Dal mondo delle idee a quello delle azioni

Si è svolto nei giorni 18-19 ottobre 2008 alla Casa della Pace di Firenze, il seminario di studi promosso dal Centro Studi di Economico – Sociali per la Pace dal titolo “ Il futuro della democrazie: più interessi, meno diritti”. Un primo bilancio e alcune proposte concrete.
28 novembre 2008 - Roberto Mensa

La situazione attuale obbliga a porsi domande sul futuro della democrazia in Italia e nel mondo e a chiedersi quale può essere un’analisi equilibrata, premessa di comportamenti volti ad un percorso di miglioramento continuo, verso condizioni affidabili per la realizzazione di un vivere comune di qualità. Si realizza quindi un percorso che parte dalla constatazione del presidente del Centro Studi, Mons. Luigi Bettazzi:

La democrazia “potere del popolo” è la forma migliore di governo a cui è giunto il maturare delle civiltà. Essa deve promuovere e difendere i diritti dei cittadini ad una vita sicura e dignitosa, sul piano fisico come su quello culturale ed economico, assicurando il massimo di libertà possibile, nel rispetto delle libertà e dei diritti degli altri. La tendenza all’autoritarismo ed all’esclusivismo, che ha portato a tanti assolutismi e dittature, insidia la stessa democrazia: chi ha maggiori capacità organizzative o potenzialità economiche, finisce col tendere al maggiore benessere ed al più efficace potere personale o di gruppo, riducendo gli spazi effettivi della democrazia.
Un’informazione trasparente e sincera ed un impegno giusto e solidale degli ”uomini e donne di buona volontà” deve contrastare questa malattia, spesso mortale, della democrazia, all’interno delle nazioni e negli organismi internazionali.

Il primo argomento, l’analisi del rapporto Brandt (1980), relazione di mons. Luigi Bettazzi, conferma con un insieme di sconforto e rabbia la sua attualità dopo 28 anni .

Il rapporto dal titolo “ Un programma per la sopravvivenza” affermava:

a) l’Occidente ricco e sordo alla miseria di milioni di persone sterminate dalla fame
b) la vera sfida per l’equilibrio mondiale si gioca non fra l’Est comunista e l’Occidente atlantico, ma sulle impressionanti cifre del divario fra il Nord e il Sud del mondo
c) la sproporzione fra le spese militari e le spese per lo sviluppo; ma sono già guerra il caos, la fame diffusa, i disastri economici ed ecologici, il terrorismo
d) il pericolo dell’armamento atomico, non solo per il rischio di guerra nucleare ma per il diffondersi degli armamenti e delle dissuasioni, con spreco di risorse
e) l’equilibrio ed il benessere generale non possono essere garantiti per il futuro se non equilibrando la funzione del benessere su scala globale, con reciprocità tra Nord e Sud
f) la disattenzione e l’inosservanza degli impegni presi: mancanza di efficaci controlli

e si dava quali obiettivi fino al 2000:

a) abolizione della fame, sicurezza alimentare internazionale, liberalizzazione del commercio di generi alimentari e prodotti agricoli
b) programmi demografici, diritti di profughi all’asilo e protezione legale
c) progressivo disarmo, con tasse sul commercio delle armi e conversione in produzioni civili
d) aiutare il Sud: servizi sociali, riforme agrarie, formazione
e) regolamentare le industrie transnazionali; energia rinnovabile
f) ordine monetario mondiale e Fondo mondiale di sviluppo

Ad oggi si deve prendere atto che:

- la povertà estrema è lungi dall’essere debellata nel mondo
- le differenze sociali sono molto aumentate a livello mondo e a livello singoli paesi occidentali
- si sviluppano forti dinamiche demografiche e migratorie, essenzialmente fuori controllo
- si è creata una situazione d’instabilità politica ed economica ad alto rischio
- il sistema politico-economico che ha portato a questa situazione è attualmente in crisi, soprattutto nella sua componente finanziaria e di riflesso economica, dando origine ad un percorso di revisione e aggiustamento di cui è difficile prevedere gli esiti. Ma non è così inverosimile l’ipotesi che, così evolvendo le cose, la situazione d’approdo sarà ancora più polarizzata fra ricchi e poveri, fra vincenti che hanno potuto sfruttare le opportunità conseguenza dell’instabilità e i molti perdenti che ne sono stati vittime.

Le prime conclusioni che si possono trarre sono:

- porre limiti all’eccessivo individualismo che non può essere un riferimento assoluto
- creare un fondo mondiale per lo sviluppo sotto un’autorità veramente democratica
- pretendere che gli impegni assunti dai paesi sviluppati siano effettivamente mantenuti ( si erano impegnati a dare l’1% del loro Reddito Nazionale al sud del mondo e hanno dato solo lo 0,33%, con l’Italia allo 0,27%
- promuover un sistema informativo più obiettivo, con meno notizie, ma fornitore d’argomenti per riflettere
- partecipare in modo attivo alla formazione di un’opinione pubblica più preparata, volta ad una democrazia sostanziale e non solo formale, con l’obiettivo di perseguire il bene particolare all’interno del bene comune

Secondo punto d’osservazione, “Etica ed Economia”, relazione di don. Enrico Chiavacci:
in questo momento di crisi e disorientamento si fa appello all’etica dei comportamenti dei soggetti economici quale soluzione per un cammino più appropriato e consono agli interessi della umanità tutta.
La crisi attuale annuncia che la convivenza sarà una tragedia, sia per i ricchi che per i poveri, se non si rinuncia, se non si ovvia alla componente egoistica. Si sente indispensabile un appello ai comportamenti etici in campo economico e si cerca di capire in che cosa consistono e se sono effettivamente praticabili.
Per fare questo dobbiamo partire dalla realtà rappresentata dalla famiglia umana mondiale, frutto dello sviluppo delle comunicazioni. Un’economia volta a soddisfare i diritti fondamentali della comunità umana, tutta, avrebbe una domanda potenziale enorme di cose che servono, quale motore per lo sviluppo economico. La situazione risulterebbe vantaggiosa per i poveri e per i ricchi e risponderebbe al dovere morale di assicurare il diritto alla vita, alla salute, agli alimenti, alla scolarizzazione, all’abitazione, quale zoccolo di una vera umanità volta al progresso di tutti gli uomini della terra.
Perché questo sia possibile devono essere affermati alcuni momenti essenziali:

- l’uomo può disporre di mezzi per raggiungere un fine, ma in modo ragionevole
- il diritto di proprietà, quale diritto naturale deve essere visto all’interno dei principi condivisi dalla società di riferimento per la realizzazione del bene comune della comunità
- giustizia e fraternità quale dovere della collettività e non solo carità, da coscienza del singolo individuo
- i diritti dell’uomo quale riferimento nel sistema economico
- la rinuncia a costanti del percorso economico svoltosi fino ad oggi, quali: mantenere la povertà in aree sottosviluppate, al fine di avere fonti di mano d’opera a basso costo; investire in paesi poveri al fine d’arricchire gli investitori e portare nel paese investitore il plusvalore realizzato
- rimuovere il meccanismo del “massimo profitto” quale momento regolatore della decisione economica e sostituirlo con quello del “ragionevole ritorno”

In sintesi deve essere vinto il dio egoismo nelle sue forme singole e collettive.

Il terzo momento d’approfondimento “ crisi finanziaria – economica attuale “, relazione del prof. Vincenzo Visco, analizza i tratti salienti del percorso economico appena concluso e la crisi attuale, per porre in evidenza le incompatibilità con le considerazioni sopra sviluppate.

Il meccanismo di riferimento che ci ha portato alla situazione attuale può essere sintetizzato in:

a) domina il concetto di creare valore per gli azionisti, quale riferimento primo, da cui discendono gli altri obiettivi
b) a suo sostegno sono coinvolte le società di rating remunerate in percentuale sui risultati
c) i sistemi di rilevazione dei dati sono tarati sul breve periodo, segnalano scostamenti ogni tre mesi, imponendo una corsa ad operazioni a breve termine e di aggiustamento dei dati, che devono sempre essere in crescendo, se non si vogliono avere cadute dei corsi delle azioni.
d) dirigenza aziendale remunerata con stock option che ha l’interesse all’aumento del valore delle azioni nella loro società nel breve periodo e non al suo sviluppo a lungo termine
e) un mondo finanziario che vive di vita propria, sganciata dall’economia reale, anche per i volumi enormi che ha rispetto a quelli del valore fisico delle produzioni
f) il lavoro non partecipa alla redistribuzione del reddito prodotto: in effetti, i salari dei lavoratori, negli ultimi 15 anni, non aumentano in proporzione, è la quota di ricchezza destinata a profitto ad avere lo sviluppo maggiore
g) il tutto all’interno del pensiero unico basato sul mercato autoregolatore del mondo economico;
h) le crisi economiche quale male ineliminabile, ciclico, connesso al sistema, ampiamente compensato dai tassi medi di sviluppo di lungo periodo.

In sintesi è venuta meno la visione di lungo periodo, per perseguire i risultati a breve; non si è tenuto conto di tutti i portatori d’interesse ( stakeholders ) che gravano intorno al sistema economico e il cui soddisfacimento garantisce la sopravvivenza e lo sviluppo vero, stabile; si è creduto troppo nella mano invisibile di regolazione del mercato, senza tenere conto della sua caratteristica base di crisi ricorrenti e quindi della necessità di adeguate reti di protezione

In considerazione di questi elementi, dobbiamo concludere che è venuta meno la ragionevolezza del comportamento; la visione di bene comune collettivo; la giustizia nella ripartizione delle risorse e la fraternità; la prospettiva di lungo termine, al cui interno va collocata quella a breve: in definitiva è mancata l’etica, quale comportamento base dell’uomo nelle sue manifestazioni, tra le quali quelle dell’operare economico. L’etica che si sintetizza in comportamenti congruenti e si manifesta in scelte individuali, sempre legate agli altri.
Ultimo, ma essenziale, un momento di preoccupazione per il contesto normativo, sintetizzato dalla nostra costituzione, relazione del prof. Umberto Allegretti “ Valore e futuro della costituzione come tutela della democrazia”.

Il grande valore di una costituzione che ha realizzato un patto in una società segnata da forti divisioni ed ha accompagnato questa società per 60 anni segnati da periodi di forte cambiamento: pensiamo agli anni “50 con i rapporti est-ovest, gli anni “60 dello sviluppo, la crisi del “68, il periodo del terrorismo, la crisi iniziata nel 1989 con lo sfasciarsi dei partiti che avevano contribuito al patto costituzionale.

L’attuale contesto socio-politico caratterizzato da un modulo sempre più populista, con un’elite politica scadente, quadri intermedi corporativi con visione settorializzata, corruzione accettata come metodo, stili ricattatori d’uso comune, sindacato che non tutela il precariato, partiti politici dominanti che mettono in discussione il sistema proposto dalla nostra costituzione per andare verso forme alternative di presidenzialismo, per violarla con prassi quali l’eccesso di decreti legge, decreti legge non omogenei.

Possibile evoluzione in una fase di post democrazia, con forme di modernizzazione non democratiche, il ritorno di elementi ottocenteschi di antidemocrazia, la crescita del divario sociale, forme d’entropia, oligarchie politico-economiche che governano.

Per reagire a questa situazione: realizzare un percorso di democratizzazione, attuare un cammino positivo verso una democrazia dei fatti, reale. Quale punto fermo la nostra costituzione, il che non vuole dire non attualizzarla per renderla appropriata alla fase di vita di un paese che non è più quello del “45, ma difenderla nei suoi contenuti d’organizzazione dello stato, di equilibrio dei poteri, di equilibrio fra la libertà individuale e il bene comune, di obbligo a rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo di tutte le persone.

E’ quindi un dovere contestare la violazione dei diritti costituzionali; promuovere il rilancio della funzione della politica, con partiti che ripartano dal territorio e una organizzazione interna democratica che consenta l’emergere delle forze migliori, senza discriminazioni di genere; andare verso l’attuazione di una democrazia partecipativa che attui il principio di portare la decisione al più basso livello possibile, al fine di garantirne l’aderenza alle effettive necessità delle comunità.

La constatazione, quindi, di una democrazia in difficoltà, in ritirata nei paesi europei sviluppati, per consentirne l’evoluzione, in positivo, avendo ben chiaro che nei periodi di forte cambiamento è essenziale tenere alcuni punti fermi, quali la nostra costituzione, l’impresa privata, il profitto e intervenire sui comportamenti che hanno violato la ragionevolezza, che non hanno tenuto conto di tutti i portatori d’interessi e soprattutto hanno sovvertito la logica dello sviluppo per un benessere duraturo, facendo prevalere la visione a breve su quella di lungo periodo.

In sintesi, l’analisi della situazione attuale porta alla convinzione che quando si creano condizioni gravi come le presenti, la cosa è dovuta al fatto che i soggetti operatori hanno dimenticato alcune regole base del vivere comune, sintetizzabili nel buon senso.
La valutazione parte dal cammino pregresso – a questo fine il rapporto Brandt fa da specchio di una situazione ben più generale – si sofferma sull’analisi dei comportamenti, vede quanto influisce la situazione economico-finanziaria e considera il contesto normativo.
La conclusione è molto preoccupante, ma solo quale premessa per la definizione di azioni, piccole o primi passi di grandi, che consentano all’uomo buono di agire per gli altri, in un’atmosfera di cose che succedono e gli danno la forza per perseguire le fasi successive.

Ultimo numero

Rigenerare l'abitare
MARZO 2020

Rigenerare l'abitare

Dal Mediterraneo, luogo di incontro
tra Chiese e paesi perché
il nostro mare sia un cortile di pace,
all'Economia, focus di un dossier,
realizzato in collaborazione
con la Fondazione finanza etica.
Mosaico di paceMosaico di paceMosaico di pace

articoli correlati

    Realizzato da Off.ed comunicazione con PhPeace 2.7.15