DISARMO

La diocesi e gli F35

Un nuovo documento della commissione diocesana giustizia e pace di Novara per ribadire che la corsa agli armamenti è folle e immorale.
Renato Sacco

“La nostra diocesi deve confrontarsi con la spinosa questione degli F35 (cacciabombardieri da combattimento, di prossimo assemblaggio sul suolo novarese). La commissione diocesana giustizia e pace elaborò, lo scorso mese di giugno,  una nota attraverso la quale si affrontava il tema della corsa agli armamenti, riprendendo alcuni spunti di papa Giovanni Paolo II che definiva tale argomento immorale, non solo perché teso a costruire strumenti di morte, ma soprattutto perché in questo modo si sottraggono risorse preziose che potrebbero essere utilizzate in maniera più proficua per lo sviluppo dei popoli. Questo concetto è stato ripreso in diverse occasioni da mons. Renato Corti, durante gli incontri per la pace... Nel paragrafo conclusivo della nota del mese di giugno, si anticipava la necessità di ritornare su un argomento così importante attraverso una più puntuale e articolata riflessione, che la Commissione intende offrire attraverso dei testi in cui, ribadendo i principi della Dottrina Sociale della Chiesa, si evidenzi la follia della corsa agli armamenti stigmatizzando l’ignavia e il silenzio di una comunità poco propensa ad affrontare tali tematiche e desiderosa solamente di essere lasciata tranquilla”.

La corsa agli armamenti 

Inizia così il documento della Commissione Giustizia e pace della diocesi di Novara, distribuito in occasione della giornata mondiale della Pace, il 1 gennaio scorso e presentato anche al Convegno di Roma sul Disarmo, lo scorso 30 gennaio. Mosaico di pace ha più volte toccato la questione degli  F35, e ci sembra importante questa riflessione che nasce all’interno di una diocesi, direttamente coinvolta come quella di Novara. In diverse occasioni la Commissione è intervenuta sulla corsa agli armamenti. Interessante il documento del 1 gennaio 2007, dove viene riproposta, seppur sinteticamente, una carrellata degli interventi del Magistero della Chiesa su di un tema così importante e, forse, così difficile da toccare nelle comunità cristiane.

“Il nostro impegno per la pace continua. Corsa agli armamenti: un problema che interpella la comunità cristiana” è il titolo dell’ultimo documento, che si può consultare integralmente sul sito della diocesi (http://www.novaramissio.it/Fot%20Pastorlav/GiustiaPace.htm)

Dopo una premessa, c’è un po’ di storia. 

“La decisione definitiva è stata presa due giorni dopo il terremoto d’Abruzzo. È stato detto a più riprese che l’F35 è un aereo adibito ad attaccare obiettivi sul suolo terrestre, in grado di trasportare bombe aria-terra e aria-aria, ovvero bombe che posseggono un sistema autonomo di guida che può impiegare un apparato con testata radar, infrarossa, laser, satellitare per il bombardamento di precisione su particolari obbiettivi. Il cacciabombardiere F35 è concepito soprattutto per missioni di bombardamento, è invisibile ai radar e ha sistemi avanzati e sofisticati di comunicazione e informazione in grado di centrare alla perfezione i bersagli da distruggere; inoltre possiede la caratteristica di avere due stive interne per il trasporto di bombe che possono essere anche di tipo nucleare”. 

“Un aereo di questo genere – continua il documento – non può essere certamente definito un aereo da difesa, ma ha tutte le caratteristiche di un aereo offensivo. Ciascuno di questi aerei ha un costo indicativo di quasi cento milioni di euro (fonte: Agenzia Europea Defence Aerospace). Di fronte a tale assurdità due Paesi, Norvegia e Olanda, si sono ritirati dal progetto e anche la Commissione Difesa del Senato degli Stati Uniti, ha sollevato critiche e perplessità sull’abnorme cifra da spendere. Il fatto che l’opinione pubblica novarese, attraverso le sue strutture industriali e istituzionali e con il supporto dei mass-media locali, abbia accolto favorevolmente il progetto dell’assemblaggio degli F35 a Cameri, è legato alla erronea convinzione che un’operazione di questo genere sarà l’occasione di un rilancio economico creando migliaia di posti di lavoro nel novarese. Tutto ciò non è realistico in quanto basti pensare che in Europa, in tutto il settore industriale militare tra il 1993 e il 2003, sono stati cancellati 750.000 posti di lavoro! Quindici miliardi di euro potrebbero essere spesi in modo diverso creando forse ancor di più posti lavoro di quelli legati alla sola industria bellica”. 

Dopo aver presentato brevemente alcuni interventi del magistero, il documento afferma che “non vi è dubbio che gli F35, i quali sono veri e propri ‘strumenti di guerra’, rientrino tra le armi condannate dalla Chiesa, sia perché il loro approvvigionamento non fa che perpetuare la logica della corsa agli armamenti, sia perché, in ragione della loro capacità distruttiva costituiscono una grave minaccia per la vita di intere popolazioni”.  

Conclusioni

Infine, il documento si chiude con alcune implicazioni pastorali.

“... A volte si ha la percezione che l’impegno su alcune questioni, quali la pace o il disarmo, non siano considerati con la dovuta attenzione come temi che toccano tutti in prima persona. Ciò è emerso in maniera evidente riflettendo sulla questione degli aerei F35. Da parte della commissione diocesana giustizia e pace si è percepito, in maniera chiara e netta, oltre alla fatica anche un senso di solitudine nel portare avanti una riflessione illuminata da principi evangelici. Infatti, sia le istituzioni politiche e sociali coinvolte, sia le varie associazioni di categoria (industriali e sindacati) sia le diverse amministrazioni comunali e provinciali coinvolte sull’argomento, erano decisamente schierate per la realizzazione del progetto in terra novarese. Solo un’estrema frangia del panorama politico locale era schierata decisamente contro, per cui sussisteva (e tutt’ora sussiste!) il rischio di essere catalogati da parte dell’opinione pubblica come dei testardi oppositori, quelli del NO agli F35 ad ogni costo. Se tutti sono a favore: industriali, sindacati, amministrazioni comunali, stampa locale, ecc., a cosa serve schierarsi contro? Non sarà forse questa una posizione preconcetta? Poco attenta e sensibile alla crisi lavorativa in atto? Per cui qualunque occasione di lavoro, sia pure la costruzione di strumenti di guerra, ripetutamente presentati come strumenti di difesa, debbano essere considerati benvenuti? 

Si resta perplessi nel constatare che la logica prevalente, anche all’interno delle nostre comunità, debba essere sempre la logica del più forte, quindi del riarmo, quindi della corsa agli armamenti. Occorre  vincere, almeno nelle nostre comunità cristiane,  la logica del profitto e della forza che sembra pervadere la società ad ogni livello. Siamo i discepoli di un Dio che si  è abbassato alla nostra condizione  umana e disarmato, mite, umile, ha rifiutato ogni forma di violenza predicando il Vangelo della pace”. Gesù non odia chi lo perseguita, chi congiura contro di lui, chi lo tradisce. Non accetta di essere difeso con la spada in un momento in cui la spada sarebbe legittima; rimprovera i discepoli che gli portano due spade dicendo con forza  “Basta!”.

 

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