Il Natale a Betlemme

23 dicembre 2008 - Tonio Dell'Olio

Fino all'inizio della seconda Intifata (settembre 2000) chi si recava a Betlemme in questi giorni rischiava davvero di rivivere almeno una parte dell'esperienza di Giuseppe e di Maria perché difficilmente riusciva a trovare un posto in un albergo. Da tutto il mondo accorrevano in questo borgo della Palestina per ritrovare, con i luoghi, l'atmosfera dell'irrompere di Dio nella storia degli uomini. Oggi non è più così.
Il conflitto in corso, il muro israeliano e i check point scoraggiano il "turismo religioso" anche in questa cittadina abitata da una maggioranza di arabi cristiani. Molte botteghe di souvenir sono chiuse o, comunque, inattive e tantissimi abitanti sono stati costretti ad andare in esilio da una terra divenuta improvvisamente arida e inospitale.
Persino i salesiani che producono il Cremisan, un ottimo vino (secondo la tradizione quello che fu servito durante le nozze di Cana) e che esportano questo nettare verso mezzo mondo, quest'anno si sono visti negare il permesso di far partire gli automezzi carichi di bianchi, rossi, da messa e da dessert. La notizia era sul Corriere della sera di ieri: glielo hanno impedito le autorità israeliane "per motivi di sicurezza".
Se qualcuno cercava nuove ragioni per sostenere la campagna di Pax Christi "Ponti e non muri"...

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