese Margaret Thatcher, il cui paese aveva votato a favore della Decisione, dicendo, “Un attacco armato in tali circostanze non può essere giustificato. Rappresenta una violazione della legge internazionale.” Ma perché tale informazione di Ackerman è apparsa solamente nella pagina d’opinione del L.A. Times? Ackerman è un’autorità in materia di legge internazionale in una delle eminenti scuole di legge del paese. Dovrebbe essere citato come un’autorità negli articoli giornalistici in cui l’attacco all’Iran viene discusso. Quello che dice, riguardo lo Statuto delle Nazioni Unite e riguardo una guerra di aggressione, è, senza mezzi termini, illegale, e non un' opinione. E’ un fatto. Lui e questo importante fatto appartengono alle pagine giornalistiche.

 

 

Come se non bastasse, è stato relegato dagli editori del Los Angeles Times al ghetto della pagina d’opinione, oltre al fatto che è stato totalmente ignorato dagli editori delle più importanti organizzazioni giornalistiche. E’ troppo pericoloso anche per le loro pagine di opinione.

Quando succede una cosa di questo tipo, è chiaro che quello che passa per il giornalismo tradizionale negli Stati Uniti non è vero giornalismo. E’ propaganda – in questo caso pro Israele, propaganda pro guerra. E’ per questo che vediamo chiamate nei media statunitensi per l’Iran affinché sottoponga il suo intero programma nucleare a un’ispezione delle Nazioni Unite, invece nessuna richiesta del genere è fatta a Israele, che ha circa 300 armi nucleari e che non ha mai permesso nessun ispettore.

 

 

Non c’è alcuna differenza tra la copertura guerrafondaia da parte dei media tradizionali rispetto all’Iran oggi e la copertura guerrafondaia di cui abbiamo fatto esperienza nel 2002-2003 durante il periodo preparatorio a un’altra guerra criminale di aggressione, l’invasione Bush/Cheney dell’Iraq, un altro paese che non costituiva una minaccia imminente agli Stati Uniti.

 

 

Fortunatamente, gli americani stanno volontariamente facendo lo sforzo di avere altre fonti d’informazione. Essi potranno leggere i media alternativi statunitensi, come questa pubblicazione o forse guardare all’estero, ad esempio l’Irish News Beacon online, in cui la dichiarazione di Patriota è stata riportata come notizia. Sfortunatamente la maggior parte degli americani sono comunque contenti di ricevere passivamente le informazioni in quanto sono imboccate dalla macchina della propaganda aziendale. Questo può spiegare perché i sondaggi mostrano che più del 50% degli americani sostengono una campagna per bombardare l’Iran, mentre solo il 19% percento degli israeliani, che perlomeno hanno ancora dei veri quotidiani e veri giornalisti, vogliono fare la stessa cosa.

Note: Dave Lindorff è un ricercatore di “Questo non può star succedendo” e un collaboratore di “Senza speranza: Barack Obama e le illusioni politiche”, a breve su AK press. Vive a Philadelphia.
Tradotto da Annalisa Garofalo per PeaceLink. Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte (PeaceLink) e l'autore della traduzione.

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