COMUNICATO STAMPA

CIMI UCSI: bilancio sul Sinodo

L'Osservatorio CIMI UCSI traccia un primo bilancio sul Sinodo tra denunce, speranze e progetti per il futuro del continente africano

L'Osservatorio sul Secondo Sinodo Africano promosso dalla CIMI, la Conferenza degli Istituti Missionari in Italia e dall'UCSI Lazio, l'Unione Cattolica della Stampa Italiana, ha realizzato il 6° incontro venerdì 23 ottobre con l'ultimo appuntamento presso la Curia Generalizia dei Missionari della Consolata in via della Mura Aurelie 11 a Roma. Ospiti dell'incontro sono stati Padre Speratus Kamanzi, superiore generale degli Apostoli di Gesù (Kenya) e Padre Paolino Twesigye Mondo, missionario ugandese che lavora nella periferia di Nairobi ed ha accompagnato al Sinodo, come assistente teologo, il Cardinale Njue. Un incontro che grazie ai due ospiti e alla presenza dei due principali ispiratori dell'Osservatorio, Padre Alex Zanotelli e Padre Fernando Zolli, ha voluto tracciare un primo bilancio sui lavori dell'assise sinodale e sulle prospettive dell'Osservatorio.
Una 'fotografia' del Sinodo che, tra lati positivi e negativi, è stata inizialmente affidata alle riflessioni di Padre Paolino Twesigye Mondo: “E' bene sottolineare – ha esordito p. Mondo – che il Sinodo continua ad essere un evento 'per l'Africa' e non 'dell'Africa', sappiamo tutti difatti che se indossi un maglione regalato sai che non sarà mai il tuo veramente. Per fortuna è aumentata la copertura mediatica, almeno nel numero di radio, TV e giornali che hanno seguito l'evento”. E prosegue: “I problemi sono tanti e spesso legati al rispetto della nostra cultura, a quel grande 'buco nell'acqua' che è stata l'inculturazione, come dimostra l'assenza dei nostri riti nella messa di inaugurazione del Sinodo di quest'anno, e al rapporto tra le Chiesa di Roma e la nostra Chiesa. Nonostante i molti problemi e le guerre etniche, tuttavia, la Chiesa cattolica in Africa, si è presentata al Sinodo con una sola voce; si prende sempre di più coscienza che è necessario agire concretamente e non solo essere una Chiesa che parla bene ma poi non agisce”. Una complessità legata anche al difficile quadro politico internazionale: “Nell’Africa anglofona ci sono 15 milioni di affamati, ma i rappresentanti dei nostri governi vengono accolti trionfalmente nei salotti internazionali e noi questo non lo possiamo più accettare”. “Come affrontare le guerre che durano da vent'anni, lo sfruttamento della nostra terra, la mancanza di acqua, l'AIDS e la mancanza di cure? - continua Mondo - Perché da altre parti del globo questi problemi vengono risolti e da noi no? Cosa dicono i nostri politici? Come fermare i nostri ragazzi che studiano e possono aiutare il continente ma poi scappano dall'Africa? L'impunità dei responsabili di tutto questo è la chiave per la risoluzione della questione africana”. Una riconciliazione che secondo padre Mondo deve passare prima attraverso la risoluzione di questi problemi e solo poi potrà presentare una dottrina della Chiesa che possa realmente promuovere la pace e giustizia. “Il Sinodo ha detto chiaramente che l'unica pace vera è quella che arriva da Dio, quindi si deve e si può fare di più” – ha continuato il padre ugandese - e ha tracciato le linee guida per la realizzazione del progetto di riconciliazione: affidare il catechismo a missionari che conoscono veramente la situazione in Africa; restituire la Bibbia nelle mani della gente proponendone una versione economicamente accessibile a tutti; puntare sui cardini della cultura africana ormai dimenticati quali la famiglia e i suoi valori di comunione e aiuto reciproco; dare parola, valore e ruoli di spicco alla donna africana simbolo dell'unità africana; restituire dignità ai giovani e ai bambini, riportandoli al centro di programmi formativi e parrocchiali; dare alloggi e case confortevoli per ospitare le famiglie; dare credibilità alle opere della Chiesa cattolica in Africa con programmi seri e operativi; sorvegliare l'operato e le speculazioni delle multinazionali che operano in Africa raccontando gli sprechi e i soprusi sulla nostra gente. “Qualcuno dice che come cattolici ci siamo un po' 'addomesticati' – ha proseguito Mondo - ma è ora di alzare la voce per dire che l'Africa non può essere più un continente 'al buio' ma deve trovare al suo interno la luce della speranza”. Una speranza che per padre Paolino passa attraverso la promozione e l'attuazione di un programma pastorale che elimini le pratiche di stregoneria e possa realizzarsi senza intoppi anche da parte del mondo mussulmano. Un progetto che per padre Paolino deve coinvolgere tutti, Chiesa, media, multinazionali, politici locali e non, in un grande lavoro di advocacy che permetta di modificare, sviluppare e attuare le politiche sociali che riguardano l'Africa.
Padre Speratus Kamanzi ha poi sottolineato l'importanza del tema legato alla famiglia in rapporto al Sinodo appena concluso: “L'Assise ha voluto denunciare l'attacco cui è sottoposta oggi l'istituzione della famiglia in Europa e in Africa a causa dell'individualismo prevalente nei rapporti sociali”. “Nel 1994 – prosegue Kamanzi - durante il primo Sinodo venne promossa l'immagine della Chiesa come 'Famiglia di Dio', e dopo 15 anni noi vorremmo che questo si tramutasse in un vero progetto di vita nelle comunità locali”. Secondo il sacerdote keniano infatti, è la crisi di questa istituzione a creare oggi in Africa la maggior parte dei conflitti e il secondo Sinodo ha voluto affrontare questo tema: “Gli animali ci insegnano che chi appartiene alla stessa specie può avere dei conflitti, che essi non sfociano mai nella distruzione reciproca, ma noi uomini dimentichiamo facilmente. Per questo motivo quando proponiamo l'immagine della Chiesa- Famiglia, e quindi del Popolo di Dio così come indicato dal Concilio Vaticano II e dall'attuale Sinodo, si presuppone che al suo interno siano promossi la pace, lagiustizia e la riconciliazione. Questa, per la chiesa d'Africa, è una vera e propria missione profetica per il resto del Mondo”. Un lavoro portato avanti da padre Kamanzi anche grazie alla congregazione dei Apostoli di Gesù in Kenya e che, nel corso degli anni, ha messo insieme realtà tribali e locali differenti per promuovere il dialogo tra i giovani del Sudan, dell'Uganda, della Tanzania e del Kenya. Un seme che è poi germogliato come una speranza per mettere fine alla lotta tra i diversi Stati confinanti: “Questo progetto ha per noi rappresentato l'attuazione di una vera Chiesa-Famiglia - ha aggiunto Kamanzi - di una evangelizzazione fatta dagli stessi africani libera da gabbie ideologiche e politiche e di una attuazione reale di pace e riconciliazione”. E conclude: “Conosciamo un'Africa fatta di bambini nudi e affamati, dove ci si uccide vicendevolmente, ma raramente sentiamo qualcosa di positivo su di essa. Il Sinodo, grazie ad esperienze e testimonianze come la nostra, ha voluto dimostrare che qualcosa di buono può arrivare anche dall'Africa e siamo pronti ad assumerci, insieme all'aiuto della Chiesa e delle realtà economico-sociali di tutto il mondo, la responsabilità dell'evangelizzazione”.
CIMI e UCSI ricordano infine che il 17 novembre 2009, alle ore 17 presso la Sala Stampa dell'Azione Cattolica, in via della Conciliazione 1, si terrà un incontro di bilancio e di proposte per continuare il cammino dell'Osservatorio.

Note

Ufficio Stampa
Stefano Mura
Email: murastefan@gmail.com / ucsi.lazio@yahoo.it /
Padre Fernando Zolli
fernando.zolli@gmail.com

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