CHIESA

Tra gli ulivi e le arance

La partenza di mons. Bregantini è molto più di un trasferimento.
Il suo ruolo, le sue parole, i suoi sogni in una terra di resistenza, di contraddizioni
e di speranze mai morte.
Piero Fantozzi

Il trasferimento del vescovo di Locri, mons. Giancarlo Bregantini, ha determinato, nella sua diocesi, ma anche in tutta la Calabria e in molti altri luoghi d’Italia, disorientamento e amarezza. Non sono pochi coloro (credenti e non credenti) che ancora oggi si chiedono il senso di questo provvedimento.

Una notizia inattesa

Per comprendere a fondo come è stato vissuto questo evento, può essere utile citare un breve articolo comparso sul “Quotidiano della Calabria” il giorno seguente all’annuncio del suo trasferimento.

“Il vescovo di Locri Mons. Bregantini è stato rimosso e trasferito in un’altra regione italiana. Un’altra notizia agghiacciante per la Calabria. Un colpo durissimo alle speranze di riscatto... Non conosciamo i motivi della rimozione. Sappiamo che arriva in giorni che vedono mons. Bregantini particolarmente esposto e impegnato sui fronti più disparati, religiosi e civili, del bene comune.” “Mons. Bregantini è un vescovo impegnato. Da sempre. Un vescovo radicato nel sociale, aperto alle anime e ai cittadini. Un riferimento saldo per tanti calabresi, credenti e non credenti. Un vescovo di frontiera. Un vescovo nella frontiera della Calabria più estrema, malata, degradata. Un costruttore di pace e di futuro” (Il Quotidiano della Calabria).

Questa nuova nomina è avvenuta in un momento e in un contesto regionale di estrema gravità; infatti, essa segue di pochi mesi un altro trasferimento importante quello del Prefetto di Reggio Calabria e Prefetto antimafia De Sena. Anche lui promosso e trasferito.

Egli aveva denunciato come in Calabria vi fosse una situazione di sfiducia istituzionale legata alla debolezza degli apparati amministrativi e alla forte compromissione clientelare e mafiosa della pubblica amministrazione. A tal proposito De Sena aveva reso pubblico un documento che riportava i risultati di indagini tese a conoscere il contesto degli apparati amministrativi calabresi. Il documento in questione affrontava il seguente tema: “Lo Spazio Sicurezza, Libertà e Giustizia nella Regione Calabria”.

Per la prima volta una autorità istituzionale del potere esecutivo, un prefetto, rendeva pubblica una sua analisi su tematiche riguardanti la mafia e la situazione delle istituzioni calabresi. Una vera innovazione nella lotta alla “ndrangheta”, fondata sulla trasparenza e orientata non solo alla denuncia, ma anche alla crescita della consapevolezza culturale e della responsabilità sociale. Purtroppo i processi innovativi non sempre hanno fortuna, specie nelle istituzioni pubbliche meridionali. Infatti, dopo il trasferimento di De Sena, quei segni innovativi e di responsabilizzazione sembrano scomparsi.

Vivere di politica

La Calabria è una regione che vive in forma radicale alcuni problemi del Mezzogiorno e dell’Italia.

La sfiducia istituzionale è l’aspetto centrale della crisi profonda che interessa il Sud e tutto il Paese. Essa è fortemente legata alla forma che ha assunto la politica. Bisogna precisare che le trasformazioni della politica non riguardano solo le regioni meridionali, ma tutta l’Italia e anche molte altre realtà dell’Occidente. In Calabria come in altre parti del Mezzogiorno, tali cambiamenti si sono, però, strettamente saldati con il contesto sociale e le condizioni pre-esistenti, per cui notiamo segni più gravi di crisi della politica e delle istituzioni. Un altro elemento non trascurabile è che la Calabria e parte del Mezzogiorno, in verità, vivono di politica più che di mercato. Ciò produce dipendenza e favorisce una accelerazione dei processi di riproduzione del degrado in tutte le relazioni sociali. Per questo motivo anche altri ambiti della vita come il mercato, la famiglia, le associazioni devono misurarsi con questi processi e spesso non possono nemmeno sottrarsi al degrado.

In questa Calabria e in questa parte del Mezzogiorno, Bregantini è stato vescovo per circa quattordici anni. Egli ha svolto con grande semplicità e serietà la sua azione pastorale e facendo ciò ha impattato con la vita e i problemi della sua diocesi e della Calabria. La caratteristica essenziale della sua esperienza è stata la capacità di annunciare il Vangelo e, attraverso l’annuncio evangelico, aiutare credenti e non credenti a leggere il mondo e a comportarsi di conseguenza. Ciò ha permesso di parlare a tutti e in ogni situazione, ecclesiale, culturale, sociale, politica, economica e istituzionale. Questo lo ha fatto nella trasparenza e con grande generosità e misericordia. La sua azione è stata instancabile e appassionata, improntata preminentemente sull’ascolto di tutti, specie dei più piccoli. In molti casi questo modo di fare ha suscitato reazioni critiche dentro e fuori della Calabria, dentro e fuori della Chiesa, noi cristiani sappiamo bene che questo è inevitabile, fa parte del cammino della salvezza. A differenza di quanto si pensi.

Nella locride

L’opera di Bregantini a Locri e nella Calabria può essere letta da vari punti di vista, il radicamento e il cambiamento a me paiono i due percorsi più significativi.

Egli si è radicato profondamente in questa terra e l’ha fatto nel modo più semplice e più profondo, innamorandosi dei suoi boschi, del suo mare, delle sue montagne e soprattutto della sua gente. Ha cercato e trovato nelle radici di questa terra i valori dell’accoglienza, della poesia, della bellezza e li ha riproposti a chi li aveva dimenticati. Ha affrontato i grandi nodi della reciprocità e della solidarietà e lo ha fatto cercando di costruire reti sociali tra la Locride, la Calabria e le altre regioni italiane, specie con la sua terra d’origine. Si è radicato portandosi dietro la sua storia, ha messo insieme il Trentino e la Calabria, rendendo complementari due identità profondamente diverse. Il suo radicamento non è stato un adattamento.

Al contrario di quanto comunemente si pensi, tradizione e modernità, radicamento e cambiamento sono profondamente legati, nel bene e nel male. L’opera di Bregantini è stata vissuta da molti come una azione di cambiamento profondo, sia delle coscienze che della vita sociale, politica ed economica, ma tale cambiamento è stato possibile proprio grazie al radicamento. La mia impressione è che egli cercasse le radici della presenza di Dio in questa terra e che le abbia trovate nella gente e nella natura e su queste ha costruito il suo cammino di vescovo e di grande innovatore.

Padre Giancarlo ha vissuto il cambiamento attraverso la spiritualità, egli pensa che non possa esserci una trasformazione stabile senza che essa sia accompagnata da una forte sensibilità spirituale. Il luogo che meglio sintetizza la spiritualità della locride e della Calabria è il Santuario di Polsi. Scrivendo sul “Quotidiano di Calabria”, dopo i fatti di Duisburg, che molto lo avevano amareggiato, a proposito del santuario, affermava: Sono molto contento nel vedere che l’apprezzata rivista National Geographic dedica nel suo numero di settembre 2007 alcune belle pagine al Santuario di Polsi col titolo avvincente di Montagna Sacra. [...] Il testo legge il Santuario soprattutto dal punto di vista antropologico, come è ovvio, nulla trascurando della sua spiritualità e della sua forza di cambiamento… Ce n’era proprio bisogno, dopo tanta superficialità di giudizio su Polsi, durante queste settimane per i fatti di Duisburg… [...] Proprio da queste montagne rinasce un filone di scelte che illuminano tutta la nostra terra. La Croce e Maria. Sono le due perle nello scrigno del Santuario. Inscindibili, luminose nella loro bellezza artistica e forti nel messaggio spirituale. Che si raccoglie in una intuizione maturata in questi anni: “ Mai la Croce senza Maria e mai Maria senza la Croce. Cioè afflizione e consolazione sempre intrecciate. Dolore e condivisione. Offesa che diviene perdono. Impegno che ti fa sudare, ma al contempo frutto ambito del tuo lavoro... Non per dimenticare, ma per ritrovare da queste radici solide e antiche la forza di progettare un futuro di speranza, dove nulla viene gettato via. Tanto meno le lacrime, che sotto la croce, ai piedi di Maria, tanta gente versa in questo faticoso, ma redentivo pellegrinaggio. Fare una sintesi di quanto abbiamo ricevuto, come calabresi, attraverso Bregantini non è possibile, Dobbiamo ringraziarlo e auguragli buon lavoro nella sua nuova diocesi. Tutto quello che ci ha dato, anche se volessimo, non riusciremo a renderlo inutile. Sarà molto più difficile, ma il segno di speranza, che lui ha tracciato, ha già dato frutti. Ci spiace molto per quanti non siano riusciti a cogliere la forza del suo annuncio.

 

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