Prevenire non è meglio che ricercare?

Arrestato Radovan Karadzic. A Sarajevo si fa festa. La storia è piena di ‘dittatori’ o ‘criminali’ ritenuti ‘amici’ che poi diventano, non da latitanti ma ancora in carica, o semplici ‘dittatori’, o ‘nemici da combattere’, a cui fare la guerra.
23 luglio 2008 - Renato Sacco

Arrestato Radovan Karadzic. A Sarajevo si fa festa. Come dimenticare l’assedio durato anni? I morti, i feriti, le granate, i cecchini? Come dimenticare Srebrenica? Qualche telegiornale ha paragonato questo arresto a quello di Saddam Hussein.
Molti si sono lanciati in analisi e commenti sulla possibile entrata nella UE della Serbia. Tutti si chiedono chi ha coperto la latitanza di Karadzic?
Corrono fiumi d’inchiostro, giustamente, sull’arresto di un uomo che ha tragicamente segnato la vita di troppe persone e scritto un pezzo di storia europea e mondiale.
Nel nostro piccolo, ne sappiamo qualcosa anche noi che, nel dicembre 1992 siamo entrati in Sarajevo, con don Tonino Bello e altri 500 costruttori di pace, rompendo l’assedio.
La storia è piena di ‘dittatori’ o ‘criminali’ ritenuti ‘amici’ che poi diventano, non da latitanti ma ancora in carica, o semplici ‘dittatori’ o ‘nemici da combattere’, a cui fare la guerra.
È il caso di Saddam, grande amico dell’Occidente, degli Stati Uniti e anche dell’Italia, a cui abbiamo venduto armi, mine e quant’altro, anche quando le usava per reprimere i Kurdi. Era amico. Poi è diventato… criminale. Il resto lo sappiamo.
Saravjevo - granate A Sarajevo, dopo quel dicembre 1992, ho potuto vedere e fotografare (la foto è stata più volte pubblicata su “Mosaico di pace”) alcune casse di munizioni usate per bombardare dall’alto la città sotto assedio, con la scritta: made in Italy.
Si, proprio quelle armi usate dai soldati agli ordini del generale Mladic, ancora libero, e del neo arrestato Karadzic.
Non chiediamoci allora solo chi ne ha coperto la latitanza. Chiediamoci anche chi l’ha aiutato quando era in carica, vendendo anche le armi.
E la storia si ripete.
Altri leaders folli teorizzano la pulizia etnica.
Altri leaders folli minacciano l’uso delle armi.
Altri leaders folli usano le armi, anche italiane.
Un giorno, forse, ci accorgeremo che erano personaggi ‘cattivi’ e li cercheremo, forse, neanche con troppa convinzione, dopo lauti guadagni.
Non sono cose da dire, non interessano ai mass media, nè al mondo politico.
Infatti, quest’anno non è stato reso noto l’elenco delle banche coinvolte nell’export di armi, anche se previsto dalla legge 185/90.
Ma, prevenire non sarebbe meglio che... ricercare!

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