Lezioni islamiche

22 gennaio 2009 - Tonio Dell'Olio

"Ho preparato una direttiva che verrà inviata a tutti i prefetti affinché fatti come quelli avvenuti davanti al Duomo di Milano non abbiano a ripetersi", ha chiarito il responsabile del Viminale rispondendo ad un'interrogazione al question time alla Camera. I fatti cui Maroni si riferisce sono le preghiere delle comunità di fede islamica nei tristi giorni del genocidio di Gaza.
La preghiera spesso è l'ultimo tozzo di pane raffermo che resta nella bisaccia nel tempo degli stenti. Quando hai dato fondo a tutte le altre risorse e dici: "Non ci resta che pregare". Linguaggio dei poveri, la preghiera è la forza della fede, invocazione che chiede a Dio nel momento in cui gli uomini sono sordi. Ammetto che per le comunità palestinesi e arabe quella preghiera aveva anche un significato simbolico e che la preghiera si rivestiva di protesta, ma mille volte meglio questa forza simbolica e nonviolenta che la parola tragica della violenza e delle armi.
Possibile che il ministro degli interni non lo capisca? Eppure l'iniziativa di Maroni è stata accolta positivamente dal presidente dell'istituto islamico milanese di viale Jenner, Abdel Hamid Shaari. "È giusta - ha commentato - il ministro ha il diritto di chiedere il rispetto dei luoghi di culto e noi lo abbiamo preceduto. È una decisione che, da parte nostra, abbiamo già preso. Abbiamo già detto alla Curia che non succederà più".
Qualche giorno dopo la manifestazione del 3 gennaio, infatti, Shaari e il presidente della Casa della Cultura islamica di Viale Padova, Asfa Mahmoud, sono andati in arcivescovado per scusarsi. Lezioni.

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