Educare i credenti alla tutela del territorio

Il messaggio dei vescovi di Abruzzo e Molise
30 ottobre 2008
Fonte: ADISTA

ADISTA DOC-2056. L’AQUILA-ADISTA. Qualcosa si muove anche all’interno dell’episcopato italiano sul tema della mercificazione dell’acqua, la cui gestione, secondo il decreto legge n. 112 del ministro Giulio Tremonti, verrà ora sottoposta alle regole dell’economia capitalistica (v. Adista n. 70/08). In occasione della III Giornata per la salvaguardia del Creato, celebrata dalla Chiesa il primo settembre, la Conferenza episcopale abruzzese-molisana, prende posizione, con un suo documento, sulle “pericolose emergenze ambientali che mettono a grave rischio ecologico” le due regioni, dalla costruzione del Centro Oli di Ortona, un centro di raffineria per l’idrosolfurizzazione del petrolio, al problema dello smaltimento dei rifiuti, che, in assenza di piani di intervento urgenti, rischia di raggiungere il livello d’allarme della Campania, fino alla scoperta, nelle vicinanze della cittadina di Bussi, in provincia di Pescara, di una enorme discarica abusiva di rifiuti tossici proprio nei pressi della falda idrica a cui attinge l'acquedotto che fornisce acqua potabile a 450 mila persone. Ma è anche sulla questione della privatizzazione dell'acqua che i vescovi abruzzesi e molisani lanciano l’allarme, in quanto, scrivono, “l’acqua, in tutte le sue forme, è un bene comune e l’accesso ad essa è un diritto fondamentale e inalienabile”.

Di seguito il documento dei vescovi di Abruzzo e Molise, tra cui spiccano i nomi dell’arcivescovo di Lanciano-Ortona mons. Carlo Ghidelli, presidente della Conferenza, del suo vice mons. Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne e attuale presidente di Pax Christi, dell’arcivescovo di Campobasso mons. Giancarlo Maria Bregantini, indimenticato vescovo di Locri, e dell’arcivescovo di Chieti e noto teologo mons. Bruno Forte.

L’IMPERATIVO DI NUOVI STILI DI VITA
di Conferenza episcopale abruzzese-molisana
“Una nuova sobrietà per abitare la terra”. È questo il tema scelto dai vescovi italiani per la III Giornata per la Salvaguardia del Creato che la Chiesa celebra l’1 settembre. Un appuntamento che “intende essere un'occasione – si legge nel messaggio per la Giornata – per riflettere sulla vocazione della famiglia umana, in quella casa comune che è la Terra”.

Una terra però sempre più minacciata da uno sviluppo che di fatto non tiene conto del “peso” che ha sull’ambiente in cui viviamo. Anche il papa Benedetto XVI, con sempre più frequenza, sta sottolineando la necessità di considerare il Creato come un dono da custodire con cura. Per esempio parlando ai giovani, convocati nel mese di luglio a Sidney per la Giornata Mondiale della Gioventù, il papa ha insistito più volte sull’importanza di “riscoprire nella Creazione la faccia del Creatore, riscoprire la nostra responsabilità davanti al Creatore per la sua Creazione che Egli ha affidata a noi”. Anche nel Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa (Cds) troviamo tra i principi base che: “La tutela dell’am-biente costituisce una sfida per l’umanità intera: si tratta del dovere, comune e universale, di rispettare un bene collettivo, destinato a tutti” (n. 466).

Come pastori della Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana sentiamo di non poter restare indifferenti rispetto ai problemi che riguardano strettamente il fazzoletto di terra che ci è stato affidato. Negli ultimi anni, infatti, il territorio locale è stato teatro di pericolose emergenze ambientali che mettono a grave rischio ecologico le nostre regioni, da sempre considerate un polmone verde. Le situazioni nazionali degli ultimi tempi hanno suscitato ancora di più nella nostra gente ansia ed incertezza per il futuro.

Ecco le preoccupazioni maggiori sulle quali ci sembrava importante intervenire.

1. Una prima minaccia che noi vescovi avvertiamo grave per le nostre regioni riguarda la costruzione del cosiddetto Centro Oli di Ortona. Sentiamo il dovere di farci voce delle paure del popolo di Ortona e della zona frentana per la costruzione di un centro di raffineria per l’idrosolfurizzazione del petrolio. Si tratta infatti di una attività industriale considerata tra le più inquinanti e devastanti per le risorse naturali del territorio circostante, con conseguenze anche gravissime sulla salute degli abitanti. Le centrali già esistenti a Viggiano (Pz) e Falconara (An), per esempio, e le desolazioni naturali conseguenti dimostrano l’urgenza di una valutazione più attenta. È a rischio una delle zone più belle della nostra costa, dove la produzione enogastronomia è a livelli di eccellenza. Si tratta per di più di tecnologie considerate da tanti studiosi ormai obsolete e che diversi paesi hanno già abbandonato. Non dovremmo forse cercare insieme di percorrere vie nuove nella ricerca di fonti di energia rinnovabili, alternative, legate al territorio, che ci aiuterebbero a liberarci dalla schiavitù del petrolio? Per le nostre regioni si tratta di una vera e propria sfida. “La programmazione dello sviluppo economico deve considerare attentamente la necessità di rispettare l’integrità e i ritmi della natura, poiché le risorse naturali sono limitate e alcune non sono rinnovabili” (Cds, n. 470)

2. Un’ulteriore preoccupazione di cui sentiamo il dovere di farci voce riguarda l’acqua. L’acqua, in tutte le sue forme, è un bene comune e l’accesso ad essa è un diritto fondamentale ed inalienabile. “In quanto dono di Dio, l’acqua è elemento vitale, imprescindibile per la sopravvivenza e, pertanto, un diritto di tutti” (Cds, n. 484)… “L’acqua per sua stessa natura non può essere trattata come una mera merce tra le altre e il suo uso deve essere razionale e solidale” (id., n. 485). Desta preoccupazione in questo senso la tendenza di questi ultimi tempi alla privatizzazione della gestione dell’acqua da parte dei comuni. A livello locale, poi, quello che è emerso lo scorso anno con la scoperta, nelle vicinanze della cittadina di Bussi (Pe), di una enorme discarica abusiva di rifiuti tossici proprio nei pressi della falda idrica da cui pesca l’acquedotto che fornisce acqua potabile a 450 mila persone è veramente sconcertante. Com’è stato possibile scaricare mezzo milione di tonnellate di rifiuti tossici e inquinare il terreno, i fiumi, le falde idriche senza che nessuno si accorgesse di niente? Com’è stato possibile far arrivare acqua inquinata nelle case di un terzo della popolazione abruzzese, per anni, nonostante le tante autorità competenti sul territorio? Come vescovi siamo allarmati del fatto che dal 2002 (anno dei primi campanelli di allarme) ci siano stati solo rimpalli di responsabilità e si è dovuti arrivare alla fine del 2007 per chiudere definitivamente i pozzi. Quanti e quali danni ai cittadini si potevano evitare?

3. Collegato a quanto appena detto sentiamo il dovere di sollevare e amplificare quei sussurri che vedrebbero le nostre regioni, nel giro di appena un anno, nella stessa situazione della Regione Campania per quanto riguarda l’emergenza rifiuti. È della Confindustria uno degli ultimi gridi di allarme: in una lettera scritta alcuni mesi fa al presidente della Regione, infatti, si evidenzia “la grave situazione” circa lo smaltimento dei rifiuti e la “massima preoccupazione” per la situazione che si sta determinando nelle nostre regioni in assenza di piani di intervento urgenti. Anche in questo ambito siamo chiamati a rivedere in fretta le nostre abitudini sia dal lato dei consumi che da quello dell’attenzione allo smaltimento dei rifiuti, impegnandoci a fare e diffondere la raccolta differenziata. Desideriamo impegnarci perché le parrocchie diventino luoghi di educazione anche in questo senso. Come vescovi d’Abruzzo e Molise siamo convinti che questi gravi problemi richiedono da parte di tutti un effettivo cambiamento di mentalità che induca ad adottare stili di vita nuovi, ispirati alla sobrietà. Sarebbe anche auspicabile che le questioni ambientali che abbiamo toccato siano affrontate con la consapevolezza di essere chiamati, anche nelle scelte che sembrano avere ricadute solo locali, ad un’autentica solidarietà a dimensione mondiale. Chiediamo trasparenza, chiarezza, legalità, corresponsabilità. “Laddove crescono relazioni armoniose e giuste – conclude il Papa nel suo discorso – anche la gestione delle risorse diventa un’occasione di progresso e orienta a un rapporto più rispettoso e armonioso con il creato”. Con la volontà di proporre un uso sobrio delle risorse del pianeta, anche in Abruzzo e Molise si organizzeranno in ogni diocesi iniziative atte a sensibilizzare credenti e non al rispetto e alla tutela del territorio: “Davvero il pianeta – continua il documento – è la casa che ci è donata, perché la abitiamo responsabilmente, custodendone la vivibilità anche per le prossime generazioni”.

4. In questa luce appare particolarmente grave la situazione venutasi a creare nella regione Abruzzo con i procedimenti giudiziari che hanno coinvolto alcuni dei massimi responsabili del governo regionale. Esprimiamo fiducia nell’azione della magistratura. Non intendiamo criminalizzare nessuno. Sottolineiamo anzi come siano tanti gli amministratori onesti e fedeli ai vari livelli della cosa pubblica. Ci facciamo però voce del bisogno forte di moralità che si avverte nella vita sociale e politica, delle preoccupazioni per le ricadute degli eventi in atto, soprattutto sulla situazione dell’assistenza sanitaria, in specie ai più deboli, nonché sullo sviluppo economico della regione, con conseguenze drammatiche sul lavoro e la vita di tante famiglie. Invitiamo tutti ad una mobilitazione morale e spirituale per garantire alla regione un futuro sereno e costruttivo per tutti.

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