Costa d'Avorio: desaparecido l’accusatore del complotto anglo-americano

Da 48 ore Guy-André Kieffer, giornalista indipendente franco-canadese e presunto grande accusatore degli interessi anglo-americani nella rivolta ivoriana, non dà segni di vita. Le autorità locali, come le ambasciate di Parigi e Ottawa temono per la sua sorte, memori del brutale assassinio di Jean Hélène, reporter di Radio France Internationale freddato a bruciapelo da un poliziotto nell’ottobre del 2003.
20 aprile 2004
Christian Benna
Fonte: War News

Desaparecido. Scomparso. Inghiottito nel nulla dopo una normale giornata di shopping al centro commerciale di Abidjan. Da 48 ore Guy-André Kieffer, giornalista indipendente franco-canadese e presunto grande accusatore degli interessi anglo-americani nella rivolta ivoriana, non dà segni di vita. Le autorità locali, come le ambasciate di Parigi e Ottawa temono per la sua sorte, memori del brutale assassinio di Jean Hélène, reporter di Radio France Internationale freddato a bruciapelo da un poliziotto nell’ottobre del 2003.

Kieffer, 54 anni, una moglie e due figli è un esperto di materie prime. Cacao, caffè, carbone e banane sono il suo “pane quotidiano”. Praticamente da sempre.

Negli anni 80, poco più che ventenne scrive un libro sul rapporto tra media canadesi e paesi del terzo mondo: “Tropicalismo, miseria e buona coscienza”. Poi viene il lavoro da giornalista, dalla Costa d’Avorio, il primo produttore al mondo di cacao.

Corrispondenze per il giornale francese La Tribune, ma anche raffinate analisi politiche per Politique Africaine ed un lavoro di routine senza doversi troppo esporre. Tutto fino al 2002 quando il giornale ultranazionalista anti-francese La Voie accusa Kieffer di essere uno degli autori di un comunicato scandalo che fa tremare la Costa d’Avorio, già in tumulto per il golpe e la guerra civile.

Tre paginette fitte, firmate in calce “Laurent” che vagabondano minacciose su internet, prendendo di mira le speculazioni della borsa sui prezzi del cacao, come chiara sorgente del finanziamento dei ribelli.

Il tutto sbandierando nomi e cognomi prontamente ripresi dalla stampa ivoriana. L’invettiva attribuita a Kieffer andava a colpire il re del cacao, Anthony Ward, il gold-finger britannico che con un colpo di mano alla Borsa di Londra riuscì a riempire i magazzini della sua Armajaro (società di trading londinese) nel luglio 2002 prevedendo una vertiginosa impennata dei prezzi.

Un affare di pura speculazione sulle materie prime, piuttosto spregiudicato visto che il cacao seguiva l'inesorabile deprezzamento da 17 anni, caduto proprio a due mesi dal tentato golpe (19 settembre 2002). I fondi per un simile investimento sarebbero arrivati dalla AIG FUND, una delle maggiori società di assicurazioni statunitensi.

Il gioco è presto fatto, secondo gli autori del saggio, “con la complicità del presidente Gbagbo hanno inscenato una ribellione per screditare la Francia e i suoi accoliti ivoriani (i partiti d'opposizione ndr) e guadagnare sul mercato del cacao in costante ascesa".

Accuse pesantissime in un Paese dove le invettive anti-francesi sembravano dominare la scena politica.

Come per Jean Helene, il giornalista di RFI, ucciso con un colpo di pistola esploso da un poliziotto ivoriano, si teme che qualcuno voglia mettere il bavaglio all’attività giornalistica. Sia straniera che locale.

RFI è stata uno dei grandi imputati nel giudizio sommario dei media ivoriani contro “i simpatizzanti dei ribelli”. Che Kieffer sia davvero l’autore del rapporto poco importa, e certi errori nel testo (la società Armajaro viene chiamata Amajaro) dovrebbe escluderlo. Il suo nome è saltato fuori e potrebbe essere una condanna a morte decisa dalle attive milizie paramilitari.

Infatti il clima in Costa d'Avorio dopo il giovedì nero del 25 marzo (centinaia di morti nella marcia di Abidjan) resta rovente e quantomai incerto. Sui tentativi di accordo tra i 7 partiti fuoriusciti dal governo di riconciliazione e il presidene Laurent Gbagbo si è abbattuta la furia verbale di Blé Goudé. Il capo dei Giovani Patrioti, considerati da molti come pericolose milizie paramilitari, chiede a gran voce la lotta contro i ribelli o il disarmo immediato.

Il compito dei peacekeepers Onu (circa 6000) appena sbarcati ad Abidjan si profila di non facile soluzione

Note: http://www.warnews.it/index.php/content/view/619/29/

Articoli correlati

  • Ecologia

    Intossicati dai rifiuti di Spagna e Olanda

    La nave di una holding olandese invade di scorie tossiche Abidjan, principale città della Costa d'Avorio. Centinaia di intossicati e almeno due morti. Scoppiano le proteste, il governo si dimette Circa 1.500 finora le persone contagiate dalla nube che infetta la città. Le sostanze nocive sarebbero state scaricate in sette posti diversi da un cargo che trasportava benzina e battente bandiera panamense. La compagnia dice di non saperne nulla. Ma dietro ci sarebbe un ennesimo affare sporco con giri di bustare
    8 settembre 2006 - Irene Panozzo
  • Conflitti
    Costa D'Avorio, lettera di tre volontari italiani

    Quello che i francesi non dicono

    Caro direttore,
    Ci permettiamo di aggiugere qualche dettaglio se cosi si puo definire- sulla situazione in Costa d'Avorio.
    Siamo tre volontari di una ONG di Verona, tre dei tanti di questo mondo multicolore che e' il volontariato internazionale.
    Ci troviamo ad Ayame', Sud Comoe, a 150 km da Abidjan, Non pretendiamo di dare una visione ne' tantomeno una lettura- oggettiva dei fatti, quanto piuttosto riportare la situazione vista dagli ivoriani stessi.
    30 novembre 2004 - M. M. - L. F. - F. V.
  • Conflitti

    Notizie e grido di disperazione per la Costa d'Avorio

    Pubblichiamo la traduzione di un messaggio che ci giunge dalla Costa d'Avorio
    19 novembre 2004
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.15 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)