PUGLIA

Una terra militarizzata

Nel cuore del Mediterraneo, una delle regioni-chiave per le nuove guerre volute dall’Occidente. E per il lavoro dei pacifisti.
Alessandro Marescotti
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Su richiesta di padre Alex Zanotelli, PeaceLink ha realizzato un dossier sulle installazioni militari in Puglia, una delle regioni “chiave” per pianificare ed eseguire nuove guerre. La “mappa” (qui sintetizzata) è un esperimento che proponiamo per le altre regioni italiane. In particolare – in questo momento in cui Bush preme sull’acceleratore della guerra – occorre sollevare l’attenzione sul fatto che la Puglia (ma anche la Sardegna, la Sicilia, la Campania e la Liguria) corrono gravi rischi per aumento del transito di sottomarini Usa. Va specificato che tutti i sottomarini Usa sono a propulsione nucleare e che quindi sono assimilabili a piccole centrali nucleari viaggianti. Essi ci espongono ai rischi dei normali reattori nucleari di terra, con la differenza che i sottomarini sono privi delle pesanti schermature di protezione di cui invece sono dotati i reattori nucleari civili di terra, che peraltro l’Italia ha già rifiutato con un referendum abrogativo. Non va poi dimenticato che la Casa Bianca in più occasioni non ha escluso – prima contro Bin Laden poi contro Saddam Hussein – di ricorrere ad armi nucleari per sferrare l’attacco decisivo e colpire in “profondità” i nascondigli dei leader nemici. Nessun diplomatico occidentale ha levato la minima protesta. Sarebbe pertanto significativo – per il messaggio politico connesso – se le forze politiche votassero in Parlamento il “diniego preventivo” dei siti nucleari italiani e il respingimento di aerei e natanti che rifiutino di attestare il non possesso di testate atomiche.

La mappa della militarizzazione

Il dossier analitico completo sulla militarizzazione della Puglia è disponibile su Internet all’indirizzo http://www.peacelink.it/dossier/pugliamilitarizzata/index.html. Qui ci limiteremo a una sintetica trattazione delle installazioni di maggiore rilievo. Cominciamo dal nord. Nella provincia di Foggia l’Aeronautica Militare Italiana ha uno dei suoi punti nevralgici nella Foresta Umbra, sul Gargano (Foresta Umbra): è un centro radar collegato alla Nato. A Bari ha sede la 3^ Regione Aerea. Dipende (in caso di conflitto) dalla 5^ ATAF (Allied Tactical Air Force, forza aerea tattica alleata della NATO) e condivide con gli Usa il 3° ROC di Martina Franca. A Gioia del Colle ha base il gruppo cacciabombardieri ognitempo speciali. La sigla COB (Collocated Operating Bases) consente di rischierare aerei dotati di armi nucleari. Attualmente non è ufficialmente una base militare dotata di depositi con armi nucleari, ma negli anni Sessanta fu al centro di una vicenda segreta e pericolosissima: il dispiegamento di testate nucleari (bombe H su missili Jupiter). Collocate non solo a Gioia del Colle ma anche in altre località della Puglia, furono esposte alle intemperie, tanto che due testate nucleari colpite da fulmini rischiarono di esplodere. I missili nucleari Jupiter vennero rimossi dopo la crisi di Cuba. A Brindisi – base della Marina Militare – ha sede il Battaglione San Marco (MARIBATT). È stata realizzata anche una base Onu (United Nation Logistics Base) in seguito alle esigenze nate con l’intervento in Bosnia. A San Vito dei Normanni ha funzionato per tanti anni la base di Echelon, ossia la struttura che permette di intercettare tutte le comunicazioni (telefonate, fax, e-mail, ecc.). Attualmente sta per essere smantellata e le sue funzioni sono state trasferite altrove. Lo scopo di questa installazione era connessa alle funzioni di signal intelligence (SIGINT) ed electronic intelligence (ELINT). È ipotizzabile che il sistema di spionaggio C4i installato a Taranto e sulla portaerei Garibaldi – alle strette dipendenze dei comandi militari Usa – possa surrogare varie funzioni di “intelligence” svolte dalla base di S. Vito dei Normanni. Nella Selva di Fasano, oltre all’analisi dei dati metereologici, vengono svolte analisi ed elaborazioni “speciali”. A Lecce c’è la 61^ Aerobrigata mentre a Otranto l’Aeronautica Militare Italiana ha un centro radar integrato nel sistema di comunicazione Nato.

Il caso-Taranto

A Taranto vi è la base navale più importante del Mediterraneo e non è improbabile che la nuova stazione navale in mar Grande possa incorporare funzioni Nato tradizionalmente svolte da Napoli (AFSOUTH), che dal marzo 1963 ha la responsabilità di comando su tutti i sottomarini statunitensi americani (si veda www.naples.navy.mil/csg8/history. htm), tutti rigorosamente a propulsione nucleare. A metà degli anni Ottanta è cominciata la costruzione di questa controversa base navale nel Mar Grande, che fu presentata come uno “spostamento” della vecchia base e dell’Arsenale nel mar Grande. Anche il Pci – pur fra contestazioni interne – presentò questa novità come la “liberazione” della città dalle servitù militari. Invece vi è stato solo un raddoppio delle servitù militari: la nuova stazione navale si è aggiunta alla vecchia, cementificando un lungo tratto di costa in località Chiapparo. I lavori di costruzione non sono terminati, ma già ora la nuova base navale ospita la portaerei Garibaldi e in futuro vi potranno attraccare “di diritto” navi e sommergibili della NATO. Infatti la nuova base è stata costruita anche con fondi NATO ed è pertanto una struttura a uso Nato anche se a comando italiano. Il pericolo della nuova base navale è connesso a un possibile transito di natanti a propulsione nucleare (in particolare sottomarini) che fino a ora è stato sporadico anche se rischioso, come attesta la vicenda del sottomarino statunitense Scorpion (esploso nel ‘68 nell’Atlantico dopo essere passato da Taranto e da Napoli). Per questa ragione a Taranto vi è un “Piano di emergenza per Taranto per incidenti ad unità militari a propulsione nucleare” che prevede, in caso di grave incidente, l’evacuazione della città. Il piano, rimasto segreto per tanti anni, è stato diffuso via Internet da PeaceLink nel settembre del 2000. La base di Taranto è diventata un nodo terminale del sistema di comando e di spionaggio C4i del Pentagono e della Marina Militare americana. Taranto ospita la NAMSA Southern Europe Depot, con funzione logistica e di stoccaggio missili all’interno dell’organizzazione Nato.

Al centro del Mediterraneo

A Grottaglie, nella tradizionale base di MARISTELI destinata agli elicotteri imbarcati sulle navi, è stata creata anche la base degli aerei a decollo verticale Harrier, imbarcati sulla Garibaldi. È base dell’Aviazione di Marina. Terminiamo con una base con funzioni “globali” posta in posizione “centrale” nella Puglia: Martina Franca. Qui opera il 3° ROC (Regional Operatione Center) della Nato, una delle principali strutture di comando di guerra (Static War Headquarters, nella terminologia Nato). Coordina tutte le forze terrestri, navali e aeree dei Paesi della Nato di CINCSOUTH, per un’estensione che va da Gibilterra alla Turchia. Questa base, condivisa da militari italiani e americani, è così importante che – tanto per intenderci – ha “visto” Ustica ed è in grado di controllare tutto ciò che si muove e si comunica nel Mediterraneo; i più maliziosi ritengono che stia raccogliendo probabilmente varie funzioni di spionaggio Echelon dismesse da San Vito dei Normanni.

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